L’importanza delle parole nella tutela delle minoranze linguistiche
- Postato il 24 ottobre 2025
- Scuola
- Di Paese Italia Press
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Di Demetrio Fortunato Crucitti
Occorre fermarci un attimo, se è possibile, in questa frenetica vita, e fare una riflessione sulle parole, che combinate insieme ad altre parole formano una lingua.
La lingua è uno strumento fondamentale che ci permette di comunicare con il resto del mondo umano, animale e vegetale. Quello che conta è il loro significato, poi si intrecciano e in questo intreccio che nascono le informazioni, attenzione occorre poi però incastrarle nel contesto. Il linguaggio che possiamo esprimere attraverso diversi medium puo’ essere “catturato” dall’interlocutore o dagli interlocutori in modo diverso, pensiamo per esempio ai diversi medium, come per esempio: alla radio, alla televisione, ad un libro, ad un giornale, ai social network ognuno di questi considerandoli “canali” permettono ai cittadini dei gradi di apprendimento di comprensione diversi e consentono un grado di attenzione anche diversi. Chi non ha mai studiato con un sottofondo musicale, ma se avesse voluto ascoltare un dibattito avrebbe dovuto smettere di studiare. Il significato delle parole è studiato dalla semantica singolarmente o mescolate tra loro.
Poi le parole hanno un’altra importante funzione, ovvero quella di far immaginare una azione. Il mondo della Comunicazione in generale deve molto a Guglielmo Marconi perché inventando la comunicazione senza fili ha sconvolto il modo di comunicare tra gli esseri umani, e la scuola dovrebbe esaminare personaggi come Marconi perché oltre al “contenitore” – le attrezzature per l’emissione delle onde radio – ha curato moltissimo il significato della parola ovvero del “contenuto”, del messaggio.
Vediamo cosa ci dicono le word-clou, ovvero le nuvole di parole. La generazione delle nuvole di parole è possibile tramite dei software disponibili in rete che gratuitamente generano la nuvola di parole, ormai è da tempo che viene utilizzata alla fine dei seminari per soffermarsi sul peso delle parole utilizzate per consentire anche delle riflessioni a posteriori.
L’idea di un confronto dinamico sulle parole, da una parte, mi è venuta in mente dall’importanza della cura della qualità che occorre utilizzare verso quella conservazione storica (leggi pure tradizione, identità, lingua, diversità come valore che rappresenta e distingue un popolo da un altro, e questo avviene sulle parole, anzi sul vero significato che si dà alle parole: “ Lasceremo ai nostri figli meno storia di quanto ne hanno steso al sole, per noi, i nostri genitori” (arch. Atanasio Pizzi Basile)
Questa frase dovrebbe essere e divenire il manifesto di tutti coloro che si avvicinano o che hanno già le mani in pasta nel trattare una Lingua, specialmente se questa è tutelata dall’art. 6 della Costituzione Italiana con rispetto, cura e consapevolezza di tutelare un bene prezioso che non tornerà più, ma che viceversa va arricchita, curata magari con “prestiti” della lingua ufficiale dello Stato ospitante, anzi arricchire il vocabolario della lingua degli avi. Certo lavatrice, televisore o pasta non erano conosciuti dagli avi del 1400 per esempio.
Un altro riferimento è il libro di Marzio Strassoldo (altro personaggio che andrebbe studiato e fatto conoscere agli studenti) che ha scritto un libro che si intitola: “Economia delle minoranze linguistiche” – La tutela della diversità come valore. E’ da notare che il sottotitolo è ancora piu’ potente. Riporto un passaggio molto importante, contenuto nel libro, (prima edizione 2016, Carocci Editore, che si ringrazia ):
“La lingua della comunicazione scientifica internazionale e, e deve rimanere, l’inglese e cioe la lingua dei paesi che nell’ultimo secolo hanno prodotto il maggior numero di scoperte scientifiche e di applicazioni tecnologiche e di successi produttivi. Nelle universita e nei laboratori di ricerca delle regioni ove domina una lingua minoritaria e la stessa lingua che deve essere utilizzata, abbandonando per quanto possibile la lingua dominante. Lintroduzione della lingua minoritaria ( n.d.r. nel nostro caso la Lingua Arbëreshe) negli ambienti scientifici delle regioni interessate richiede un ampio e convergente sforzo di piu istituzioni: le universita, i centri di ricerca, le agenzia pubbliche di promozione della lingua, gli organismi privati creati a sostegno della lingua. L’azione trova un obiettivo ostacolo nei meccanismi di reclutamento e formazione dei ricercatori. Questi si formano nei grandi circuiti della scienza, della ricerca e dell’insegnamento universitario, nazionali e internazionali. Non è possibile ritenere che i docenti universitari, i ricercatori, i tecnologi possano essere formati esclusivamente nei ristretti ambiti territoriali che comprendono una minoranza linguistica. Proprio le esigenze di qualità richiedono che l’ambito di reclutamento sia quanto piu possibileesteso dal punto di vista territoriale e culturale. È pero necessario chele università e i centri di ricerca che accolgono personale proveniente dalontano, e quindi da ambiti linguistici assai diversi e talvolta estranei, ponganoin essere tutte le possibili misure dirette ad un inserimento adeguatodei nuovi apporti oltre che dal punto di vista abitativo, sociale e culturale,anche sotto il profilo linguistico. Vanno pertanto organizzati corsi di alfabetizzazione linguistica, create strutture di accoglienza, istituiti centri diricerca e di insegnamento riguardanti la lingua minoritaria, incentivate leiniziative che siano dirette alla valorizzazione e all’uso della lingua locale.”

