Incubo parcheggi introvabili nelle città italiane, le peggiori
- Postato il 25 luglio 2025
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- Di Virgilio.it
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Una verità semplice, quasi banale, fatica a entrare nella testa dagli organi decisionali della mobilità urbana: una parte enorme del traffico cittadino non è causata dai veicoli in movimento, bensì da quelli che stanno cercando un posto dove fermarsi. Hai presente quei giri infiniti dell’isolato, le inversioni improvvise, le doppie file d’attesa, sperando che qualcuno liberi spazio? Tutto questo ha un peso, calcolato da Aipark, l’associazione italiana degli operatori della sosta: il 30% del traffico nelle città italiane è dovuto alle auto in cerca di parcheggio.
Se si incrociano i numeri degli operatori di settore con quelli ufficiali, il referto è impietoso: abbiamo un eccesso di parco circolante e uno squilibrio evidente nei posti disponibili, soprattutto in centro. Il caso peggiore? Roma. Nella Città Eterna c’è uno stallo di sosta ogni 39 abitanti, mentre il modello europeo più virtuoso punta a uno ogni 10, indicativo di un sistema ormai incapace di reggersi sulle sue gambe.
Italia a confronto con l’Europa
Siamo in cima alla classifica europea per numero di vetture (in maggioranza vecchie): 693 su 1.000 abitanti, contro una media Ue di 560, eppure, anziché adeguare le infrastrutture, ci siamo infilati in un cortocircuito. I conducenti in città perdono in media 15 minuti al giorno a cercare posto nel Vecchio Continente, contro i quasi 30 minuti nei centri congestionati lungo lo Stivale, ciononostante il 76% degli italiani continua a usare l’auto negli spostamenti. Per abitudine, per mancanza di alternative vere, per assenza di coraggio politico.
Sai quanti parcheggi servirebbero per risolvere il problema? Secondo l’Osservatorio Aipark, ne mancano 670.000, equivalente a una fila di veicoli lunga 3.000 km, da Roma a Mosca, un vuoto percepito nel quotidiano. E la Capitale indossa la maglia nera con 190.000 posti mancanti, seguono Napoli a quota 56.000, Milano a quota 83.000, Torino a 16.500 e Genova a circa 9.000. Solo Milano e Torino si avvicinano (ma senza toccarlo) allo standard europeo di uno stallo su 10 abitanti, altrove siamo ancora al Medioevo della sosta.
Un peccato perché un parcheggio, se ben realizzato, costituisce uno strumento in grado di aumentare il valore di un quartiere, migliorare la qualità della vita e aiutare persino l’ambiente, riducendo il traffico “parassita” e l’inquinamento provocato. Aipark promuove una visione ad ampio respiro, integrata, in cui i parcheggi diventino nodi intelligenti, connessi al trasporto pubblico, ben distribuiti, definiti con criterio e, possibilmente, accessibili.
Le prospettive future
Premesse le difficoltà incontrate, l’Osservatorio riconosce al Belpaese l’impegno nel colmare il divario. La progettazione dei nuovi spazi punta sempre più a tecnologie digitali, app di gestione, sostenibilità e multifunzionalità. Un piccolo segnale arriva anche dall’estero: cinque idee italiane sono candidate agli European Parking Association Awards 2025, il maggiore premio del settore in Europa, che potrebbe accendere i riflettori su un tema troppo spesso ignorato.
La sosta va considerata parte stessa del viaggio, mica un fastidio da delegare al caso, e se il nodo non viene risolto, i proclami sulla mobilità sostenibile o città intelligenti restano parole al vento. Magari, prima di aggiungere strade, bisognerebbe chiedersi: dove finiscono le auto che le percorrono? Se la risposta è “ovunque”, allora il problema non è il traffico. È la gestione.