Ma il Lione non doveva sparire? La parabola senza logica della squadra di Fonseca, da retrocessa a prima in campionato
- Postato il 2 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
Il requiem è stato celebrato con cadenza quasi quotidiana fino a inizio luglio. Perché il Lione, uno dei club dell’alta borghesia francese, si è ritrovato con la testa infilata sotto la ghigliottina della Direction Nationale du Contrôle de Gestion. Il processo è stato rapido. La sentenza draconiana. A causa della sua gestione finanziaria fin troppo spensierata, l’Olympique è stato retrocesso in Ligue 2. La grandeur era finita. I sette scudetti consecutivi vinti fra il 2002 e il 2008 un ricordo ormai sbiadito. Subito dopo la riunione con la Commissione il club si è detto perplesso e sorpreso. Ma, soprattutto, ha promesso battaglia: “L’OL riconosce l’incomprensibile decisione presa questa sera dalla DNCG e conferma che presenterà immediatamente ricorso“. Ed è proprio lì che la trama della storia ha vissuto il suo plot twist.
Il 9 luglio il tribunale d’appello della Commissione ha ribaltato la sentenza. Nonostante i debiti per 175 milioni di euro, il Lione poteva essere riammesso in Ligue 1. A patto di limitare monte ingaggi e risorse destinate ai cartellini dei giocatori. Peccato che il club avesse già iniziato l’opera di scarnificazione della rosa in vista di (almeno) un giro di valzer fra i cadetti. La lista dei giocatori svincolati è particolarmente lunga. La leggenda Lacazette si è accasato al Neom SC, una squadra che rappresenta una città che non esiste. Matic è finito al Sassuolo. Veretout all’Al-Arabi per mezzo milione. Tagliafico si era proposto alla Roma, salvo poi fare marcia indietro e restare in Francia. Ma sono state necessarie anche scelte dolorose. Così Georges Mikautadze, 11 reti e 6 assist nell’ultimo campionato, è stato spedito al Villarreal per una trentina di milioni.
In tutto il Lione ha venduto, prestato o svincolato diciassette giocatori, incassando poco più di 106 milioni di euro. La campagna di rafforzamento non ha lasciato spazio ai sogni di gloria. Del tesoretto intascato dalle cessioni sono stati reinvestiti soltanto 36 milioni di euro. Diversi giovani sono stati promossi in prima squadra. Per il resto si è puntato su giocatori esperti (come la vecchia conoscenza della Serie A Rachid Ghezzal) e su ragazzi di belle speranze. Alla fine il colpo più oneroso è stato Tyler Morton, mediano inglese di 22 anni arrivato dalla seconda squadra del Liverpool (5 presenze con tre reti e un assist nella scorsa Premier League 2) per 10 milioni di euro. Senza contare che l’allenatore Paulo Fonseca è stato squalificato fino al 30 novembre per il testa a testa contro l’arbitro nella sfida contro il Brest dello scorso marzo.
Una situazione che sembrava incarnare alla perfezione la Legge di Murphy: “Se qualcosa può andar male lo farà”. Dopo sei giornate, invece, il campo sta raccontando una storia molto diversa. Il Lione ha messo insieme una sconfitta e cinque vittorie. Esattamente come il Psg campione di Francia e d’Europa, in vetta alla classifica solo per via della migliore differenza reti. E anche l’esordio in Europa League contro l’Utrecht è stato vittorioso (0-1 in Olanda).
Al momento la squadra di Fonseca si ritrova senza un vero bomber. Nell’ultima partita di campionato, il successo esterno per 0-1 in casa del Lille, il Lione ha fatto accomodare in panchina tre punte centrali (Martin Satriano, Enzo Molebe e Alejandro Gomez Rodriguez) schierando come falso nove capitan Corentin Tolisso. Il centrocampista ex Bayern è l’unico della rosa ad aver segnato più di una rete. Per il resto gli altri marcatori (Sulc, Karabec, Tessmann, Fofana e Morton) sono tutti fermi a quota 1 gol. E hanno tutti meno di 24 anni. È un cambiamento radicale. Un club che per anni ha avuto individualità di primo piano, ora ha trovato la sua dimensione nel gruppo. “Non abbiamo una stella qui – ha confermato mercoledì Paulo Fonseca – la stella è la squadra, e tutti i giocatori capiscono l’importanza di lavorare insieme. C’è un’atmosfera magnifica nel club e questo gruppo ha una qualità che mi piace molto: l’umiltà“.
Proprio la dimensione corale sembra essere il punto di forza del Lione. Un po’ come in quell’aforisma di Cesare Pavese: “Ho trovato compagni trovando me stesso”. Qualche giorno fa Tessmann ha detto ai giornalisti: “Siamo un gruppo di bravi ragazzi che vogliono giocare e lavorare insieme. Sono arrivati molti nuovi giocatori. Ma anche molti nuovi amici“. Più che in attacco, questo continuo tendere al gruppo da parte dei singoli si vede nella retroguardia. A conquistare gli addetti ai lavori transalpini, infatti, è stata soprattutto la solidità difensiva della squadra. In sei partite di campionato il Lione ha subito solo tre gol. Tutti nella stessa partita: la sconfitta per 3-1 in casa del Rennes. Per il resto sono arrivati sei clean sheet fra Ligue 1 ed Europa League.
Dopo sei giornate i tifosi dell’Olympique hanno paura di svegliarsi. O che anche il più piccolo cambiamento possa far sgonfiare il sogno di un campionato di vertice. Una posizione comprensibile, visto anche che in questa stagione del Lione non sembra esserci niente di logico.
L'articolo Ma il Lione non doveva sparire? La parabola senza logica della squadra di Fonseca, da retrocessa a prima in campionato proviene da Il Fatto Quotidiano.