In Calabria è nato un nuovo festival di arti performative: prima edizione per IRA Festival
- Postato il 17 settembre 2025
- Arti Performative
- Di Artribune
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Nel riflesso abbagliante del mare color lapislazzulo di Soverato, borgo della costa ionica calabrese poco lontano da Catanzaro, si è svolta la prima edizione di IRA, il festival di performance, teatro sperimentale, danza e musica che si propone di piantare il seme del dialogo creativo nel territorio di prossimità, aprendolo al confronto con le produzioni nazionali e internazionali di coreografi e performer esponenti delle nuove tendenze e delle arti performative contemporanee.
Il ricco calendario di appuntamenti ha letteralmente invaso Soverato dal 4 al 7 settembre scorsi, ponendo i diversi luoghi del paese al centro scenografico degli eventi. Il teatro comunale, l’anfiteatro cittadino, il cinema e gli istituti religiosi come quelli intitolati a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco, dove le suore assistevano curiose agli spettacoli in un contesto confortevolmente stridente, poliedrico e aperto alle voci di addetti ai lavori, gente interessata e persone comuni: sembra che, in questa prima edizione, IRA abbia raggiunto il suo obiettivo.








La prima edizione di IRA Festival
Sono andate in scena produzioni provenienti da Italia, Belgio, Svizzera, Francia, Spagna, Regno Unito, diluite nel corso di tutte le giornate in programma. Punto di partenza è l’Hotel San Domenico, luogo in cui si sono tenuti al mattino i Pitch & Drink, occasione informale per consentire agli artisti di approfondire i percorsi di formazione e spiegare meglio i progetti realizzati, analizzando fonti di ispirazione, vena creativa, progetti futuri e supporto nella realizzazione. Luogo di chiusura, a tarda sera, il Circle Club dove si sono esibiti, tra gli altri, Eman e N.A.I.P.. In mezzo, in pausa pranzo, l’idea di una “mensa comune” ha favorito l’incontro tra artisti, produttori e stampa, creando occasioni per lo scambio di idee in un’atmosfera conviviale, a cui si sono aggiunti i workshop di alta formazione e danza classica e i laboratori aperti agli abitanti, frutto di quella costante ricerca di collettività che permea l’essenza di IRA. Il servizio di biglietteria ha fornito diverse soluzioni di ingresso con abbonamenti nominali costruiti su pacchetti da un minimo di cinque a un massimo di 15 eventi, lasciando la possibilità di accedere a un singolo spettacolo a costo piuttosto contenuto.
L’intervista al direttore di IRA Festival
Ma chi ha pensato di portare un festival audace come IRA in Calabria? “È tutto nato quando, ormai quattro anni fa, Settimio Pisano mi ha chiamato per propormi di partecipare a un progetto che stava covando da tempo: un Istituto Regionale per le Arti, I.R.A. appunto. La sua idea era quella di creare un ente che si ponesse come mediatore tra il governo regionale e il territorio, un facilitatore e “indirizzatore” della progettualità culturale da parte dei decisori politici. Al contempo, Settimio mi propose il coordinamento generale del festival Primavera dei Teatri e qui è iniziata la nostra collaborazione che ci ha progressivamente portato alla nostra vocazione principale, ovvero l’internazionalizzazione del nostro territorio (la Calabria ndr) grazie alle arti performative”. A parlare è Pietro Monteverdi, direttore di IRA, che insieme a Settimio Pisano, ideatore e curatore del festival, si prefigge l’obiettivo di “creare un’offerta culturale organica, plurale, strutturata e soprattutto internazionale durante tutto l’anno con IRA Festival a fare da culmine al tutto”.

La Calabria come luogo di ricerca artistica delle arti performative
Monteverdi è il fondatore di Oscenica, una società di produzione cinematografica e teatrale fondata nel 2018 operativa su Roma, città che Pietro ha lasciato per tornare a Soverato, un cambiamento che lo fa stare bene con se stesso: Qui ho trovato e sto trovando una giusta dimensione tra lavoro e vita privata. Al momento sono davvero convinto e felice della scelta che ho fatto, consapevole che c’è tantissimo da fare con i pregi e i difetti di iniziare un progetto così ambizioso in una terra di fatto vergine: da un lato bisogna costruire tutta una rete di professionisti, strutture, enti sostenitori che lavorino ad alto livello in questo campo perché la squadra del festival per la maggioranza viene da fuori la Calabria, dall’altro c’è talmente tanto margine di miglioramento che si può davvero puntare in alto. Questa edizione abbiamo venduto oltre 2000 biglietti, un traguardo ragguardevole considerando che il territorio non è per niente abituato ad avere cinque spettacoli al giorno per giorni consecutivi e di contemporaneo poi, invece la popolazione ci ha dimostrato di avere fame di queste cose, vuole conoscerle e aprirsi al mondo”. Monteverdi continua aggiungendo che Soverato è il posto giusto per IRA, definendolo un luogo “dalle giuste dimensioni e con i giusti servizi, completamente sviluppato sul mare. Tanti artisti ci hanno chiesto di tornare proprio perché qui si lavora bene, non ci sono le mille distrazioni della metropoli, ma non si è neanche completamente isolati. Il nostro territorio ha davvero tantissimo da offrire anche dal punto di vista della ricerca artistica, ne sono un esempio Dalila Belaza e Benjamin Kahn che sono qui in residenza per fare studi sulle nostre tradizioni, soprattutto riguardo alla danza e al canto tradizionali”. Secondo Pietro Monteverdi, in Calabria è necessario lavorare anche su un aspetto più sottile, quello del pensiero ed invertire la prospettiva del disfattismo: “Qui la gente non è più abituata banalmente a chiedersi “cosa c’è oggi?” perché la risposta automatica è “sicuramente niente”. Dobbiamo rompere la narrazione che ci autoimponiamo, ovvero che la Calabria sì, è bella, ma non ci sono iniziative degne di nota e tutto funziona male”. E per il futuro? “Non ci poniamo limiti pur rimanendo con i piedi ben piantati a terra consapevoli che ogni passo va consolidato e stabilizzato prima di poterne fare un altro”.
Antonio Mirabelli
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