Io uomo di destra non sto con Israele. Siamo uomini ed eredi di civiltà dell’umanesimo

Pierfranco Bruni

Credo, sia giunto il tempo di prendere le distanze da una arroganza e da uno strapotere che vede Israele al centro di costanti provocazioni.
Non ha alcuna logica politica e storica che l’Europa, l’intero Occidente e l’Italia compresa stiano dalla parte, in questa precisa temperie, di Trump che minaccia ormai mezzo pianeta.
Io uomo di destra per formazione eredità e cultura non condivido assolutamente una inerme Europa che dimostra il suo completo fallimento. Non posso condividere ciò che l’Occidente esprime.
Eppure questo Occidente è stato disegnato come la geografia della vera civiltà. Non è affatto così. È un Occidente alla deriva. È una Europa completamente assente.
Ha superato persino la sua agonia (per dirla con “L’agonia dell’Europa” di Maria Zambrano degli anni Trenta) e si può essere solo contro l’Europa. Ida Magli ha combattuto una vita per farci capire la pochezza di questa Europa (cfr. “Contro l’Europa”, di alcuni anni fa) che misura una sottomissione farneticante.
Come possiamo fidarci di questo Occidente che invece di creare percorsi di pace di dialogo di umanità istiga ai bombardamenti.
È pur vero che il conflitto tutto interno tra Russia e Ucraina si sarebbe potuto risolvere subito se ci fosse stato un interlocutore terzo sereno. È inutile insistere che la Ucraina è nell’Europa. Non lo è per linguaggio. Non lo è per tradizione. Non lo è soprattutto perché questa Europa non la considera europea. L’Europa è quella che segnò i confini nel tempo della Grande Guerra.
Cosa è cambiato da allora? L’assetto post Fascismo ha raccontato un’altra storia spaccando il mondo in due o quattro emisferi. Il Giappone, l’ho già detto in altra occasione, è caduto per mano americana. È rinato ed è diventato una potenza eccezionale. Mishima dovrebbe viverla oggi nonostante un Occidente che, nonostante l’urlo e la rabbia, ha diviso ancora il pianeta.
Come è possibile che l’Europa non prenda una posizione forte, davanti ai guerrafondai del Mediterraneo, sapendo che nel proprio DNA c’è la cultura araba islamica persiana accanto a quella cristiana. Gaza è un terribile termometro sul quale non si riflette abbastanza.
Le nostre radici sono grecolatine certamente ma sono anche arabe. Da Omero a Virgilio, da Dante a D’Annunzio. Lo si vuole capire o no. Siamo anche figli delle Mille e una notte.
Quando si capirà nel profondo ciò si comprenderà che non si può stare dalla parte di Israele. In fondo per chi ha una radice marcatamente di destra non può accettare che Israele faccia da padrone.
Certo, non si tratta di speculazioni ideologiche o di grezza visione ideologica. Ma di essere uomini. Uomini veri. Oltre ogni steccato. Uomini che pongono al centro l’essere delle civiltà e non il dollaro o l’euro o le centrali tetmonucleari o i barili di petrolio.
Queste guerre devono cessare. Si stia contro le guerre e non con un apparato o l’altro. Si ponga al centro la umanizzazione dei popoli e non i conflitti gli scontri le armi. Siamo uomini e non Cose.

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al  Ministero della Cultura

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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