La nuova Jeep di Papa Leone XIV, il grande SUV americano per il pontefice
- Postato il 17 ottobre 2025
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- Di Virgilio.it
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Roma, una mattina di ottobre. Un cielo ancora assonnato, la luce tagliente dell’alba che accarezza i sampietrini e un silenzio carico di attesa. Tutti gli occhi puntati su piazza Pio XII, al confine sacro tra lo Stato più piccolo del mondo e l’Italia. Lì, dove il tempo sembra fermarsi davanti alla cupola di Michelangelo, è comparsa lei: una Jeep Grand Cherokee grigio scuro, fiera, solenne, con la targa che non lascia dubbi. SCV1. È l’auto del Papa. Ma non un Papa qualunque.
L’America in Vaticano
Papa Leone XIV, al secolo cardinale Robert Prevost, primo Pontefice statunitense della storia, ha scelto di iniziare così la sua prima visita ufficiale al Quirinale. Con un simbolo a quattro ruote che parla la lingua del suo Paese natale, ma si inchina alle esigenze del presente: una Jeep Grand Cherokee 2.0 PHEV 4xe, ibrida plug-in, potente ma pulita, muscolosa ma discreta. È la quinta generazione del celebre SUV americano, e ora anche il cavallo di fiducia del successore di Pietro.
La liturgia del corteo
Alle 9 in punto, il corteo papale ha iniziato la lenta e solenne marcia verso il Colle. In testa, cinque Corazzieri in sella a rombanti Moto Guzzi California 1400, cavalli d’acciaio che fendono la città con la stessa grazia di un’incudine alata. Ai lati della Grand Cherokee, altri quattro Corazzieri; tre in coda, silenziosi ma vigili. La scorta si fa processione, e Roma torna Città Eterna.
Da piazza Venezia in poi, il passo cambia: i Corazzieri scendono dalle moto e montano a cavallo. È l’omaggio della Repubblica al pontefice, ma anche alla tradizione. Si risale la via del potere, dal sacro al civile, tra due mondi che si sfiorano ma non si fondono. E la Jeep SCV1, come un moderno carro pontificio, guida il cammino con compostezza quasi regale.
Un Papa che sa districarsi nella modernità
Non è un caso. Leone XIV non è nuovo a queste scelte. Fin dai primi giorni del suo pontificato, ha dimostrato una chiara inclinazione verso la mobilità sostenibile. Lo si è visto a bordo di un Volkswagen ID.Buzz, van elettrico dalle linee retrò, durante gli incontri preliminari. Il 25 maggio, giorno dell’insediamento, è arrivato a San Giovanni su una Volkswagen Tiguan ibrida, e ha percorso via Merulana in piedi su una Mercedes-Benz Classe G elettrica, la “papamobile” donata ai tempi di Bergoglio e rispolverata per il Giubileo del 2025. La Jeep Grand Cherokee, però, è qualcosa di più. È potenza con giudizio. Un’auto che può arrampicarsi ovunque, anche nella diplomazia.
SCV1: tre lettere, un simbolo
La targa “SCV1” è un dettaglio, ma basta a raccontare una storia lunga duemila anni. “Stato della Città del Vaticano”, numero uno. Nessun altro la può portare, e nessun altro la deve guidare. Quel numero è il sigillo della massima autorità spirituale (cattolica) al mondo. Ma su una Jeep?
Sì, perché Leone XIV non è solo un Papa. È anche un uomo del suo tempo. E mentre i fotografi immortalavano l’arrivo al Quirinale, le cronache già parlavano di una nuova era nei rapporti tra Fede, ambiente e tecnologia.
Un pontefice, una strada, una visione
Roma ha visto molti Papi passare. Alcuni a piedi, altri su portantine, poi sulle papamobili blindate. Ieri ha visto passare un Papa americano, a bordo di un SUV ibrido, scortato da Corazzieri in moto e a cavallo. Non è solo una questione di protocollo. È la fotografia perfetta di un tempo che cambia, ma non dimentica.
E in quella Jeep, forse più che in molti discorsi ufficiali, si legge un messaggio chiaro: fede e modernità non sono incompatibili. Possono condividere lo stesso cammino. Anche su quattro ruote.