La figuraccia della Regione Lombardia, il Tar impone il divieto assoluto di caccia in 475 valichi montani. Destra e doppiette tremano
- Postato il 6 maggio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Divieto assoluto di caccia in 475 valichi montani con effetto immediato. La sentenza del Tar – presidente Gabriele Nunziata – sta facendo tremare la destra e le doppiette (ed è destinata a fare scuola). Quella che vi raccontiamo è una storia assurda, tipicamente italiana, che si trascina da 33 anni. E che dopo 33 anni, nonostante l’esistenza di una legge che impone un’interdizione, ha trovato solo oggi il suo logico approdo. Anche se, lo vedremo poi, manca ancora un piccolo e decisivo passaggio.
I valichi sono definiti come “la depressione in un punto di contrafforte montuoso” che mette in comunicazione, in genere, due valli diverse. Perché sono così importanti? Perché sono corridoi vitali per milioni di uccelli migratori che dall’alba dei tempi partono dal Nord Europa per svernare più a sud. Zone fondamentali per la biodiversità e, purtroppo, “oggetto di intenso bracconaggio“. La legge 157/92 stabilisce “il divieto di caccia assoluto nel raggio di mille metri in relazione a tutti i valichi attraversati dalla fauna migratoria”. Ma finora tale divieto è sempre stato disatteso. Non soltanto. La Regione Lombardia, per reticenza e tornaconto elettorale (il centrodestra incassa la quasi totalità dei voti dei cacciatori, che sono in grado di garantire migliaia e migliaia di preferenze) non ha mai istituito, ufficialmente, tali aree. Cioè, di fatto, non ha mai reso il divieto imposto dalle legge effettivo. Risultato? Si è sempre sparato (i valichi sono costellati da capanni per l’appostamento). Con buona pace di biodiversità e avifauna.
Finché l’anno scorso – grazie alla Lac, rappresentata dall’avvocato Claudio Linzola – non è stata data una prima spallata alla Regione. Prima il Tar e poi il Consiglio di Stato stabilirono che Attilio Fontana e soci non erano – e non sono – in grado di gestire i valichi interessati dalla migrazione degli uccelli, e così commissariarono la Regione, affidando all’Ispra il compito di istituire, finalmente, i valichi. Il comportamento della Regione è stato definito dai giudici “del tutto disallineato, e perciò elusivo, rispetto alle prescrizioni discendenti dalla sentenza n. 852/2023″. Sentenza a cui è seguito, come detto, il commissariamento. E veniamo all’oggi. L’Ispra, in maniera abbastanza sorprendente, “ha individuato soltanto 19 valichi da sottoporre a tutela immediata e 15 valichi da sottoporre a monitoraggio per almeno 24 mesi”. I giudici, “non ritenendo esplicitato in maniera adeguata il meccanismo con cui è stata operata la riduzione” (da 475 a, di fatto, 34) ha formulato ad Ispra “richiesta di chiarimenti”. Chiarimenti che, una volta arrivati, sono stati reputati “incompleti e insufficienti”: sia perché “tale consistente limitazione non trova una corrispondente ragione di carattere scientifico” sia perché, richiamandosi alla Corte costituzionale, i giudici fanno presente che la prescrizione della 157/92 “si atteggia a divieto di caccia assoluto, che sfugge al bilanciamento degli interessi propri del piano faunistico e intende prevenire un’attività che, se autorizzata nei confronti degli uccelli in transito, potrebbe trasformarsi, per la concentrazione degli esemplari, in un consistente impoverimento della specie interessata”. In altre parole: il divieto dev’essere garantito, “senza che sia possibile procedere a valutazioni di natura proporzionale o dirette a realizzare una composizione di interessi potenzialmente confliggenti, che il legislatore nazionale ha espressamente escluso“. La Regione Lombardia – e questo è l’ultimo passaggio – ora deve recepire la sentenza.
“La Regione Lombardia è un inferno organizzato a livello legislativo per massacrare il maggior numero di uccelli migratori, ed è vero peccato perché pochi sembrano rendersi conto che gli uccelli selvatici stanno lentamente scomparendo dai nostri cieli – dice Raimondo Silveri, presidente Lac – abbiamo vinto un’altra importante battaglia, portata avanti da 33 anni, che non avrebbe dovuto essere necessaria perché una Regione deve semplicemente rispettare le leggi nazionali e le direttive europee. Abbiamo dimostrato ancora una volta l’illegalità e le menzogne che caratterizzano da sempre la politica venatoria della Lombardia e soprattutto abbiamo aperto finalmente la strada della protezione di milioni di uccelli migratori che ogni anno transitano sui valichi che palazzo Lombardia non ha mai voluto tutelare con espedienti che si traducono in energie, tempo e denaro pubblico sperperato per assecondare frange sempre più estremiste di cacciatori. Gli uccelli selvatici, patrimonio di noi tutti, sono trasformati, come tutta la fauna selvatica, in merce di scambio: fucilate in cambio di voti“.
E perché la destra e le doppiette tremano? Perché, scrivono i giudici, il divieto della 157/92 “è di cogente applicazione sull’intero territorio nazionale ed è pienamente vigente nell’ordinamento”. Ecco così che la sentenza potrebbe far da apripista ad altre Regioni. E non è un caso che i parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia più vicini al mondo venatorio stiano chiedendo di intervenire sulla legge, eliminando la parte che riguarda i valichi montani. Francesco Lollobrigida, lo scorso anno, aveva promesso di mettere mano alla legislazione che riguarda la caccia. E il collegato alla legge di Bilancio di fine 2024 è stato l’escamotage perfetto per il centrodestra per avanzare spediti in tal senso. La politica promette, i cacciatori fremono, in attesa che le loro richieste vengano accolte.
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