Marzio Strassoldo non intendeva certo una lingua locale del singolo comune, è stato Rettore dell’Università di Udine, era uno Statistico ed è stato anche Presidente della Provincia di Udine, nelle fila della Democrazia Cristiana, purtroppo è di recente venuto a mancare. Il Libro di Strassoldo ha ispirato quello relativo “La crescita socioeconomica delle Minoranze Lingustiche Storiche e Nazionali- La Fabbrica dei Bisogni, dell’editore Citta del Sole” .

L’art. 6 della Costituzione parla solo di Tutela delle Minoranze Linguistiche e le norme già ora vigenti distinguono giuridicamente quali sono in Italia, nella nostra Nazione, le Minoranze Linguistiche Storiche ovvero la Lingua Arbëreshe da quella Minoranza Linguistica Nazionale che una di queste può essere considerata la Lingua Albanese standard della Nazione Albanese parlata dagli albanesi stabilmente soggiornanti in Italia che possono vedersi tutelati nella loro lingua in tante attività anche nelle scuole per i loro figli, questo potrà avvenire già oggi ( Ottobre 2025) proprio se l’Italia iniziasse a valutare con attenzione la ratifica della Carta Europea del 1992, che fino ad oggi ha solo sottoscritto nel 2000. Il Governo Albanese è già più avanti dell’Italia, perché le Lingue di Minoranza, come diceva Strasssoldo non sono solo questione di “cattedre”, ma ci sono anche ricadute fondamentali per lo sviluppo di un territorio. Non ci si puo’ più vergognare di tutelare una propria identità. Forse è arrivato il momento di mettere mano da parte del Parlamento una rivisitazione della Legge Nazionale 482/99 almeno solo nella parte che riguarda il cosiddetto “GeoBlocking” perché nel 1999 ha creato non pochi problemi in Italia in quanto non ha considerato l’importanza del mantenimento della “Dignità Sociale “ per i parlanti della Lingua di Minoranza che per ragioni di lavoro si sono spostati dai Comuni delimitati (n.d.r. che orribile termine, sembra che la Legge 482/99 abbia così creato delle riserve indiane!) Oggi con i “ canali” già indicati, messi a disposizione dalle nuove tecnologie è assurdo che un individuo mantenga lo status giuridico di appartenenza ad una Lingua di Minoranza, perché parlante usufruendo, solo sulla carta, perché in molte parti del mezzogiorno questo non è avvenuto, dei servizi previsti dalla 482/99 e poi li perde perché per giusta causa si è dovuto spostare in un’altra regione. La 482/99 non ha mai concesso l’applicazione dell’art. 3 della nostra Costituzione di cui riportiamo una sintesi in fatti afferma fortemente che la Repubblica rimuove gli Ostacoli per il riconoscimento della Dignità Sociale che comprende anche la Lingua.
E mi riferisco agli Arbëreshe del Piemonte che dal 1960 sono confluiti in Piemonte da tante regioni del mezzogiorno d’Italia e i loro figli non hanno avuto la possibilità di studiare la loro lingua madre, ovvero l’ Arbëreshe.
Rispettando la Dignità Sociale degli appartenenti parlanti di una Minoranza Linguistica per nascita o per adozione i vantaggi con la Ratifica della Carta europea per le Lingue Regionali e minoritarie permetterebbe all’Italia di fare un passo avanti anche verso l’Agenda 2030. Le lingue in questione devono superare una specie di peccato originale perché la classificazione fatta dal prof. Pellegrino nel 1977 in uno studio sulle lingue /dialetti delle varie regioni d’Italia ha riportato la scritta Albanese -Arbëreshe oggi il tempo è maturo per riconoscere giurudicamente i diritti dei parlanti le due Lingue che in Italia per i soggiornanti nella nostra Nazione si potrebbero vedere realizzati tanti diritti grazie alla ratifica della Carta Europea, e grazie anche al principio di reciprocità i bambini albanesi avrebbero diritto di continuare a studiare la loro Lingua Madre, e lo stesso deve valere per gli italiani appartenenti alla Minoranza Linguistica Arbëreshë, parlanti la Lingua Arbëreshe, o come chiamano gli albanesi: arbrisht =lingua Arbëreche.
L’importanza delle parole è fondamentale e le nuvole delle parole messe a confonto ci fanno capire quanta opportunità c’è per per esempio nell’utilizzo delle nuove tecnologie e una nuova visione della crescita che le Minorazne Linguistiche possono dare a tutti i territori dove sono insediati.
Abbiamo fatto l’analisi delle Nuvole su diversi arrticoli di stampa degli ultimi 6 mesi che promuovono il territorio con eventi vari con una focalizzazione sull’enogastronimia ( v. Nuova n.1 ), ma nessuno pubblicamente si cimenta ad attuare sistematicamente per esempio con politche regionali sulle Minoranze Linguistiche, importantissimo condividere una nuova visione su parole-azioni ( v. Nuvola 2).

Nuvola n. 1.

Nuvola n. 2.
Demetrio Fortunato Crucitti

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