Inverigo, il sindaco fa togliere lo striscione per la pace da una scuola primaria: credo dovremmo dare il voto ai bambini
- Postato il 7 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il sindaco pedagogista ci mancava. Per fortuna è arrivato Francesco Vincenzi, primo cittadino di Inverigo che ha difeso gli incoscienti, ingenui e innocenti bambini del suo paese da quegli orribili insegnanti estremisti pacifisti e pertanto sicuramente comunisti che hanno strumentalizzato decine di minori parlando addirittura di pace.
Anziché insegnare in maniera neutrale a scrivere, leggere e far di conto, a imparare l’altezza dei monti della Lombardia e la lunghezza del fiume Po, questi facinorosi maestri della scuola primaria “Don Gnocchi” – forse pensando stupidamente che esiste (va) la libertà d’insegnamento – si son messi nelle classi a lavorare sul tema della pace, magari spiegando anche la guerra tra Palestina e Israele o quella tra Russia e Ucraina. Vere e proprie lezioni di politica per poi osare persino appendere uno striscione rosso con sopra una scritta in bianco: “Pace”.
L’avessero fatto almeno verde. No! Sicuramente la scelta del rosso non dev’essere stata casuale ma potrebbe richiamare alla memoria dei bambini la bandiera con falce e martello del Pci o quella della Cgil o ancor peggio quella dell’Unione sovietica. Tutti messaggi indiretti e trasversali che menti sopraffine come quelle degli insegnanti devono aver studiato per inculcare l’idea di pace a degli innocenti bambini.
Vincenzi è il nostro nuovo eroe. Lo immagino mentre prende la difficile decisione di far rimuovere lo striscione “per motivi di sicurezza”. Lo penso mentre scrive la sua ordinanza con sulla scrivania Educazione e pace di Maria Montessori, Democrazia ed educazione di John Dewey e Il diritto del bambino al rispetto di Janusz Korczak.
Non dev’essere stato semplice per il sindaco pedagogista non ascoltare gli studenti ma il suo super ego e finalmente decidere: “Tutte le idee e tutti i pensieri dovrebbero trovare spazio”, ha detto. Nella nota inviata ai genitori, Vincenzi poi ha scritto che i lavori degli studenti vengono “valorizzati e incoraggiati”, ma solo se “liberamente esposti all’interno degli spazi scolastici a ciò preposti” e che la scuola dovrebbe rimanere “un ambiente neutrale, dedicato all’educazione e all’insegnamento, evitando così di generare inutili polemiche”. E poi sia chiaro “da noi nessuno è favorevole alla guerra, ma le scuole non dovrebbero essere coinvolte, specialmente le elementari”.
Forse, in questo Paese dove vota anche chi è affetto da Alzheimer, dovremmo iniziare a pensare di dare il voto ai bambini. Si chiama “Demeny voting” ed è una proposta seria di cui si discute in alcuni Paesi come Germania e Giappone, perché è ora che anche i pensieri dei bambini siano adeguatamente riconosciuti e non schiacciati. Da maestro, da cittadino che difende da una vita il diritto del bambino ad avere rispetto nei prossimi giorni andrò a Inverigo per portare la mia solidarietà alla scuola e per chiedere un appuntamento al sindaco.
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