“La cosa più grave è che mi hanno pedinato. Mi sono preoccupato”: lo rivela Alex Britti in tribunale nel processo contro le cyber-spie di Equalize

  • Postato il 13 maggio 2025
  • Trending News
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Alex Britti è stato ascoltato, ieri pomeriggio 12 maggio, come testimone e persona offesa dal pm di Milano Francesco De Tommasi in uno dei tanti capitoli dell’inchiesta sulla presunta associazione per delinquere finalizzata ad una serie di accessi abusivi nelle banche dati. Il cantautore sarebbe stato pedinato e monitorato illecitamente dal gruppo delle presunte cyber-spie di Equalize. “Una vicenda, pedinamento compreso, che mi ha molto preoccupato”, ha detto l’artista.

In questo filone sul caso ai danni di Britti è indagato anche Fulvio Pravadelli, ex Publitalia e dg della Veneranda Fabbrica del Duomo, il quale, come si legge negli atti d’accusa dell’indagine, avrebbe chiesto “di acquisire informazioni pregiudizievoli sul conto del noto cantautore” che si stava separando da sua figlia. Britti, che nell’ipotesi della Procura sarebbe stato vittima di un dossieraggio, aveva depositato già lo scorso novembre, attraverso un legale, la nomina come persona offesa. “La cosa più grave è che mi hanno anche pedinato”, aveva fatto sapere l’artista ai pm.

Pravadelli, invece, difeso dal legale Jacopo Pensa, aveva spiegato che “l’oggetto dell’incarico conferito” ad Equalize, la società di Enrico Pazzali che sarebbe stato, per i pm, al vertice dell’associazione per delinquere, “si riferiva al procedimento giudiziario in corso tra sua figlia e il di lei ex compagno Alex Britti”. Oggetto del mandato, aveva chiarito il difensore, “conferito esclusivamente a tutela della figlia, non è mai stato quello di acquisire informazioni pregiudizievoli sul medesimo, né tantomeno di spiarne la vita“.

“Si è dunque trattato di un rapporto personale, passato attraverso lo studio legale di riferimento – aveva precisato il difensore di Pravadelli – e da condurre con la massima trasparenza, regolarmente documentato e retribuito da Fulvio Pravadelli”. C’è da aggiungere, aveva spiegato ancora l’avvocato Pensa, “che, alla fine, i dati acquisiti non sono stati neppure mai utilizzati, né sul piano legale, né tantomeno in altri ambiti”.

Dalle carte dell’indagine era emerso che ai danni di Britti e di un suo amico sarebbe stata tesa una trappola. “Noi li abbiamo fatti anche fermare, quando sono arrivati qua in stazione Centrale”, aveva detto intercettato Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto morto lo scorso marzo, “perché ci siamo inventati che potevano avere, non lui eh, quell’altro qualcosa!”. E l’hacker Nunzio Samuele Calamucci: “Qualcosa addosso. E invece c’è andata male!”.

Intanto l’artista si sta preparando per l’evento live Feat.Pop del 22 giugno alle Terme di Caracalla. Sul palco anche numerosi ospiti e collaborazioni. “Sto preparando uno spettacolo ricco di sfumature e momenti diversi, – ha dichiarato il cantautore, durante la presentazione del concerto – dall’energia del rock al calore del blues. Si passerà dal pop delle canzoni degli inizi fino ai pezzi più recenti, sofisticati e dalle atmosfere più rarefatte e jazzistiche ma sempre con dei potenti colpi di chitarra blues e funk”.

L'articolo “La cosa più grave è che mi hanno pedinato. Mi sono preoccupato”: lo rivela Alex Britti in tribunale nel processo contro le cyber-spie di Equalize proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti