La città ciociara di Sora celebra i 100 anni dalla nascita dell’artista Michele Rosa. Ecco chi era
- Postato il 2 luglio 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Mi sono avvicinata alla ricerca di Michele Rosa (Sora, 1925 –2021) guardandola di lato, in silenzio. Forse è proprio questo l’atteggiamento di un curatore, rimanere sempre un passo indietro.
Chi è Michele Rosa
Ho conosciuto Michele Rosa ad ottobre 2020, in quella breve finestra temporale sospesa nel mezzo della pandemia. Ho visionato centinaia e centinaia di opere, conservate in diversi archivi fisici. Ho toccato decine e decine di fotografie da lui scattate negli Anni Settanta, audaci, provocatorie. L’ho guardato negli occhi. Nel parlargli mi sono sentita infinitesima – ma non per il timore di chi è più alto. Nella sua estrema lucidità mi raccontava di una realtà vera, di un’esistenza trascorsa nella pienezza del tempo presente. Ho visto la compulsività del gesto, l’inevitabilità delle scelte. Michele è uno spirito di libertà, lontano dalle dinamiche del potere e del sistema. È un’anima di ricerca, mai appagata dal suo fare e dal suo essere, migrante intellettuale mosso dal desiderio. Negli Anni Cinquanta frequenta la Facoltà di Architettura, a Roma, poi si trasferisce a Napoli. La sua ansia di sperimentare non gli permette di sostare.

L’arte di Michele Rosa
Vola verso le Americhe e si iscrive alla facoltà di Fine Arts a Champaign, nell’Illinois. Ma non basta. Lavora anche nel Dipartimento di Fisica Nucleare, sotto la direzione dello scienziato Gilberto Bernardini. Rientra in Italia nel 1956. Il Paese vive la profonda trasformazione del dopoguerra ma nelle province, nelle campagne, nelle colline del frusinate l’aria è ancora rarefatta. Michele girovaga, osserva, dipinge. Donne con i cesti sul capo, uomini con la vanga in mano, borghi intatti eppure scorticati dall’ultimo conflitto, memori di una bellezza ancestrale ormai al tramonto, ultime espressioni di una comunità rurale, che sta per svanire. Contemporaneamente appaiono gli ingranaggi della nuova industrializzazione, di un urbanesimo che porta con sé inedite contraddizioni. Michele è testimone del suo tempo, di ogni suo tempo.

Le mostre di Michele Rosa
A Roma frequenta il salotto culturale di Luchino Visconti, dipinge freneticamente, scrive, recensioni ed articoli, inizia l’attività espositiva partecipando a tante rassegne a Palazzo delle Esposizioni, alla GNAM, a molteplici Premi ed eventi internazionali, per poi dirigere il proprio interesse anche all’estero, a Parigi e Zagabria. È intellettuale impegnato e il suo mondo non è mai esclusivo. Nel 1961 è nominato direttore artistico della galleria La Saletta a Frosinone, luogo di dibattito e di confronto, e dal 1969 è promotore dell’Arte Club Esposizione a Sora, crocevia di artisti provenienti da tutta Italia. È interprete delle correnti culturali e dei mutamenti sociali: le sue tele raccontano le contestazioni dei giovani, della beat generation, le energie politiche e ideologiche del teatro d’avanguardia. Ogni opera è professione viva, diretta, presente nel presente. L’immaginario si stratifica e con esso l’impianto coloristico che attraversa i bruni pastosi e si converte in ritmi cangianti. Nel 1974 si ammala. La guarigione, dopo lunghi anni, porta con sé un cambio di registro. Rosa si allontana dalla scena culturale, pur continuando ad essere presente in mostre personali e collettive. La ricerca artistica diviene intima, scava nella finitezza, è insolubile, è tensione, è vita e morte. Michele sperimenta la propria vulnerabilità. Il presente entra in lui. Disperatamente, ma solo per un momento, prova a fissare l’attimo, compreso tra ciò che è passato e quello che è già futuro. Poi le forme si frammentano, i colori si sciolgono, le luci sorgono dal reale psichedelico, artificiale, virtuale. L’artista imprime i segni della liquidità del tempo, lo sguardo si fa carne, sostanza e corpo. “Chiuso in me stesso, in un isolamento sempre più drammatico e insofferente, ribollo di passioni e dipingo l’esistenza”. Dipinge l’esistenza incessantemente, continuamente, fino al suo ultimo respiro del 24 giugno 2021.

Le opere di Michele Rosa
Le opere di Michele Rosa sono esibizione della complessità del semplice ed ogni tela è presenza incarnata delle controversie della società, non illude, non si sottrae. Nella violenza dei colori, nella vorticosità delle linee, nell’inserzione di oggetti estranei, nella frantumazione e sovrapposizione di strati, si insinua un deliberato e fermo principio di giudizio. Inerme dinanzi ad un capitalismo dilagante, ad una globalizzazione che livella ogni sentimento, Michele Rosa difende lo spirito umano, ricerca una realtà in cui poter sperare, crede nel silenzio, in una segreta rinascita. Le tele si popolano di figurazioni di pura essenza, trascendono la disperazione e l’angoscia, si depurano dagli orpelli, accolgono trame, decori ed elementi di scarto, si stagliano nella loro dichiarata liberazione. In un estremo atto poetico, diventano figure femminili, consapevoli della propria potenza simbolica, delineate in un complesso atlante emotivo. Diventano cieli e galassie, supernove e buchi neri, virus ed esseri invisibili, forze primordiali e immutabili con le quali l’umanità misura la propria costituzione.
La produzione artistica di Michele Rosa
Di fronte all’iper-produzioni di immagini che ogni giorno si affastellano sui social, su giornali e riviste, davanti allo scorrere infinito di opere, foto, video, progetti, esposizioni di tutti i generi e tempi, è nata in me un’esigenza stringente ed impellente. E, come Federico Ferrari, mi ritrovo a dire: “Datemi del visibile, datemi delle visioni. Vorrei vedere, vorrei qualcuno che mi facesse davvero vedere, vorrei un’immagine che sfondi il muro dell’irrealtà” (Federico Ferrari, Cafard visuale, in Antinomie, 12 marzo 2021). Nelle opere di Michele Rosa ho visto una verità, un reale che è giunto a me nella sua purezza. Non condito da erudizione, non mediato da interesse. Ed è questo anelito di realtà che ho voluto presentare nelle mostre per il Centenario della nascita, dal 3 luglio al 31 ottobre, in diverse sedi: il Museo della Media Valle del Liri di Sora – città natale dell’artista – la Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino, il Rettorato Unicas di Cassino, lo spazio Europa Experience – David Sassoli di Roma, la Pinacoteca Civica di Gaeta. Non ci accontentiamo di quello che guardiamo. Proviamo a vedere.
Roberta Melasecca
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L’articolo "La città ciociara di Sora celebra i 100 anni dalla nascita dell’artista Michele Rosa. Ecco chi era " è apparso per la prima volta su Artribune®.