La Giornata della Terra orfana di Papa Franceso e del suo impegno per l’ambiente. “Non siamo i padroni del mondo”

  • Postato il 22 aprile 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La Giornata della Terra senza Papa Francesco. Nell’anno del Giubileo che il Pontefice aveva dedicato anche all’ambiente. La morte di Bergoglio crea un vuoto enorme in un momento storico molto delicato per le battaglie legate all’ambiente e alla tutela del Pianeta. A dieci anni dalla ‘Laudato Sì’, che molti ritengono essere stata determinante anche nel raggiungimento dell’Accordo di Parigi del 2015, tutto sembra raccontare una nuova era. Ed il bilancio era già pesante così.

Con sempre più affievolito il ricordo dei tempi in cui, presentando il piano sull’energia pulita, l’allora presidente americano Barack Obama citava proprio l’Enciclica di Bergoglio. Da allora è accaduto di tutto, nel mondo, in Europa e anche in Italia, a pochi passi dal Vaticano. E invece di Obama c’è l’amministrazione Trump che lavora ad ordini esecutivi per togliere le esenzioni fiscali alle no profit in difesa dell’ambiente, ritenute un ostacolo al piano del Tycoon di produrre più carbone e petrolio negli Stati Uniti. Si tratta solo dell’ultima offensiva dell’amministrazione Usa che ha per prima cosa avviato le pratiche per uscire dall’Accordo di Parigi. Tra guerre e politiche commerciali, sembra passato un secolo dai mesi e dagli anni in cui si parlava tutti i giorni dei movimenti giovanili per l’ambiente. Ne parlava anche il Papa (“Stanno alzando la voce in tutto il mondo, invocando scelte coraggiose”) e ancor prima di incontrare in Vaticano, nel 2019, l’attivista Greta Thunberg, incoraggiandola ad andare avanti con un’investitura ‘ufficiale’.

Il messaggio di Papa Francesco: “Non siamo i padroni del mondo” – Ma in dieci anni, Bergoglio non ha solo prestato il fianco, ma ha fatto parte di una causa, quella della difesa del Pianeta, che andava oltre i partiti, le ideologie e anche i movimenti. Una causa che trova le sue ragioni nella scienza e, per questo, non può essere dimenticata. Papa Francesco ha sempre colto l’occasione per ribadire il suo pensiero: encicliche, udienze, Angelus, messaggi scritti in occasioni delle Conferenze Onu sul clima, quelle dove i grandi della terra si riuniscono per decidere le cose del mondo insieme ai paesi poveri. Cosa ne pensasse il Pontefice lo spiegano bene le parole pronunciate un anno fa nel corso di un’udienza: “Non siamo noi i padroni del mondo. Questa terra che amiamo, in verità non è nostra, e noi ci muoviamo su di essa come forestieri e pellegrini”. Tutto è cambiato anche rispetto a un anno fa, tranne i dati su emissioni, foreste, inquinamento dei mari e tanto altro. I dati della Terra che non danno tregua, neppure se è l’Earth day.

La Giornata della Terra e i dati che non danno tregua – Secondo l’Emissions Gap Report 2024, il rapporto annuale curato dall’Agenzia Onu per la Protezione Ambientale (Unep), il pianeta va dritto verso un aumento di 3,1°C. Anche se rispettassimo gli attuali target sul clima al 2030, arriveremmo comunque ad almeno 2,6° Celsius di aumento della temperatura rispetto ai livelli preindustriali. Ogni anno le foreste assorbono quasi un terzo delle emissioni antropiche di CO2 da combustibili fossili, forniscono materie prime a oltre cinque miliardi di persone e ospitano circa l’80% della biodiversità terrestre, ma il tasso di perdita nel mondo è allarmante.

L’Unione europea è responsabile del 10% della deforestazione globale. Secondo la Fao, tra il 1990 e il 2020 sono andati persi 420 milioni di ettari, un’area equivalente a quella dell’Unione europea. Il Mar Mediterraneo, invece, è inquinato all’87% per colpa di metalli tossici, pesticidi, sostanze chimiche industriali e rifiuti di plastica, con una concentrazione record di microplastiche di circa 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato, la più alta mai misurata nelle profondità. Papa Francesco lo ricordava e lo ha scritto nell’Enciclica ‘Laudato Sì’ del 2015, che è un vero e proprio manuale di dottrina sociale, e nelle esortazioni apostoliche, ‘Querida Amazonia’ del 2020 e ‘Laudate Deum’ del 2023.

