“La depressione? Una brutta bestia. Dopo l’infarto di papà, vendevo gelati al bar della stazione e sigarette di contrabbando sui treni”: lo rivela Nino D’Angelo

  • Postato il 2 agosto 2025
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Si intitola “Nino. 18 Giorni”, il film documentario su Nino D’Angelo diretto dal figlio Toni D’Angelo, che verrà presentato in anteprima Fuori Concorso alla 82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, mentre arriverà nei cinema italiani il 20 novembre, distribuito da Nexo Studios.

Nino D’Angelo, come ha spiegato su Il Corriere della Sera, scalpita per lo “sbarco” al Lido: “A me mi piace troppo assai il red carpet, una cosa esagerata ma bella”. Alti e bassi non viene nascosto nulla della carriera e degli aspetti personali del celebre “caschetto d’oro” della canzone italiana. “La depressione è una brutta bestia, anche se non sono un medico perdi il senso della vita. Vidi una prima luce il giorno in cui Toni uscì dalla sua stanza con un mio vestito addosso. Mi chiesi, perché devo far soffrire pure lui?”, ha spiegato l’artista.

“Eravamo sei fratelli, io il primogenito dovevo aiutare mio padre che faceva il calzolaio, – ha spiegato – e dopo che ebbe l’infarto, d’estate vendevo gelati al bar della stazione e d’inverno le sigarette di contrabbando sui treni. Poi le bische e le cattive frequentazioni, ma mi salvarono mia madre e mio suocero: mia moglie, la quercia di casa, la sposai che aveva 16 anni”.

E ancora: “Io e Maradona ci siamo amati perché avevamo la stessa storia, il dolore è uguale per tutti, sono l’unico che ha fatto un film con Diego, Tifosi, poi andavamo a cena da Bruscolotti, suo compagno di squadra, perché impazziva per gli spaghetti aglio, olio e peperoncino che preparava la moglie”.

In “Nino. 18 Giorni” Toni D’Angelo segue suo padre in giro per l’Italia, durante le tappe del suo tour o l’organizzazione di nuovi eventi, e, allo stesso tempo, lo riporta nei luoghi della sua infanzia: San Pietro a Patierno, il quartiere di Napoli in cui è cresciuto, e Casoria, paese alle porte di Napoli dove è diventato uomo, cantante e padre.

Il motivo che da inizio a questo percorso sono i 18 giorni che Nino trascorse a Palermo: quando Toni venne al mondo, Nino si trovava lì, impegnato nella sua prima sceneggiata teatrale che gli diede notorietà. Un trionfo inatteso, protrattosi a lungo, che ritardò di 18 giorni il primo incontro tra padre e figlio.

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