“Il vero potere tornerà al popolo”, la sfida a Trump della deputata Maga Greene. Che profetizza: “I repubblicani perderanno le elezioni di Midterm”
- Postato il 23 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nel momento del trionfo, Marjorie Taylor Greene se ne va. L’annuncio della deputata della Georgia di volersi dimettere, a partire dal 5 gennaio, ha colto molti di sorpresa. Greene aveva appena vinto la battaglia più dura, quella sulla divulgazione degli Epstein Files. Greene aveva addirittura costretto Donald Trump ad allinearsi al suo volere. Invece di godersi il trionfo, appunto, molla tutto. La cosa ha ovviamente a che fare con il presidente. Greene ha capito di non avere, almeno per il momento, la forza sufficiente per guidare la resistenza a Trump. Probabilmente hanno contato anche le minacce ricevute in queste settimane. Se a dominare è appunto lo stupore, c’è qualcuno che non si sorprende ma esulta. Si tratta, manco a dirlo, di Trump, che ad ABC News dice: “È una grande notizia per l’America”.
Le quattro pagine dell’addio di Greene sono un atto d’accusa durissimo alla politica di Washington. La deputata afferma che il Congresso è stato “messo da parte” e accusa i leader repubblicani, non diversi da quelli democratici, di non promuovere davvero l’agenda conservatrice. “Non importa in che direzione oscilli il pendolo politico, repubblicano o democratico – afferma Greene – niente è destinato a migliorare per la gente comune, uomo o donna che sia”. Riconoscendo che nessun eletto al Congresso ha al momento la forza di opporsi al “complesso politico-industriale di entrambi i partiti, che sta facendo a pezzi questo Paese”, Greene si appella alla “gente comune”, a una loro presa di coscienza e alla loro ribellione, per ristabilire “il vero potere, quello del popolo, su Washington”. Quando questa presa di coscienza ci sarà, conclude Greene, “io sarò qui, al loro fianco”.
L’appello populista di queste pagine è molto simile a quello con cui, nel 2021, Greene era arrivata alla Camera, parte di una nuova leva di politici imbevuti del verbo trumpiano, portatori delle istanze del popolo MAGA che hanno progressivamente cancellato il vecchio partito repubblicano. Di questa nuova generazione di politici, Greene è stata la più trumpiana di tutti. Non c’è causa, ideale, posizione dell’attuale presidente, anche la più estrema e contraddittoria, che Greene non abbia fatto propria: dalle elezioni manipolate del 2020 a Barack Obama segretamente musulmano a Joe Biden ottenebrato e sostituito da un robot. In fatto di teorie cospiratorie, la deputata della Georgia non ha del resto mai dovuto prendere lezioni da nessuno. Tra le tante che ha sostenuto, c’è: che l’11 settembre è responsabilità del governo americano; che il massacro di Sandy Hook, dove morirono venti bambini e sei adulti, è una fake news fabbricata ad arte per votare una legge sul controllo delle armi; che gli extraterrestri sono demoni; che gli incendi in California sono appiccati ad arte, attraverso dei laser, dagli ebrei.
Ad avvicinare Greene a Trump non erano del resto soltanto le predilezioni conservatrici, ma anche uno stile politico poco interessato alle cose da fare, alle iniziative legislative da approvare, più orientato a fare del Congresso il luogo di uno scontro ideologico permanente, a colpi di dichiarazioni shock e insulti social. L’alleanza tra i due è durata sino a qualche mese fa, quando Greene ha cominciato a dare espressione pubblica a una serie di riserve che, proprio dall’elettorato MAGA, emergono nei confronti della strategia dell’amministrazione. La deputata della Georgia ha criticato Trump per l’aiuto militare offerto all’Ucraina. Ha preso posizione contro l’intervento armato israeliano a Gaza. Ha duramente attaccato il presidente e la leadership del suo partito per la mancata regolamentazione dell’intelligenza artificiale, per non essere capaci di offrire un’alternativa sanitaria seria all’Obamacare, per politiche economiche che continuano ad arricchire i più ricchi e non sembrano far molto per risollevare vita e condizioni delle fasce più deboli. Senza contare che, in un’intervista a FOX News, Trump ha affermato che bisogna aumentare il numero di visti H1-B, quelli a lavoratori stranieri fortemente specializzati, perché in America “mancano quelle competenze”. Si tratta esattamente dei visti che Greene vuole cancellare, perché “corrotti”.
