La norma sull’assistenza scolastica ai bambini disabili in classe è alle ultime battute
- Postato il 22 ottobre 2025
- Scuola
- Di Il Fatto Quotidiano
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Circa sessantamila assistenti all’autonomia e alla comunicazione guardano con attenzione ai lavori del Parlamento sperando nella propria stabilizzazione professionale. Il cantiere infatti è ancora aperto, ma in Senato è alle battute finali un Disegno di Legge per trasformare il ruolo del cosiddetto assistente alla persona in una figura di professionista socio-educativo consentendo a Regioni e Comuni di assumere questo personale con contratto a tempo indeterminato attraverso concorso pubblico per titoli ed esami.
Ad oggi, infatti, gli insegnanti di sostegno che hanno una funzione didattica per il disabile e l’intera classe sono stipendiati dallo Stato. Accanto a loro ci sono i cosiddetti assistenti all’autonomia e alla comunicazione (Asacom), che sono essenziali per l’aiuto al ragazzo nelle azioni quotidiane in classe e sono a carico degli enti locali, ma vengono assunti gestiti da cooperative alle quali i comuni hanno appaltato il servizio con delle gare o per affidamento diretto quando è consentito.
Una situazione, quest’ultima, che ha reso ancor più precari questi lavoratori che guadagnano circa mille euro per trenta ore la settimana. Il Ddl 1141 ha proprio il compito di definire il profilo lavorativo di queste 68mila persone, affinché venga riconosciuta la loro professionalità e ad essa corrisponda un inquadramento giuslavoristico adeguato così da garantire agli studenti con disabilità un servizio continuativo e di qualità elevata.
Attualmente manca una disciplina che prescriva a livello nazionale i titoli e i requisiti per poter svolgere l’attività di Asacom e la loro individuazione è demandata alle amministrazioni, con la conseguenza che gli enti hanno adottato le più diverse soluzioni. Oggi si registra un forte divario geografico nella disponibilità di assistenti all’autonomia: a fronte di un valore medio di 4,4 alunni per assistente, nel Mezzogiorno il rapporto sale a 4,7, con punte massime in Campania dove supera la soglia di 9,5 alunni con disabilità per ogni assistente. La presenza di queste figure aumenta invece nelle regioni del Centro dove il rapporto scende a 3,7 alunni per assistente. Più ore di assistenza nel Nord: gli alunni dispongono mediamente di 9,4 ore settimanali e nelle situazioni più gravi le ore salgono a 12,7. Le differenze territoriali si riscontrano soprattutto in relazione agli alunni con maggiori limitazioni che nelle scuole del Nord e del Centro ricevono in media rispettivamente 1 e 2 ore settimanali in più rispetto agli alunni del Mezzogiorno. La domanda di assistenza non è totalmente soddisfatta: il 4,6 per cento degli alunni con disabilità avrebbe bisogno del supporto di questa figura professionale ma non ne usufruisce.
E poi c’è il nodo più importante, quello dell’internalizzazione, con la titolarità del servizio che da tempo si chiede venga spostata al ministero per ovvi motivi anche organizzativi. “I comuni e le regioni continuano ad avere sempre meno risorse per garantire il servizio, motivo per cui la competenza (e quindi i costi) dovrebbero essere del ministero dell’Istruzione e del Merito”, dice il segretario della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile a ilfattoquotidiano.it. Un concetto ribadito anche dal numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “Non è prevista copertura finanziaria specifica né stanziamenti dedicati. Ogni ente dovrà quindi trovare le risorse nel proprio bilancio”. E Marcello Pacifico, coordinatore nazionale dell’Anief, ricorda che originariamente la proposta puntava ad inserire tale personale nell’alveo del comparto istruzione.
Intanto, il Ddl, come spiega Giannelli, prevede tre canali di accesso alla professione: “Il primo riguarda chi possiede la laurea L-19 in Scienze dell’Educazione. Il secondo è riservato a chi ha conseguito la qualifica di educatore professionale, sia socio-pedagogico che socio-sanitario. Il terzo prevede una clausola di salvaguardia per chi ha almeno ventiquattro mesi di esperienza, anche non continuativi, nelle scuole e possiede il diploma di scuola secondaria superiore. Tutti accederanno con un concorso pubblico per titoli ed esami. Potranno partecipare coloro che hanno svolto l’attività per almeno trentasei mesi, anche non continuativi, presso regioni, enti locali o società appaltatrici, in possesso del diploma di scuola secondaria superiore”.
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