“Io, attivista green di Ultima Generazione, sorvegliato speciale come un mafioso: il ddl sicurezza criminalizza il dissenso”

Di Giacomo Baggio, Ultima Generazione

Milano, una notte tropicale d’agosto (la 33esima del 2024) e una busta nella cassetta delle lettere. Un avvocato d’ufficio mi scrive per farmi sapere che la Questura di Roma chiede “l’applicazione della Misura di Prevenzione della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza per anni 2 con divieto di soggiorno nel Comune di Roma, e divieto di partecipare a manifestazioni di ogni genere, anche sportive, e a spettacoli musicali [omissis], obbligo di permanenza domiciliare dalle ore 20:00 alle ore 7:00 e obbligo di presentarsi alla P.G.”. In casa respiro la stessa sensazione di isolamento che si percepisce nelle strade di una Milano svuotata dal solito esodo estivo. La Questura ha deciso di isolarmi, di chiudere la chiave della mia porta di casa dopo le otto di sera, di non permettermi di uscire dalla mia città. La domanda che sorge a questo punto è: “Perché?”.

Da quasi due anni partecipo alle azioni nonviolente promosse da Ultima Generazione per richiedere un fondo preventivo per ripagare i danni da calamità ed eventi climatici estremi e questo, per la questura romana, significa essere una persona socialmente pericolosa, una persona da sorvegliare. Ricordo, per chi non fosse avvezzo a questi temi, che la sorveglianza speciale è una misura di prevenzione prevista dal d.lgs. n. 159/2011, ossia dal c.d. Codice Antimafia. Proprio così, la Questura, rectius il ministro Piantedosi, equipara cittadini comuni che protestano, in modo nonviolento, per la crisi climatica alla stregua dei mafiosi. O siamo davanti a un errore oppure siamo davanti a un governo che ha perso la sua autorevolezza e pensa che, con misure di sicurezza (a chi piace la storia, ricordo che il confino era una misura di sicurezza) e l’introduzione di nuovi reati, possa ritornare a farsi rispettare. Penso sia la seconda, ma non perché sia un cospirazionista della Prima repubblica, ma proprio alla luce della discussione del nuovo ddl sicurezza a firma del trio Piantedosi, Nordio e Crosetto in discussione in Parlamento in questi giorni.

Il nuovo ddl introduce infatti tredici nuove fattispecie di reato e aggravanti. Inutile dire che ci si domanda, nel caso il ddl arrivasse “vittorioso” alla fine del rapidissimo – ma solo in questo caso – procedimento legislativo, per quanto tempo i giudici costituzionali lo lasceranno in vita. Innumerevoli sono infatti le norme con possibili aspetti di incostituzionalità. Prima fra tutte la nuova fattispecie di reato che punisce chi blocca una strada o una ferrovia per protesta, la norma “anti Gandhi” come battezzata dalle opposizioni. Il nuovo reato prevede la reclusione in carcere da 6 mesi a due anni, se a interrompere il traffico o la circolazione sui binari sono due o più persone. Evidente la violazione del principio di proporzionalità della pena, previsto dagli artt. 25, comma 2 e 27, comma 3 della Costituzione, per il quale qualsiasi sanzione debba essere proporzionale all’offensività della condotta posta in essere. Sanzioni di questo tipo mirano a bloccare ed evitare qualsiasi azione, anche nonviolenta, che provi a portare il minimo disturbo necessario a portare una voce contraria a quella governativa. Una voce, quella della critica e del dibattito, che un Governo che si professa democratico dovrebbe tutelare e non soffocare.

Con queste nuove norme e con misure preventive come la sorveglianza speciale a mio carico, il governo mira a bloccare non solo gli “ecoterroristi”, ma soprattutto i lavoratori, penso agli operai dell’Ansaldo Energia, dell’ex Ilva, che protestano per una condizione lavorativa migliore. Ringraziamo il governo per questa nuova azione di alto valore democratico. Ringraziamolo per continuare a isolare la propria cittadinanza.

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Il Fatto Quotidiano

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