Intelligence e spazio, la nuova frontiera della sicurezza nazionale

  • Postato il 16 aprile 2025
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  • Di Formiche
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C’è un filo sottile – e sempre più teso – che collega l’orbita terrestre bassa agli equilibri geopolitici globali. Lo spazio, una volta dominio esclusivo delle superpotenze in chiave esplorativa e scientifica, è oggi crocevia sensibile di interessi nazionali, sicurezza strategica e competizione tecnologica. L’Europa se ne è accorta da tempo. L’Italia, da protagonista silenziosa ma tenace, sta iniziando a dotarsi degli strumenti per rispondere alle nuove sfide con una postura più strutturata e consapevole.

In questo scenario, parlare di spazio significa inevitabilmente parlare anche di difesa, intelligence, cyber e capacità industriale. Ma la vera partita, in questa fase, si gioca sull’integrazione tra istituzioni civili e militari, tra settore pubblico e privato, tra innovazione e protezione.

È in questo quadro che si colloca la firma della convenzione tra l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis). A siglare la convenzione, il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, e il direttore del Dis, Vittorio Rizzi. Un’intesa che aggiorna e consolida un percorso già avviato negli anni scorsi, ma che ora compie ulteriori passi in avanti. Perché, oggi più che mai, lo spazio è sicurezza.

Il documento non è un semplice protocollo tecnico, ma costituisce l’espressione di una visione strategica, che trova a sua volta fondamento negli Indirizzi del governo in materia spaziale e aerospaziale, approvati a inizio anno. Tali indirizzi – a lungo attesi – mettono nero su bianco il ruolo dello spazio come pilastro della sicurezza nazionale, ponendo l’accento sulla necessità di proteggere gli asset critici fin dalle prime fasi progettuali, lungo l’intero ciclo di vita, con attenzione particolare alle informazioni classificate, alla resilienza infrastrutturale e alla continuità operativa in caso di minacce ibride.

In questo contesto, la collaborazione tra Asi e Dis assume un ruolo strategico, non solo per definire i requisiti di sicurezza nei programmi spaziali, ma anche per sviluppare una cultura comune tra i mondi della ricerca scientifica e dell’Intelligence. È un passaggio culturale oltre che operativo, necessario per affrontare un dominio in cui i confini tra civile e militare si fanno ogni giorno più labili.

La posta in gioco non è solo tecnologica. È politica, industriale, diplomatica. È la capacità del Paese di muoversi con autonomia strategica in un ambiente sempre più affollato e competitivo, dove la vera differenza non la fa chi arriva primo, ma chi costruisce alleanze solide, filiere resilienti e visioni di lungo periodo. L’Italia sta provando a farlo e ogni mossa in questa direzione rappresenta un investimento sulla sicurezza nazionale. Ma tra interconnessioni digitali, asset da proteggere e minacce ibride in continua evoluzione, la sfida sarà mantenere quel delicato equilibrio tra apertura tecnologica e protezione strategica, senza perdere slancio né lucidità.

Perché nel dominio spaziale, ben più che altrove, chi si muove con visione oggi potrà contare sulla sicurezza – e sull’autonomia – di domani. Lo spazio, d’altronde, non aspetta.

Autore
Formiche

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