La follia di Italia-Israele in una Udine blindata: stadio semi-deserto, il Mossad al seguito e il piano contro le proteste

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Allerta ordine pubblico, timore di proteste pro-Palestina altissimo, clima politico incandescente e Udine già blindata. Manca circa una settimana a Italia-Israele del 14 ottobre al Bluenergy Stadium: il match – valido per le qualificazioni ai Mondiali del 2026 – sta sempre più assumendo i contorni di un caso di sicurezza nazionale. Di tutto si parla in questi giorni, tranne dell’aspetto calcistico, che interessa davvero a pochissimi visto quello che sta accadendo a Gaza e alle proteste in tutta Italia dopo il caso Flotilla. Gli appelli sempre più numerosi arrivati negli ultimi mesi dalla società civile per escludere Israele dalle competizioni sportive sono caduti nel vuoto.

Nonostante la partita sia importantissima per la qualificazione al prossimo Mondiale, sono soltanto 4mila i biglietti venduti a fronte di una capienza cinque volte maggiore: è evidente come il significato di questa partita vada ormai oltre il valore sportivo e molti appassionati abbiano quindi deciso di boicottarla, in protesta proprio contro le azioni del governo di Israele. Senza sottovalutare anche il timore di disordini e proteste e il fatto che Udine non sia proprio la meta più comoda da raggiungere da diverse zone d’Italia (è stata scelta per questo). La Figc sta provando a metterci una toppa, coinvolgendo scuole e associazioni per riempire almeno parte delle tribune, ma il rischio di spalti semivuoti è concreto.

Il piano sicurezza per Italia-Israele

La scelta di Udine non è infatti casuale: una sede periferica, logisticamente più facile da isolare rispetto alle grandi metropoli. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sta già coordinando un dispositivo imponente e sta mantenendo contatti costanti con le autorità israeliane per assicurare un’accoglienza “sicura ma discreta”. La nazionale israeliana sarà protetta anche da agenti del Mossad: arrivo blindato all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, trasferimento diretto in una struttura segreta e vigilanza continua fino alla partenza.

L’onda ProPal è già arrivata nei giorni scorsi a Coverciano e promette di invadere anche Udine. Ecco perché il sindaco della città friulana, Alberto Felice De Toni, ha chiesto ufficialmente il rinvio del match, ma la proposta non è stata nemmeno presa in considerazione dalla Fifa. Stop che, al momento, non rientra tra le opzioni del Viminale, deciso a garantire il regolare svolgimento della gara. “La decisione che tutto segua il programma dipende dagli organismi sportivi, come Uefa e Fifa a cui la Figc dà necessariamente seguito“, ha spiegato a LaPresse il ministro dello Sport, Andrea Abodi.

Le forze dell’ordine stanno predisponendo un piano su due fronti mai visto in Friuli: da un lato la gestione delle piazze cittadine, dove arriveranno tutti i manifestanti. Dall’altro la sicurezza strettamente legata alla partita. Sono previsti rinforzi da tutto il Triveneto, con barriere per mantenere le proteste lontane dallo stadio e un controllo scrupoloso delle vie d’accesso. “Una situazione del genere è inedita per noi”, hanno ammesso fonti della questura locale.

Il timore delle proteste

Già a settembre, nel match d’andata a Debrecen vinto dall’Italia per 4-5, alcuni tifosi italiani avevano voltato le spalle durante l’inno israeliano. Le proteste potrebbero ripetersi, questa volta anche in forma più ampia, considerando che si gioca in Italia e considerando che è il periodo più caldo da questo punto di vista, viste le numerosissime (e corposissime) proteste degli scorsi giorni in tutta Italia.

Salvo colpi di scena, Italia-Israele si giocherà regolarmente, ma sarà un appuntamento comprensibilmente privo di atmosfera festosa. Piuttosto, un evento blindato, circondato da barriere di sicurezza e tensione politica. Sul campo gli Azzurri di Gattuso cercheranno punti cruciali per avvicinare il Mondiale, ma fuori il messaggio sarà ben diverso: in Friuli, il calcio dovrà convivere con una protesta che non intende fermarsi ai cancelli dello stadio.

Abodi su Italia-Israele: “Il modello dell’ordine pubblico sale di tono per la violenza che si sta manifestando”

“Il modello dell’ordine pubblico – ha proseguito – è quello di sempre, con l’attenzione che, in questo periodo, sale di tono per la violenza che si sta manifestando in modo insopportabile e insostenibile oltre che incoerente rispetto a una domanda di pace. Non si può pensare alla pace pensando di promuoverla con la violenza”. Così il Ministro dello sport Andrea Abodi a LaPresse.

Secondo Abodi il tipo di approccio “dipenderà anche dal modello di disordine pubblico che frange estremiste di sinistra e antagoniste stanno portando avanti, pensando possa essere una modalità per promuovere la conciliazione. Noi ringraziamo le forze dell’ordine per quello che stanno facendo, anche nei giorni più tesi. Il governo sta investendo sulla diplomazia internazionale perché possa contribuire al risultato finale: una pace che si affermi proprio grazie alla capacità diplomatica”.

Le iniziative del calcio pro Gaza

Di fronte alle atrocità in corso a Gaza, anche nel mondo del calcio qualcosa negli ultimi mesi si sta muovendo, tra presunte pressioni del Qatar e una lettera-appello firmata da Francesca Albanese e altri 7 esperti Onu che si sono rivolti direttamente a Uefa e Fifa per escludere Israele da tutte le competizioni calcistiche. Eppure negli uffici di governo del pallone a livello europeo e mondiale finora si sono affrettati a smentire tutto, rassicurando Tel Aviv.

Non è un mistero, però, che se si arrivasse a votare all’interno dell’Uefa su una sospensione di club e nazionale israeliana da tutte le competizioni calcistiche, come ventilato dal Times poche settimane fa, non sarebbero molti i contrari. Da un lato, come hanno sottolineato gli esperti Onu, lo stop a Israele nel calcio è una “risposta necessaria per affrontare il genocidio in corso nei territori palestinesi occupati” ed evitare che le partite vengano “utilizzate per normalizzare le ingiustizie”. Dall’altro, c’è il precedente della Russia, estromessa immediatamente da tutte le competizioni internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022: una misura tuttora in corso.

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