Sono stati comunque gli Epstein Files a far precipitare i rapporti tra Trump e Greene. Con la foga che le è propria, per mesi, la deputata ha chiesto che il Dipartimento di Giustizia consegnasse al Congresso i documenti del finanziere morto suicida. Anche in questa occasione, Greene ha incarnato tensioni e orientamenti del popolo MAGA, che vede nella storia delle ragazzine abusate da Jeffrey Epstein e compagni una conferma dell’insopportabile impunità di cui ricchi e potenti godono in America. Quando, a inizio settimana, la Camera ha votato la petizione per rendere pubblici gli Epstein Files, Greene ha denunciato con parole durissime gli sforzi di Trump per non divulgare quei documenti. “Queste donne americane [quelle abusate da Epstein N.d.R.] non fanno parte di un’élite ricca e potente. Per troppo tempo, gli americani sono stati messi in secondo piano, e ne sono stufi. Ecco perché non si fidano del Congresso. Ecco perché non si fidano del governo”. Significativamente, in un atto di rottura clamorosa con il suo partito e con il suo presidente, Greene ha pronunciato il discorso dall’ala sinistra, quindi quella democratica, dell’aula.
Le più recenti prese di posizione hanno peraltro trasformato anche la fisionomia politica complessiva di Greene. La deputata si è rammaricata per aver alimentato un clima di continuo scontro e divisione nel Paese. Ha mostrato di voler cercare punti di contatto con i democratici, fino a quel momento trattati come “nemici della patria”. In questa nuova e più conciliante veste, fortemente critica di Trump, Greene è diventata un’ospite fissa di CNN, arrivando a discutere su ABC con Whoopi Goldberg di come stabilire forme di solidarietà femminile. Per Trump è stato decisamente troppo. Ha cominciato a tuonare contro l’ex alleata – “tutto ciò che vedo fare alla folle Marjorie è LAMENTARSI, LAMENTARSI, LAMENTARSI!” – arrivando a definirla “traditrice” e a toglierle il sostegno per la riconferma del suo seggio in Georgia.
Greene ha vinto comunque la sua battaglia contro Trump. È stata, tra le altre cose, la sua ostinazione – unita alla fermezza di altre due deputate repubblicane, Nancy Mace e Lauren Boebert – a mantenere a galla in tutti questi mesi il caso Epstein. Trump, appunto, è stato costretto a capitolare e a chiedere che i repubblicani del Congresso votassero con i democratici per la divulgazione degli “Epstein Files”. Con il voto della Camera, sono però arrivati a Greene anche nuovi, durissimi attacchi da parte di Trump e dei repubblicani a lui più allineati. Sono arrivati una serie di inaspettati contendenti, appoggiati dalla Casa Bianca, per il suo seggio in Georgia. Sono arrivate soprattutto una serie di minacce di morte per lei e la sua famiglia.
È a questo punto che Greene ha deciso di non “essere una moglie maltrattata che spera che tutto passi e migliori”. È a questo punto che ha capito che gli spazi politici nel partito repubblicano si stavano per lei radicalmente chiudendo. È a questo punto che le è stato chiaro che avrebbe dovuto affrontare mesi e mesi di insulti e spazzatura da parte dei suoi nemici. È a questo punto che ha considerato la spaccatura profonda che stava per aprirsi nel movimento MAGA, di cui non avrebbe più potuto essere una leader rispettata e riconosciuta. È a questo punto, dunque, che Marjorie Taylor Greene ha deciso di fare un passo indietro. C’è comunque, nel suo addio, un accenno singolare, poche parole buttate là, che fanno pensare a un arrivederci più che un addio. Greene dice: “I repubblicani probabilmente perderanno le elezioni di medio termine”. Il piano dell’ostinata, esplosiva Greene potrebbe dunque essere questo. Far sì che Trump e i repubblicani si schiantino contro il voto popolare nel novembre 2026, per poi tornare, più forte e senza la responsabilità della sconfitta, alla politica e alla guida del MAGA.
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