La banda dei pentiti e il traffico di droga dalla Spagna: l’ex boss barese Domenico Milella condannato a quasi 8 anni
- Postato il 7 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. La giudice Carla Pastorini ha condannato in abbreviato con pene fino a 8 anni di carcere dieci imputati finiti nei guai grazie a un’inchiesta della squadra mobile che l’anno scorso aveva sgominato due gruppi criminali distinti ma collegati: uno con base a Torino, con ramificazioni in Spagna, e un altro a Genova, composto da alcuni pentiti finiti nei programmi di protezione che gestivano l’importazione di cocaina dalla Spagna verso il Nord Italia.
L’indagine era nata dopo una rapina da film avvenuta il 17 dicembre 2022 nel parcheggio sotterraneo del supermercato Basko di Molassana e sventata grazie a un finanziere fuori servizio. Durante quell’intervento il militare si era visto puntare un coltello alla gola da un uomo che le indagini hanno dimostrato essere il collaboratore di giustizia Domenico Milella, ex boss della criminalità barese, che da qualche tempo era sotto protezione tra Genova e La Spezia.
Domenico Milella è stato condannato oggi a 7 anni e 10 mesi di carcere e 23.400 euro di multa. La pena più alta per Antonio Enzo Masotina, considerato uno dei suoi più stretti collaboratori 10 anni e 8 mesi. Le altre condanne: Mirko Salvatore Celi, 8 anni e 20 giorni; Francesco Keoma Iemma, 7 anni e 6 mesi; Jessica Rinaldi, 3 anni; Davide Pellegrino Lauria 2 anni e 8 mesi, Ivan Loiacono, 4 anni e 8 mesi; Alfonso Capotosto, 4 anni; Milena Donofrio, 1 e 8 mesi; Gabriele Lavozza, 3 anni e 6 mesi e Andrea Mola, 4 anni.
Condanne per tutti gli imputati quindi, ma alcuni di loro che erano accusati anche di associazione per delinquere sono stati assolti solo per quel reato che non è stato riconosciuto dalla giudice.
Secondo l’accusa, coordinata dalla pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Genova, Monica Abbatecola, Domenico Milella, già a capo di un gruppo criminale radicato nel barese, avrebbe gestito dal 2019 una fitta rete di traffici di cocaina, hashish e marijuana tra la Liguria e la Puglia. L’ex boss, poi diventato collaboratore di giustizia nel 2020, avrebbe mantenuto contatti diretti con fornitori e corrieri, coordinando gli scambi e i flussi di denaro. Lo scorso novembre grazie a un’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Nicoletta Guerrero, erano finite in carcere 16 persone. Due di loro, appartenenti alla banda dei pentiti pugliesi, si trovavano già in cella. Uno degli arresti era stato fatto in Spagna dove si era trasferito uno dei narcotrafficanti originari del torinese (qui la ricostruzione dell’indagine).
La tentata rapina nel parcheggio della Basko
Quella sera un finanziere fuori servizio aveva notato un uomo aggredito da altri due all’interno di di una jeep parcheggiata. Aveva urlato “polizia” ed era riuscito temporaneamente a bloccare uno dei presunti aggressori che però aveva estratto un coltello ed era poi riuscito a fuggire a bordo di un’altra auto su cui era salito il complice. Anche l’autista della jeep era fuggito a piedi dileguandosi. All’arrivo delle volanti, chiamate dal finanziere i poliziotti avevano scoperto che nell’auto in un doppio fondo c’erano sei chilogrammi di cocaina, soldi contanti e una pistola. Dalle indagini avviate dalla sezione antidroga della squadra mobile diretta dal commissario capo Orlando Fasano era emerso che a organizzarla era stato un gruppo, con base in Puglia, formato in gran parte da collaboratori di giustizia: avevano fintamente commissionato l’acquisto di un carico di droga da un gruppo di narcos ma al momento dello scambio, avevano tentato di sottrarre il carico. L’operazione era fallita. Le indagini si erano quindi mosse su un doppio filone. Da un lato hanno consentito di sgominare un’organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti con base tra la Spagna e il Piemonte, in particolare il torinese. Il gruppo effettuava grosse spedizioni in Italia passando sempre attraverso la frontiera di Ventimiglia e sempre con corrieri e auto con il doppio fondo. Dall’altro gli investigatori hanno scoperto l’esistenza di un gruppo di collaboratori di giustizia che in una sorta di ‘revival’ criminale volevano creare una loro zona di spaccio. La loro prima piazza avrebbe dovuto essere quella genovese ma poco la spedizione clamorosamente fallita a Molassana, si sono orientati sulla Spezia.