La giungla senza fine dei rii genovesi: “Pochi soldi e burocrazia, difficile metterli in sicurezza”

  • Postato il 21 ottobre 2024
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Maltempo, rio Fegino sorvegliato speciale dopo l'esondazione notturna

Genova. “In città abbiamo mille rii e la nostra struttura ha a disposizione una persona e mezza per i sopralluoghi. Ci vorrebbero tre anni per vederli tutti almeno una volta”. Le parole di Roberto Valcalda, dirigente della direzione Infrastrutture e Difesa del suolo del Comune di Genova, rendono efficacemente l’idea di quanto sia complicata la partita della messa in sicurezza idrogeologica del territorio al di là delle grandi opere come lo scolmatore del Bisagno. Tra burocrazia ai limiti del paradossale e risorse ridotte all’osso l’obiettivo sembra piuttosto lontano, come emerge dalla commissione consiliare sul tema convocata oggi a Tursi subito dopo due settimane di emergenza maltempo in Liguria (mentre la vicina ‘Emilia Romagna è alle prese con l’ennesima alluvione).

“Grazie all’intervento puntuale di Aster non abbiamo avuto grossi problemi per la tenuta idrogeologica, si è verificata solo una piccola fuoriuscita del rio Fegino – ha ricordato in apertura dei lavori l’assessore alle Manutenzioni Mauro Avvenente -. In corrispondenza del ponte della ferrovia c’è un restringimento inimmaginabile ai giorni nostri, mentre più a monte, dove c’è la passerella che porta all’officina Podella, la luce del franco idraulico è veramente contenuta. Finora abbiamo fatto tutto quello che era umanamente possibile”.

A proposito del rio Fegino, gli abitanti del quartiere attendono da anni il completamento della messa in sicurezza, di cui manca ancora il terzo e ultimo lotto, il più importante. Valcalda, a margine della commissione, ha spiegato che la conferenza dei servizi è prossima alla chiusura e che si attende il trasferimento di circa 7 milioni dalla Regione per poter assegnare i lavori, che dovrebbero partire nel 2025. Ma nel frattempo, com’è noto, Iplom dovrà spostare i tubi dell’oleodotto e su questo intervento al momento non ci sono certezze, se non che “non è in alto mare”.

Un tema è certamente quello dei soldi, che sono troppo pochi. “Al capoluogo della Liguria andrebbe riservata una cifra consistente, ma immagino che tutti i Comuni la pensino allo stesso modo. A noi dalla Regione non arrivano neanche 50mila euro, che bastano forse per intervenire su un rio – ammette Avvenente -. Per il resto l’amministrazione comunale si fa carico di risolvere le criticità secondo un ordine di priorità”. Nel programma di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di Tursi per il 2024 risultano finanziati lavori per quasi 2,5 milioni di euro, di cui 1,1 milioni già liquidati.

“È allucinante e denota una mancanza grave di questo centrodestra – commenta a margine della commissione il consigliere Filippo Bruzzone della Lista RossoVerde -. Quello stesso centrodestra che ha governato un decennio in Regione e che su questa partita fondamentale dà al Comune meno di 50mila euro, ossia nulla, ossia prendere in giro i territori. Ed è qui che cade la narrazione tra ciò che il centro destra e Bucci raccontano e la realtà”.

Il denaro, però, non è l’unico ostacolo con cui fare i conti. In molti casi le sponde dei rii sono terreni privati e la manutenzione spetta ai proprietari. Ma i frontisti, pur essendo obbligati per legge a farlo, devono chiedere alla Regione un’autorizzazione idraulica per intervenire in alveo, pagando circa 250 euro di diritti di segreteria e una specifica tariffa per ogni metro quadrato. Senza il via libera dell’autorità competente, infatti, si rischia di incorrere in illeciti di tipo penale. Tutt’altro che un incentivo.

E se i privati non provvedono, che succede? “Bisogna fare i cattivi – risponde Valcalda – e a volte non è opportuno. Sul rio Maggiore, un affluente laterale del Geirato, il più giovane frontista che abbiamo trovato era nato nel 1884, gli eredi non avevano neanche fatto la successione. L’unica possibilità è intervenire con un’ordinanza sindacale e sostituirsi ai proprietari, ma occorre avere le risorse, e il recupero crediti poi va avanti coi tempi lunghi della nostra giustizia. Le modalità ci sono, ma sono molto difficili da attuare”. Il ruolo di “polizia idraulica” spetta di diritto alla Regione o alle Province.

In altri casi lo scoglio è l’attribuzione delle competenze. Problema che riguarda soprattutto i rii sotterranei del centro storico come ad esempio il Sant’Anna – su cui il presidente del Municipio Centro Est Andrea Carratù ha richiamato nuovamente l’attenzione – che per la maggior parte sono fognature miste: non raccolgono solo ciò che scende dai versanti quando piove, ma anche (e soprattutto) le acque reflue del tessuto urbano. “È un problema grave perché le competenze manutentive in questo caso sono di Ireti e le strutture con cui noi interloquiamo sono composte da appena tre persone per tutta la città”. Fatto sta che al primo acquazzone i cunicoli esplodono e i negozi si allagano, com’è successo l’ultima volta in Soziglia l’anno scorso. Un problema simile citato dal dirigente esiste sul torrente Secca: la bonifica dell’inquinamento da idrocarburi, molto onerosa, spetterebbe al demanio e il Comune è costretto al braccio di ferro.

Al momento sul territorio genovese sono in corso diversi lavori tra cui la rimozione della vegetazione infestante nei torrenti Chiaravagna e Varenna, la riprofilatura del Polcevera in alcuni tratti, lo svuotamento della vasca del rio Fulle a San Quirico, la pulizia del torrente Sturla e del rio Bagnara. Altri interventi già conclusi andranno rifatti dopo le piogge degli scorsi giorni, in particolare su vasche e briglie dei rii minori in Valpolcevera. Per quanto riguarda i cantieri più impegnativi, sta per partire la messa in sicurezza del rio Maltempo a Certosa e dopo il 2 novembre ripartiranno i lavori sul rio Veilino a Staglieno. A San Fruttuoso, invece, attendono ancora lo sblocco di circa 23 milioni di euro il rio Rovare e il rio Noce, potenzialmente già collegati allo scolmatore del Fereggiano ma ancora privi delle opere di presa e bypass a monte.

Valcalda infine interviene su un argomento molto frequente nelle lamentele della cittadinanza: “Quando vediamo condizioni dei torrenti che sembrano gridare allo scandalo dal punto di visivo ed estetico, ricordiamo che canne e alberi di diametro inferiore a 10 centimetri, per quanto brutti da vedere, non fanno niente di male. Anzi, rallentano un po’ il flusso e la loro presenza in alveo è positiva”, rimarca il dirigente. Il materiale solido, invece, “non è del Comune ma del demanio: se facciamo un progetto che prevede la risagomatura dell’alveo, questo deve essere autorizzato”.

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Genova24

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