“La comodità ci ha fatto diventare tutti scemi. Oggi si chiede a ChatGpt come relazionarsi con gli altri”: Paolo Crepet a teatro con “Il reato di pensare”
- Postato il 18 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il sociologo e psichiatra Paolo Crepet sarà nei teatri di tutta Italia con lo spettacolo “Il reato di pensare”, e, in vista dello spettacolo in Ticino in programma sabato 29 novembre al Palexpo Fevi di Locarno, ha rilasciato un’intervista rilasciata a Tio20. Crepet nel suo spettacolo affronta il tema della libertà di pensiero nella società contemporanea, che definisce “sempre più frammentata e inibita da paura e conformismo”.
Crepet cita un articolo del New York Times, in cui si leggeva che “il pensare è diventato un lusso per pochi. Non nel senso economico – continua lo psichiatra – ma è semplicemente elitario”. Il sociologo lega questa condizione sia al contesto economico e politico globale, sia “alle nuove tecnologie, inclusa ovviamente l’intelligenza artificiale”.
Per Crepet, la tecnologia ha progressivamente “tenuto in ostaggio la capacità di pensare. A fare da apripista è stato internet, poi i social media che già prefiguravano un cambiamento antropologico”. In questi spazi, aggiunge, “prendono vita forme di aggressività, di denigrazione dell’altro e di angoscia di non poter essere parte di un mondo, se non artificialmente. Che rischia così di essere banale”.
Il sociologo parla di un “erotismo della delega. Più fanno gli altri, meno facciamo noi, più siamo contenti. Oggi si chiede a Chatgpt persino come relazionarsi con gli altri, quali emozioni provare”. La vita, secondo Crepet, “si trasforma in un enorme scaffale di un supermercato, dove trovi qualsiasi cosa senza doverla più scoprire”.
Sulla diffusione dell’intelligenza artificiale, Crepet è netto: “Più che fonderci con le macchine abbiamo accettato di farci dominare da esse. È una dittatura digitale, non una democrazia”.
Riguardo ai giovani, osserva che “questa generazione occidentale ha tanti motivi per essere contenta in una gabbia comoda, arredata con tutti i comfort”. L’unica via d’uscita, conclude, è “aspirare a un mondo migliore, maggiormente indipendente. Perché questa comodità ha enormi effetti collaterali. Uno su tutti, quello di averci fatto diventare scemi”.
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