“La cucina italiana patrimonio immateriale dell’umanità? Irritante. Cibo pessimo, ristoranti cari, personale scortese”: l’attacco del critico del “Times”

  • Postato il 14 dicembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’Unesco si è lasciata raggirare riconoscendo alla cucina italiana uno status culturale speciale, quando la migliore del mondo è qui da noi“. Non usa mezzi termini il giornalista britannico del Times, Giles Coren. Insomma “la cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità era prevedibile, servile, ottuso e irritante”.

E ancora: “Da quando scrivo di ristoranti combatto contro la presunta supremazia del cibo italiano. Perché è un mito, un miraggio, una bugia alimentata da inglesi dell’alta borghesia, mangiatori di fiori di loto con palati da bambini viziati, che all’inizio degli anni Novanta trasferirono le loro residenze estive in Toscana, dopo che il successo volgare di Un anno in Provenza di Peter Mayle aveva reso il sud della Francia plebeo”. Un attacco frontale, che non si ferma qui.

Jamie Oliver, Nigella Lawson, Antonio Carluccio e il River Café hanno perpetuato questa favola romantica. – ha continuato – I supermercati si sono riempiti di pomodori secchi, pesto in barattolo, gnocchi sottovuoto, salami, biscotti, panettoni. Tutti hanno comprato una macchina per la pasta, usata una volta, mai lavata e poi abbandonata nell’armadio sotto le scale, dove giace tuttora”.

Il giornalista ha specificato che lui il nostro Paese lo conosce bene e che il cibo lo ha trovato “pessimo. I ristoranti cari, il personale scortese. Gli italiani odiano gli inglesi e l’unica scelta sicura è la pizza, come in America o a Wolverhampton“.

Quale sarebbe l’alternativa per il giornalista? “Se c’è una cucina nazionale che l’Unesco dovrebbe riconoscere per il suo valore culturale eterno e la sua importanza politica unica, è quella inglese. Inclusi, ma non solo: il toast bruciato appena prima che scatti l’allarme antincendio; le colazioni degli hotel economici, prodotte in un unico oscuro centro da troll ciechi con materiali di fortuna; gli spaghetti col ketchup; la torta di Haribo sciolta in macchina ad agosto; i noodles cinesi croccanti incollati alla tovaglia; lo snakebite and black, il Barolo britannico; le salsicce Heinz con fagioli, che contengono tutti i gruppi alimentari conosciuti; i panini al ketchup; il porridge (isolante da sottotetto ammorbidito con acqua) e, naturalmente, la Terry’s Chocolate Orange. Questa sì che è cultura. Altro che pomodori!”.

Parola di Giles Coren.

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Il Fatto Quotidiano

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