Khamenei riappare in un video: “Duro schiaffo all’America. Abbiamo trionfato, non ci arrenderemo mai”
- Postato il 26 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Dopo oltre una settimana di silenzio assoluto, il leader supremo iraniano Ali Khamenei è tornato a farsi vedere, rompendo l’assenza con un video messaggio diffuso dalla tv di Stato. La sua apparizione ha immediatamente messo a tacere le insistenti speculazioni sulla sua sorte, alimentate da otto giorni senza comunicazioni ufficiali né apparizioni pubbliche, in un momento delicatissimo per la Repubblica Islamica. La scena in cui è stato ripreso era identica all’ultima: tende marroni, la bandiera iraniana alla sua destra e il ritratto dell’ayatollah Khomeini alla sinistra. Il messaggio è stato chiaro: Khamenei si trova ancora nel bunker che lo ha protetto durante i bombardamenti israeliani.
Il leader religioso, con il turbante nero dei Sayyid, ha esordito con parole solenni: “Le seconde congratulazioni sono per la vittoria del nostro caro Iran sul regime americano”. Ha sottolineato come gli Stati Uniti siano entrati in guerra solo per evitare la caduta di Israele, senza però riuscire a ottenere alcun risultato significativo. Ha definito il coinvolgimento americano un fallimento e ha rivendicato: “Anche in questo caso, la Repubblica Islamica è uscita vittoriosa e, in cambio, ha sferrato un duro schiaffo in faccia agli Usa”. Secondo l’ayatollah, Washington avrebbe utilizzato il pretesto del nucleare per giustificare l’aggressione, mentre il vero obiettivo era piegare l’Iran: “Vogliono che l’Iran si arrenda, l’Iran non si arrenderà mai”, ha dichiarato con tono deciso.
Le ombre sul silenzio e il bunker della paura
Il ritorno di Khamenei non cancella i dubbi e le paure emersi nei giorni della sua assenza. Da una settimana non appariva in pubblico: solo pochi messaggi gestiti dal suo staff sui social, piattaforme che lui stesso vieta alla popolazione iraniana. Nessuna comunicazione dopo i bombardamenti americani sui siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan, né una parola durante l’annuncio del cessate il fuoco. Questo silenzio, anomalo rispetto agli standard comunicativi della Guida Suprema, ha generato un’ondata di voci incontrollate.
Anche la televisione di Stato, solitamente allineata con la narrazione ufficiale, ha lasciato trapelare preoccupazione. In diretta, un conduttore ha chiesto a Mehdi Fazaeli, dell’ufficio della Guida Suprema, rassicurazioni sullo stato di salute dell’ayatollah. Fazaeli si è limitato a dire: “Dobbiamo pregare tutti. Chi deve proteggere la Guida Suprema sta facendo il suo dovere”. La frase conclusiva, “se Dio vuole”, ha sollevato inquietudine tra i sostenitori del regime e sarcasmo tra i suoi oppositori.
Nel frattempo, da Teheran trapelavano voci sempre più drammatiche. “Si dice che sia morto in un bombardamento”, scriveva qualcuno. Secondo alcune fonti, Khamenei si sarebbe trovato isolato in un bunker, con le comunicazioni interrotte per timore di un tracciamento da parte del Mossad. Alcune indiscrezioni, riportate anche dal Corriere, parlano di un messaggio intimidatorio dell’intelligence americana con le coordinate del suo rifugio, come pressione per accettare il cessate il fuoco.
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