Italia-Norvegia, il giorno degli sciacalli

  • Postato il 17 novembre 2025
  • Di Panorama
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Il giorno dopo è, se possibile, pure peggio della notte di San Siro. E’ il giorno di quelli che non vedevano l’ora di imbastire il solito processo al calcio italiano, censori in servizio permanente ed effettivo disoccupati all’intervallo della sfida tra Italia e Norvegia (li vedo nel panico… “Che si fa se li battiamo e andiamo fuori praticamente avendo vinto sempre? Con chi ce la prendiamo?”) e tornati al centro della scena un’ora più tardi. L’Italia di Gattuso ha subito quattro schiaffi dolorosissimi per mano di Haaland e compagni che , sommati a quelli incassati a Oslo a inizio giugno, rendono ineluttabile e corretto il fatto che al Mondiale per le vie brevi vada la Norvegia e noi no. Punto.

Da qui in poi, però, le strade si dividono e il modo in cui è maturato il ko di San Siro è il peggiore in assoluto per chi a marzo proverà a costruire la qualificazione mondiale passando dai playoff e il migliore, quasi un sogno, per tutti gli altri. Gli sciacalli e sciacalletti che da tempo usano (anche) la nazionale per regolare i propri conti. L’Italia vince? Sono scarsi gli avversari o è stata fortunata (c’è chi l’ha sostenuto a denti stretti dopo il trionfo di Wembley). Perde? Via tutti, federazione, dirigenti, commissario tecnico, responsabili a qualsiasi livello per fare posto al nuovo. Che poi, in tanti casi, altri non sono che nuovi dirigenti che nel calcio ci stanno da vent’anni senza apprezzabili risultati e avendo combinato discreti casini. Non il nuovo che avanza, insomma.

Non è vero che siamo una nazionale scarsa: lo dicono i risultati dei club

Poco conta. La debacle di San Siro, umiliante nei termini del punteggio e per come è maturata, è la palude perfetta dove lavorare per i prossimi tre mesi. In tanti sperano che la nazionale metta fine alla maledizione, prendendo il pass per il Mondiale, ma c’è anche una fetta di tifosi di una nuova eliminazione e anche con loro Gattuso dovrà confrontarsi nel corso dell’inverno.

Ci sono alcune verità che è bene dirsi in queste ore difficili. La prima è che la Norvegia di Haaland, Nusa e Sorloth ha qualità offensive ed equilibrio tattico superiore di gran lunga a quello italiano e che metterebbero in seria difficoltà quasi tutte le nazionali del Vecchio Continente, con l’eccezione forse di Francia e Spagna. Non bisogna vergognarsi di essere inferiori a un avversario, ma al tempo stesso è troppo comodo dire che questa è la peggiore nazionale italiana mai vista.

A San Siro l’Italia schierava mezza squadra che a maggio ha giocato la finale di Champions League (Donnarumma, Bastoni, Dimarco e Barella) o quella finale l’aveva costruita da protagonista (Frattesi), con il contorno di due campioni d’Europa (Di Lorenzo e Locatelli) e altri titolari nelle rispettive formazioni di club. Con a casa Tonali e Calafiori che conoscono ritmi e qualità della Premier League. S’è visto di peggio, ma con la testa più libera di quella popolata da incubi che ormai ci caratterizza e condiziona.

Il calcio italiano si è evoluto negli ultimi anni. Il nostro campionato è inferiore alla Premier League e alle punte d’eccellenza di Spagna (Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid), Germania (Bayern Monaco) e Francia (Psg) ma qui ci fermiamo. Dal 2021 a ieri abbiamo fatto due finali di Champions League più una semifinale, una vittoria e una finale di Europa League, una e due finali di Conference League. Simone Inzaghi e Gasperini, tanto per fare due nomi, hanno allenatore meravigliose squadre italiane competitive in Europa e innervate di calciatori azzurrabili.

Italia, il peso dei fallimenti del passato: ma meritiamo di andare al Mondiale

Non siamo scarsi, ma in nazionale non siamo squadra. Il punto è tutto qui, drammaticamente difficile da risolvere e per il quale abbiamo bisogno di un aiuto esterno come tutte le altre nazionali in difficoltà. La Germania ha rischiato la nostra stessa fine perdendo in Slovacchia che poi, però, si è suicidata contro l’Irlanda del Nord. Il Belgio andrà al Mondiale avendo pareggiato due volte con la Macedonia del Nord e una con il Kazakistan (156 del ranking Fifa): non hanno fatto né peggio né meglio di noi, ma non hanno il problema degli spareggi.

A proposito dei cervellotici playoff inventati dalla Uefa, conseguenza dei criteri esclusivamente politici e molto poco di merito sportivo partoriti dalla Fifa di Infantino, questa nazionale merita di avere in sorte non la Svezia nella prima sfida e un’eventuale finale in casa e non fuori. Non sarebbe fortuna, ma una specie di risarcimento postumo visto che nel 2021 fummo sciagurati con la Macedonia del Nord ma comunque avremmo dovuto compiere un’impresa in Portogallo (chissà poi perché…).

Lo diciamo e scriviamo per l’ultima volta, visto che aver sollevato il tema ha causato a Gattuso un’ondata di critiche dei benpensanti, quelli che per la loro squadra del cuore sono disposti a vedere complotti anche dove non ci sono e per la nazionale vestono gli abiti dei censori. La questione criteri dovrebbe appartenere alla Figc e a Gravina e sarebbe ora di affrontarla a petto in fuori: non riguarda solo l’Italia ma in generale l’Europa che ha 26 delle prime 48 squadre del ranking mondiale e ne porta 12 direttamente e 4 passando da uno spareggio totalmente casuale.

Autore
Panorama

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