Inchiesta Equalize, arrestato l’imprenditore Sbraccia: tentata estorsione con metodo mafioso
- Postato il 14 aprile 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Aveva deciso di interrompere i pagamenti a una ditta che lavorava in appalto e poi si era rivolto agli “spioni” di Equalize per trovare un “mediatore” che spingesse la controparte ad accettare una cifra molto inferiore al dovuto. E la banda di via Pattari aveva contattato persone legate alla ‘ndrangheta in Lombardia. Con questa accusa è stato arrestato l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia in un filone dell’inchiesta della procura di Milano sui dossieraggi. L’ipotesi di reato nei suoi confronti è di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.
Oltre a lui, il giudice per le indagini preliminari di Milano Fabrizio Filice ha disposto l’arresto in carcere di 6 persone. Si tratta di Pasquale e Francesco Barbaro, Francesco Baldo, l’avvocato di Sbraccia Umberto Buccarelli, Giuseppe Trimboli e Fulvio Cilisto. Raggiunto da misura anche il pentito del processo Ndrangheta stragista, Nunziatino Romeo, già arrestato lo scorso 23 marzo per violenza privata aggravata all’interno della stessa operazione. Con le stesse accuse di Sbraccia, sono invece scattati i domiciliari per l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, già arrestato lo scorso ottobre nel primo filone.
La vicenda è legata alla gestione dei rapporti di pagamento fra la Fenice spa di Sbraccia, attivo nel settore delle ricostruzioni e “player” del 110%, e la società di costruzioni G&G della famiglia Motterlini nell’ambito di un cantiere in via Pini a Milano. L’imprenditore romano – già indagato per accesso abusivo a sistema informatico nell’inchiesta madre su Equalize – avrebbe deciso a un certo punto di interrompere i pagamenti a stato di avanzamento lavori del suo appaltatore. In tutta risposta G&G ha bloccato le lavorazioni e depositato due ricorsi per decreti ingiuntivi da 35 milioni di euro. Richieste di fronte alle quali Sbraccia si sarebbe rivolto all’ex super poliziotto di Equalize, Carmine Gallo, che risultava indagato in questa vicenda ed è poi morto d’infarto il 9 marzo, chiedendo di trovare un “mediatore” che costringesse la società a sedersi al “tavolo di trattativa” e accettare una cifra “di gran lunga inferiore”, pari 8 milioni di euro.
Per svolgere il lavoro, stando alla ricostruzione della procura di Milano, Gallo ed Equalize si sarebbero rivolti a una serie di “soggetti riconducibili, sulla base della storia giudiziaria, alla ‘ndrangheta” e con “proiezioni in Lombardia”. Fra cui il 60enne Romeo, ndranghetista di Platì ex collaboratore di giustizia, Pasquale e Francesco Barbaro rispettivamente di Platì e Locri, Giuseppe Trimboli e altri soggetti. Nei loro confronti, a marzo, il giudice non aveva riconosciuto sussistenti le esigenze cautelari per disporre un arresto per estorsione, scrivendo in particolare che Sbraccia avrebbe voluto “solo chiudere il contenzioso” per ridurre “la somma” da corrispondere. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi, che con il sostituto della Direzione nazionale antimafia Antonello Ardituro coordina l’inchiesta sul cyberspionaggio attorno alla banda di via Pattari legata ad Enrico Pazzali, ha ripresentato la richiesta rafforzata da ulteriori elementi e motivazioni che sono stati accolti.
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