Il virus chikungunya ha già colpito 7mila persone, in Cina torna l’incubo della quarantena
- Postato il 6 agosto 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Tamponi, mascherine, isolamento e ricoveri obbligatori. No, non è il ritorno del Covid, ma l’effetto dell’esplosione di casi di virus chikungunya nella città cinese di Foshan, provincia del Guangdong. In poche settimane, oltre 7mila persone sono state contagiate dal virus, trasmesso dalla zanzara Aedes, la stessa responsabile di dengue e Zika. Il nome chikungunya, che in lingua kimakonde significa “ciò che si piega”, richiama la postura sofferente di chi è colpito da dolori articolari intensissimi, uno dei sintomi più comuni insieme a febbre, nausea e vomito.
Il virus non si trasmette da persona a persona, ma solo tramite la puntura di zanzare infette. Una volta infettata una persona, se punta da un’altra zanzara, può contribuire alla diffusione del contagio. Il clima caldo e umido e le forti piogge stagionali hanno favorito quest’anno una proliferazione anomala delle zanzare, facendo esplodere i casi. Secondo le autorità sanitarie cinesi, la maggior parte dei pazienti mostra sintomi lievi e il 95% guarisce entro una settimana, dopo essere risultato negativo al tampone. Ma intanto la tensione è altissima, e l’ombra della strategia Zero-Covid riappare, con quarantene e controlli sanitari obbligatori.
Droni, multe e zanzare predatrici: la risposta cinese
La risposta delle autorità è stata rapida e massiccia. A Foshan e in almeno altre 12 città del Guangdong, si stanno utilizzando droni per monitorare dall’alto le aree di possibile riproduzione delle zanzare, mentre operatori in tuta protettiva irrorano quartieri interi con insetticidi. Ai cancelli degli edifici, residenti vengono spruzzati con repellente prima di entrare, e ogni ristagno d’acqua – anche in ciotole per animali – dev’essere eliminato. Chi non rispetta le regole rischia multe fino a 10.000 yuan (circa 1.200 euro).
Non mancano soluzioni biologiche: sono state introdotte le cosiddette “zanzare elefante”, i cui esemplari predano le larve della specie portatrice di chikungunya, e migliaia di pesci larvivori sono stati rilasciati nei laghetti urbani. Ma la rigidità delle misure evoca i metodi duri della politica Zero-Covid, già fortemente criticata. Sui social media cinesi non mancano le proteste, mentre all’estero cresce la preoccupazione. Gli Stati Uniti hanno emesso un avviso di viaggio, sconsigliando di recarsi nel Guangdong e in altri paesi colpiti come Bolivia e isole dell’Oceano Indiano.
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