L’Enciclica rivoluzionaria – Nel 2020, nel corso di un’udienza con un gruppo di ambientalisti francesi, il papa definì “un percorso di conversione” quello che lo aveva portato a comprendere “il problema ecologico” e, quindi, a scrivere l’Enciclica. Nel documento si affrontano diversi temi. Si parla di inquinamento dell’ambiente, rifiuti, cultura dello scarto, emissioni di gas serra, combustibili fossili, pesticidi, perdita delle foreste, acqua e biodiversità. E di cambiamento climatico, eventi estremi, scioglimento di ghiacciai. Ma la questione ambientale non è mai trattata come se fosse un problema slegato dal resto del mondo. Perché il cambiamento climatico ha a che vedere con la povertà, l’immigrazione, le differenze tra Nord e Sud del mondo. E l’Enciclica va spesso dritta al punto, quando parla dell’inerzia dell’azione politica o dello sfruttamento delle risorse nei Paesi più poveri: “Constatiamo che spesso le imprese che operano così sono multinazionali, che fanno qui quello che non è loro permesso nei Paesi sviluppati o del cosiddetto primo mondo”.

Papa Bergoglio e le Conferenze sul clima – L’Accordo di Parigi arriva subito dopo e oggi sembra preistoria. Più vicino è invece l’appuntamento alla Conferenza delle Parti sul clima che si terrà in Brasile a novembre. La Cop 30 che avrebbe dovuto rappresentare un momento importante di bilancio nella lotta al cambiamento climatico e alla difesa del pianeta. Perché tutti i Paesi dovranno presentare il proprio contributo nazionale determinato (Ndc) con cui delineano le loro ambizioni climatiche.

Nel frattempo, però, il Brasile ha deciso di aderire all’Opec+, il cartello dei Paesi produttori di petrolio. E non è nemmeno più l’era dell’ex presidente Jair Bolsonaro, ma in quella di Lula. In mezzo ci sono state diverse Conferenze sul clima, anche quelle ospitate dai petro-Stati, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Azerbaigian. Papa Francesco si è sempre fatto sentire. Nel 2019, dopo la Cop25 di Madrid, disse: “Purtroppo, l’urgenza di questa conversione ecologica sembra non essere acquisita dalla politica internazionale”, definendo l’esito della Conferenza delle Parti spagnola “un grave campanello di allarme circa la volontà della Comunità internazionale di affrontare con saggezza ed efficacia il fenomeno del riscaldamento globale”.

L’esortazione apostolica Laudate Deum nasce anche per dare una forte spinta alla Cop di Dubai, negli Emirati Arabi. “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti” ha scritto Papa Francesco nella parte iniziale. E ancora: ”Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, ‘verde’, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici”.

I richiami senza fronzoli ai potenti della terra e contro ‘i muri’ di Trump – Poco prima di quella Cop, un altro ammonimento: “I negoziati internazionali non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale”. Alla Cop 29 del Brasile l’appello del Pontefice invitava ad “ascoltare la scienza”, mentre a Baku, in Azerbaigian, il messaggio è arrivato con un clima politico internazionale già cambiato. La sua posizione, però, è rimasta sempre coerente: “Non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, rimanendo distanti, incuranti, disinteressati”.

Tra i leader con cui il Papa non ha mai avuto rapporti idilliaci, non solo per le divergenze sul fronte della crisi climatica, ma anche sul tema dell’immigrazione, c’è certamente il negazionista climatico Donald Trump. Durante la campagna per le elezioni presidenziali del 2016 disse: “Una persona che pensa solo a costruire muri, di qualunque natura siano, e non a costruire ponti, non è cristiana”. Sul fronte climatico, a nulla è servita neppure la copia dell’Enciclica Laudato sì regalata al presidente Usa. Gli Stati Uniti uscirono dall’Accordo di Parigi poco dopo, per poi rientrarci con Biden. Il resto è storia recente. Anzi, in evoluzione.

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