“La bara deve costare poco perché tanto andrà bruciata. Il vestito ce l’ho, è di Dior. Buttatemi in mare, quello che vi pare…”: Ornella Vanoni e il suo “piano” per il funerale
- Postato il 22 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“La bara deve costare poco, perché tanto andrà bruciata. Poi buttatemi in mare, quello che vi pare. Mi piacerebbe Venezia, ma fate come volete. Il vestito ce l’ho, è di Dior“. Ornella Vanoni parlava della propria morte con una serenità spiazzante. Ironica, lucida, talvolta provocatoria, affrontava quell’ultima soglia con la stessa ironia con cui raccontava le vicissitudini della vita. La grande interprete della musica italiana, scomparsa il 21 novembre 2025 all’età di 91 anni per un arresto cardiocircolatorio, aveva abbattuto l’ultimo tabù della società: quello sulla morte e sui soldi, dando precise disposizioni per il suo funerale.
Ornella aveva organizzato tutto con largo anticipo, come testimoniato dalle sue dichiarazioni rilasciate negli ultimi anni. Un atto di amore nei confronti dei suoi cari, ma anche un modo per avere l’ultima, salda parola sul suo saluto finale. Era stata lei stessa a raccontarlo in una delle sue apparizioni da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” lo scorso maggio: “Mi sono già organizzata. La bara deve costare poco perché devo essere bruciata”, disse, strappando una risata al pubblico. Poi aggiunse:
“Buttatemi in mare, quello che vi pare… Mi piacerebbe Venezia. Il vestito ce l’ho, è di Dior. Mi farò truccare dalla mia truccatrice. Farò un figurone. Non voglio morire tardi, non potrei sopportare di stare a casa senza far niente”. E ancora, raccontò: “Ho chiesto a Paolo Fresu di suonare al mio funerale”. E Fresu, con affetto, aveva risposto: “Va bene, ma tu dovrai cantare al mio”.
La serenità di fronte alla fine era frutto di una lucida consapevolezza. Nelle sue interviste degli ultimi anni aveva affrontato sempre con franchezza il tema dell’età avanzata. In una delle sue ultime apparizioni televisive, ospite da Silvia Toffanin a Verissimo, era rimasta di una sincerità disarmante: “Arriva un’età in cui ci si pensa. So di non avere davanti mille anni. Bisogna vivere ogni giorno”. Pochi mesi prima aveva parlato di una “morte vicina” senza nessun tremito di voce. Con la naturalezza di chi ha vissuto tante vite e non teme l’ultima. A maggio aveva detto: “Ho quasi 91 anni e non desidero vivere troppo a lungo. Voglio continuare finché la vita mi dà qualcosa. Quando questo equilibrio verrà meno, non vorrò più esserci. Oggi sono serena”. A Vanity Fair aveva ammesso che un tempo la spaventava la sofferenza, non la morte in sé. Oggi, diceva, “ti fanno la morfina e non senti più niente. Si muore dolcemente”.
Tra le tante frasi che negli ultimi anni aveva regalato alle interviste, una risuona più limpida delle altre: “Non ho paura della morte”. La pronunciava con un sorriso largo e con quella leggerezza che era, più che un tratto di carattere, una forma di saggezza. Parlava spesso dell’idea del tempo che scorre, della vecchiaia come uno spazio da abitare con ironia. In un’altra occasione aveva detto: “Ci sono date di nascita non segnate nei documenti ma scolpite nell’anima”, un riferimento alla propria identità artistica, al percorso che non si misura solo in anni ma in metamorfosi.
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