Ingiuste detenzioni, scontro in maggioranza tra Costa e Delmastro: “Intervenga la Corte dei conti”
- Postato il 3 luglio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Uno super garantista. L’altro super giustizialista. Il primo deputato di Forza Italia. E da un paio di settimane anche vicepresidente della commissione Giustizia della Camera. L’altro non solo sottosegretario alla Giustizia, ma sempre super protetto da Giorgia Meloni. L’uno di fronte all’altro, Enrico Costa e Andrea Delmastro Delle Vedove. Che alla Camera, in commissione, si scontrano a brutto muso sulla sostanza e sui numeri dell’ingiusta detenzione. Quando, cioè, un pm mette in galera un suo inquisito senza che ci siano prove ed effettiva necessità. Un leit motiv, quest’ultimo, per Costa. Che da anni batte e ribatte sempre lo stesso tasto. Al punto da presentare, a novembre dell’anno scorso, un emendamento al ddl che modifica le competenze della Corte dei conti per imporre l’obbligo automatico, per il ministero della Giustizia, di comunicare alla procura contabile le domande di risarcimento per ingiusta detenzione già accolte e per quantificare poi il conseguente danno erariale sui magistrati.
In commissione rieccoli di fronte. Agguerritissimi. Costa “interroga” Delmastro proprio sulle ingiuste detenzioni. Premette che “dal 1992 lo Stato ha speso 900 milioni di euro in risarcimenti in questo capitolo di spesa, quindi c’è stato un danno per l’erario”. Si tratta di “cittadini innocenti privati della libertà anche se archiviati o assolti”. Qualcuno, e quanto, ha pagato per questo? Gli risulta “solo un caso del 2010 di un magistrato di Salerno per arresti domiciliari”. Dunque “i casi ci sono, ma la Corte dei conti non riceve le segnalazioni? E che fa il ministero della Giustizia, raccoglie solo i dati statistici? Quante segnalazioni per danno erariale ha inviato alla Corte Conti?”.
E qui Delmastro, come un treno, legge un testo di tre cartelle che gli hanno scritto i suoi. E cita le 94.168 misure cautelari del 2024, il 56% in custodia cautelare. Per riparare le ingiuste detenzioni ecco 26,9 milioni di euro, rispetto ai 43 milioni di cinque anni prima. E chiosa: “Dati ancora troppo elevati per uno stato di diritto e che impongono una necessaria riflessione”. Proprio il giustizialista di destra Delmastro è costretto a dire che “in un ordinamento democratico chi è stato ingiustamente privato della libertà personale ha diritto a una congrua riparazione per i danni morali e materiali subiti”. Latineggia con quel “accertata ex post come utiliter data”. Parla di “ristoro per la libertà ingiustamente compressa, indipendentemente dall’erroneità del provvedimento giurisdizionale posto a base della detenzione”.
E qui eccolo in contrasto con Costa quando afferma che “il riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione non può essere ritenuto di per sé indice di sussistenza di responsabilità disciplinare a carico dei magistrati che abbiano richiesto, applicato e confermato il provvedimento restrittivo risultato ingiusto”. Perché, sostiene, la responsabilità disciplinare “presuppone il dolo o la colpa grave nell’adozione del provvedimento restrittivo”. E quindi, dando del tutto torto alle idee di Costa, sostiene che “non c’è una necessaria correlazione tra i dati relativi all’ingiusta detenzione e quelli relativi ai procedimenti disciplinari iniziati a carico dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni”. Cita pure “l’attento monitoraggio avviato dall’ispettorato generale sulle ordinanze di accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione”, da cui “non è emersa alcuna correlazione tra i provvedimenti e gli illeciti disciplinari dei magistrati”. E qui cita i procedimenti disciplinari sulle toghe tra il 2017 e il 2024 che riguardano le ingiuste detenzioni e che risultano “sempre altalenanti e comunque registrano un calo”, ma “nell’88,7% dei casi gli illeciti si sono conclusi con esito positivo, cioè con l’assoluzione e il non doversi procedere, mentre l’esito negativo c’è stato solo nel restante 11,3%, con la punizione della censura, dell’ammonimento, e del trasferimento”.
E proprio su quest’ultimo passaggio si scatena Costa. “La mia traduzione di quanto dice Delmastro è che paga solo lo Stato”. Cita “le zero segnalazioni del 2024 per l’azione disciplinare”. Poi quelle “pari a zero per l’ingiusta detenzione”. Registra un errore commesso da Delmastro, perché non si tratta dell’89% di azioni disciplinari concluse con esito positivo tra il 2019 e il 2024, “ma solo di 89 azioni disciplinari in tutto”. C’è un “%” di troppo. Con il seguente esito, “44 non doversi procedere, 28 assoluzioni, 8 censure, 1 trasferimento, 8 ancora in corso”. E conclude: “Quindi in totale, su 5.933 errori, solo 9 condanne, sanzionato lo 0,15% degli errori”. Poi mette sul banco degli imputati proprio via Arenula: “Un dato balza agli occhi. La progressiva riduzione delle azioni disciplinari promosse dal ministro della Giustizia. Nel 2017 sono state 11, 14 nel 2018, 22 nel 2019, 19 nel 2020, 2 nel 2021, 1 nel 2022, 3 nel 2023, 0 (zero) nel 2024”. Quello zero tra parentesi è proprio di suo pugno. Quindi il Guardasigilli Carlo Nordio ne conta “al massimo” quattro.
L’arringa finale anti Delmastro è drastica: “Il servizio monitoraggio non va affidato ai magistrati fuori ruolo, perché per questa ragione è un colabrodo”. E poi: “Lo dico in modo chiaro, puntuale e palese non può essere il ministero a occuparsi di questo”. Per lui tocca alla Corte dei conti, e sta già meditando di piazzare quanto prima il suo emendamento anti giudici al posto giusto. Giudici contabili contro giudici ordinari, un bel match. Perché “Forza italia su questo andrà avanti”. Contro chi rema contro, “da una parte l’Anm, dall’altra il ministero che evidentemente su questo vanno a braccetto”. Delmastro e Nordio sono serviti.
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