“La giustizia non è uguale per tutti. Questa storia va avanti da 7 anni, una persona ‘potente’ ci ha rovinato la vita”: il racconto di Pierino Fanna

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Quando ti succedono cose come questa la tua vita si stravolge. Ma non tutti hanno la forza psicologica, fisica ed economica per portare avanti questa battaglia. Ma la verità è che la giustizia non è uguale per tutti”. A parlare è Pierino Fanna, esterno destro ricordato tra fine anni ’70 e anni ’80 con le maglie di Juventus, Verona e Inter. Tre scudetti in carriera, ma Fanna è tornato a far parlare di sé per un evento di cronaca: “Questa storia la voglio raccontare perché io e la mia famiglia abbiamo sempre cercato di dare il buon esempio, ma poi siamo incappati in questa persona”. La persona in questione è Tiziano Chiarandini, sostituto commissario della Polizia di Stato in pensione, già presidente regionale della Fidas (la Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue), ritenuto colpevole dalla Corte d’Appello di Trieste lo scorso dicembre. Confermata la condanna per violazione di domicilio comminata in primo grado a 8 mesi di reclusione con sospensione della pena condizionata al pagamento di una provvisionale alle parti civili. Ovvero le sorelle di Fanna (Rita e Donatella) che abitano a Moimacco, provincia di Udine, paese di poco più di 1.000 abitanti.

Ma cosa è successo? Nella casa delle sorelle Fanna c’erano campi e un orto fiorenti, un giardino con diversi alberi secolari. Poi, 7 anni fa, sono iniziate le angherie del già citato Chiarandini e tutto il verde è morto a causa del glifosato, un diserbante sistemico vietato dal ministero della Salute in luoghi pubblici. “Ci siamo trovati avvelenati alberi secolari, piantati dai miei nonni. Abbiamo dovuto tagliarli. Avevamo un orto bellissimo che purtroppo è tutto contaminato e non possiamo più usare – spiega Fanna al Corriere – Opera di quel Tiziano Chiarandini, che uno non direbbe mai possa fare cose del genere. Ci siamo trovati davanti a una figura ‘potente‘”.

Condanna per violazione di domicilio, ma non basta. La sorella Rita ha più volte denunciato l’uomo per stalking, reato mai contestato. “Succede che ci siano persone che credono, indossando una divisa, di essere onnipotenti e quindi si sentano in diritto di rovinare o condizionare in modo molto negativo la vita delle persone – conclude amaramente Fanna -. La Corte d’Appello ha riconosciuto solo la violazione di domicilio e non lo stalking che la Procura di Udine non ha mai incomprensibilmente contestato, ma lì c’è stato un susseguirsi di intimidazioni verbali, materiali, psicologiche e quindi è una cosa che non riusciamo a capire. Questa storia va avanti da 7 anni, anche quando c’era mia madre malata. Quella persona ci ha rovinato la vita e la serenità. Siamo una famiglia tranquilla, abbiamo cercato nel limite del possibile sempre il dialogo, ma siamo incappati in questa persona…”. Adesso però Pierino Fanna promette: “Andremo fino in fondo”.

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