La crisi del Liverpool di Slot: così i Reds scoprono che il denaro non compra la solidità
- Postato il 6 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le tre sconfitte di fila del Liverpool, che nel giro di sette giorni ha perso tre partite e la vetta della Premier, ribadiscono il concetto che i soldi, anche nel calcio, non sono l’unica cosa che conta. Meglio sempre averli che non averli, ovvio, ma poi è importante saperli spendere nel modo giusto: compri vagoni di attaccanti, ma non rinforzi la difesa ed ecco che ti scopri vulnerabile e meno forte del previsto.
Il ko allo Stamford Bridge contro il Chelsea, con il gol del 2-1 firmato dal giovanissimo Estevao al 95’ e festeggiamenti di Enzo Maresca in pieno stile mourinhiano – la famosa corsa di Siena -, ha messo definitivamente a nudo i Reds. Nota di cronaca: sul campo del Crystal Palace, il 27 settembre, il Liverpool era affondato al 97’, bastonato dalla botta del 2-1 di Nketiah. I recuperi fanno male alla banda di Arne Slot. A Istanbul, nella tana del Galatasaray, la sentenza è invece arrivata al 16’, con il rigore di Osimhen: i Reds hanno avuto 74 minuti per pareggiare, ma sono stati rimbalzati dai turchi. Tre ko consecutivi fanno notizia per i comuni mortali, figurarsi per chi ha speso 482,9 milioni di euro alla fiera del pallone, nei quali spicca la voce attaccanti. Nell’ordine: 145 milioni per lo svedese Isak, 125 per il tedesco Wirtz, 95 per il francese Ekitiké. Totale 365, solo per rinforzare la batteria offensiva.
Il Liverpool, sfortunato nell’aver perso per un infortunio serio il diciottenne difensore Giovanni Leoni, prelevato dal Parma per 31 milioni, ha la grande colpa di essersi mosso in ritardo per potenziare la retroguardia. Ha puntato fino all’ultimo sul capitano del Crystal Palace, Marc Guehi, bloccato dal club londinese nelle ultimissime ore di mercato. È mancato un piano B: errore grave. La morale è che i Reds si sono scoperti fragili quando si tratta di difendere all’arma bianca, soprattutto nell’uno contro uno. La retroguardia del Liverpool è imponente come il capitano Van Dijk, ma statica. Nelle 11 gare ufficiali, Community Shield compresa, sono stati incassati 15 gol, media di 1,3 a partita. Tradotto, per vincere i Reds devono segnare sempre almeno due reti. Con l’attacco che si ritrovano, in teoria non dovrebbe essere un’impresa impossibile, ma nella realtà, non è così. Almeno per ora.
Nelle analisi di queste ore sulla crisi del Liverpool è emersa anche una tesi che non considera solo la retroguardia come unica responsabile delle attuali difficoltà. Il sito della BBC parla, con tutta l’accortezza del caso considerato il peso del nome, di “questione-Salah”. I Reds sono particolarmente vulnerabili sulla corsia destra, dove il giovane Bradley appare spaesato e dove Jeremie Frimpong, prelevato dal Bayer Leverkusen e pagato 40 milioni, ha mostrato limiti insospettabili nella fase difensiva. In questo contesto, le mancate coperture di Salah, al quale Slot ha dato piena libertà di movimenti, lasciano esposti gli esterni bassi di destra. L’egiziano non ha mai avuto nelle sue corde i recuperi arretrati, con Luciano Spalletti ai tempi della Roma ci furono scintille sull’argomento, ma ora, a 33 anni compiuti e dopo otto stagioni ad altissimi livelli in Inghilterra, il problema è tornato d’attualità.
La questione-Salah si aggiunge ad altre problematiche: gli infortuni, l’età che avanza di Van Dijk e una certa mancanza di equilibrio in una squadra che tende a sbilanciarsi. La contromossa, scontata, chiama in causa il mercato: a Liverpool è già pronto un secondo tentativo per strappare Guehi al Crystal Palace. Il portafoglio è un’ottima medicina, ma forse andrebbe rivisto qualcosa nelle linee guida di Slot, ennesimo rappresentante della scuola olandese votato all’attacco, sempre e comunque. Il calcio dei Paesi Bassi guarda sempre in modo persino ossessivo davanti, ma il record di tre finali mondiali perse dalla nazionale orange (1974, 1978 e 2020) dovrebbe aver insegnato che anche sapersi proteggere è importante. Da quelle parti, però, quando esprimi questi concetti, inorridiscono: in Olanda, anche nel ventunesimo secolo, difesa è sempre sinonimo di catenaccio.
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