Il riarmo della Ue passa all’unanimità
- Postato il 7 marzo 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 4 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Il riarmo della Ue passa all’unanimità
Ue, il Consiglio Europeo approva il piano Re-Arm di von der Leyen sulla Difesa, 800 miliardi in quattro anni grazie alla rivalutazione delle regole del Patto di stabilità
Via libera dei 27 leader Ue al Piano Re-Arm Europe.
Dopo sei ore di discussione – il voto unanime è arrivato all’ora di cena di giovedì 6 marzo – è uscita l’attesa fumata bianca agli 800 miliardi in quattro anni per organizzare e strutturare una difesa per ora europea non ancora unica.
UE, VIA LIBERA AL PIANO RE-ARM
In una settimana – era venerdì 28 marzo quando Trump ha messo Zelensky alla porta aggiungendo che la Ue è nata per “distruggere gli Usa” – è successo quanto doveva già succedere da anni ed è stato però sempre rinviato tra ipocrisie, vigliaccherie e facili calcoli elettorali.
Nella bozza finale i 27 confermano gli investimenti fino a 800 miliardi in quattro anni grazie “alla possibile revisione o rivalutazione delle regole del Patto di stabilità per consentire maggiore spesa pubblica nella difesa”.
INTESA FRUTTO DI DUE SVOLTE
Una frase che sembra andare oltre le deroghe già ipotizzate dalla Commissione europea.
L’intesa è il frutto e il risultato di due svolte.
La prima riguarda la Germania con la storica svolta – il bazooka di Merz – che leva i tedeschi dalla casella dei frugali-rigoristi e li mette in quella degli elastici-flessibili, ovvero bene fare debito per un obiettivo. Mario Draghi lo chiamerebbe “debito buono”. Il neo cancelliere Merz ha già calcolato la crescita del pil tedesco al 3%.
LA SECONDA SVOLTA
La seconda svolta che ha portato tutti i 27 ad approvare il Piano ReArm europe riguarda i paesi frugali, i più tirchi per dirla in modo un po’ spiccio, ad avere alcune garanzie considerate insuperabili per avviare una stagione di maggiore flessibilità sui bilanci.
Nella bozza finale infatti, frutto del lavoro di cesello e limatura degli ambasciatori dei 27, si parla con toni positivi (“a favore”) dell’intenzione dell’esecutivo comunitario di raccomandare l’attivazione “in modo coordinato e immediato” delle clausole di salvaguardia nazionali del Patto.
Inoltre si “invita la Commissione a valutare ulteriori misure, tenendo conto del parere del Consiglio”.
Tra le righe si dice insomma di andare incontro alle richieste tedesche di intervenire con più incisività sul Patto, “garantendo nel contempo la sostenibilità del debito per agevolare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri”.
IL VIA LIBERA DI GIORGIA MELONI
Anche la premier Giorgia Meloni ha alla fine dato il via libera nonostante le ire di Salvini (nella sua maggioranza) e di buona parte delle opposizioni.
Ci sarà il tempo per tutti coloro che vorranno valutare questa svolta senza gli occhiali dell’ideologia, di capire che fare debito e aver attivato un fondo europeo per le spese della difesa vuol dire fare “i compiti a casa” per un’Europa che non potrà più dare per scontato l’ombrello protettivo americano.
Non solo: è stata la presidente della Bce Christine Lagarde a dire che «questa svolta aumenterà il pil europeo». Lo aveva già detto Merz immaginando una Germania che torna ad essere locomotiva Ue proprio grazie alle spese per la difesa.
Ieri, giovedì 6 marzo 2025, lo ha detto anche il vicepremier Tajani, «pensiamo a riconvertire l’automotive (i dati di ieri registrato un crollo del 22% nel 2024, ndr)».
Anche i più scettici – ad esempio la segretaria del Pd Elly Schlein – potranno presto capire che Re-Arm europe è il primo passo per la difesa comune europea: nelle discussioni di ieri pomeriggio, giovedì 6 marzo, a Bruxelles è stato chiarito che i nuovi acquisti ed investimenti dovranno il più possibile essere tra loro compatibili (per avere quindi sistema d’arma unitari e condivisi tra i 27).
INVESTIMENTI DESTINATI ALLA DIFESA
E sono anche investimenti non per forza destinati alla Difesa ma anche all’uso civile.
Re-Arm Europe parla di un fondo europeo di 150 miliardi per “infrastrutture europee”.
Ad esempio nelle telecomunicazioni, prima di tutto nelle reti di comunicazione satellitare.
È di ieri, giovedì 6 marzo, ne ha dato notizia il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso, l’accordo in joint venture tra Leonardo e Baycar per la produzione in Italia (Piaggio air space in Liguria) per la produzione di droni ad uso militare ed anche civile.
È un mercato che cuba cento miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
LE PAROLE DI URSULA VON DER LEYEN
Aprendo i lavori del Vertice, Ursula von der Leyen è stata chiara: «L’Europa affronta una minaccia chiara e presente, è un momento spartiacque e deve avere la capacità di proteggersi e difendersi da sola». Difendere l’Europa vuol dire garantire pace e sicurezza all’Ucraina che «è parte della famiglia europea».
Giorgia Meloni ha sollevato alcuni distinguo che troveranno ascolto nella fase della scrittura dei singoli capitoli del Piano. L’Italia ha chiesto che «ogni euro speso per il Piano venga contabilizzato nel capitolo di spesa contributo alla Nato».
È il link tecnico-diplomatico che tiene l’Italia obbediente alle richieste di Trump.
Meloni ha chiesto anche più garanzie sulle spesa a deficit chiedendo invece di aumentare il fondo europeo e di non toccare i fondi di coesione.
Da un punto di vista della comunicazione, poi, la parola Rearm Europe (riarmare l’Europa) è una scelta infelice e anche sbagliata visto che non si tratta solo di riarmare ma anche di aumentare le potenzialità infrastrutturali nelle telecomunicazioni, nella cybersicurezza e nell’uso del satellitare. Insomma, ha chiesto di rinominare il Piano.
L’ARTICOLO 122 DEL TRATTATO
Per l’approvazione finale Ursula von der Leyen utilizzerà l’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che permette una procedura accelerata: serve solo la maggioranza qualificata al Consiglio senza un voto al Parlamento europeo. Su questo ci sono molte polemiche.
Ma l’Unione deve dimostrare di saper fare bene e di saperlo fare presto.
La Commissione europea aveva già usato l’articolo 122 per l’introduzione delle misure di emergenza (tra cui il price cap e la tassazione degli extra profitti) in risposta all’emergenza energetica dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Il Quotidiano del Sud.
Il riarmo della Ue passa all’unanimità