Figurine Panini, l’Italia presa dal calcio
- Postato il 10 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Figurine Panini, l’Italia presa dal calcio
Correva l’anno 1961 quando uscì la prima raccolta con l’omaggio al Grande Torino tramontato a Superga
La prima figurina stampata dai Fratelli Panini portava impresso il volto di Bruno Bolchi, detto “Maciste”, roccioso mediano e capitano dell’Inter che, nell’89/90 allenerà la Reggina. Era il 1961. L’anno prima, gli editori che diventeranno famosi nel mondo per le “figurine”, si erano limitati a far uscire una raccolta utilizzando un lotto di materiale invenduto delle edizioni Nannina. Il primo album Panini, dove, con la cocoina (ricordate l’odore penetrante della colla quando si apriva il barattolo color grigio azzurro?) bambini e papà cominciarono ad appiccicare le immagini dei loro eroi calcistici, è quello del campionato 1961/62. In copertina c’era un elegantissimo Nils Liedholm con la maglia del Milan su sfondo giallo.
Dentro, oltre alle figurine delle 18 squadre di serie A (campionato a 2 punti a vittoria) c’era una sezione dedicata al Grande Torino: ai mitici calciatori scomparsi nella tragedia di Superga del 4 maggio 1949. Ricordo distintamente quelle maglia granata scuro, quelle facce di giovani d’altri tempi con i capelli imbrillantinati. E ricordo i loro nomi con una litania come la diceva Nicolò Carosio con la formazione 2-3-5 come si usava allora: Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Castigliano, Rigamonti, Greazar; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Una specie di preghiera laica da ripetere la sera prima di addormentarsi.
Sono passati anni e generazioni. Le copertine sono cambiate. Nel 1965 comparve la mitica rovesciata di Carlo Parola (in un Fiorentina-Juventus del 15 gennaio 1950) che è poi diventata simbolo anche grafico della Panini… Ma il senso della “raccolta” è sempre lo stesso e si tramanda di padre in figlio. Conoscere e riconoscere i giocatori della propria squadra e di quelle rivali, capire chi sono (nascita, provenienza, carriera) i nostri idoli e, non ultimo, finire l’album prima degli altri. E pensandoci oggi, ti viene in mente che attraverso la carrellata degli album è possibile compitare una sorta di antropologia del calcio con i volti dei giocatori che cambiano a seconda del tempo e delle mode.
I calciatori degli anni ’60 sembrano più “grandi” d’età rispetto alle “facce d’angelo” di oggi. Sarà stata la guerra che avevano attraversato, ma apparivano più adulti e meno spensierati. Poi, negli anni ’70, molti, contaminati dalla cultura hippie, hanno i capelli lunghissimi e baffoni. Adesso, dopo decenni di buona alimentazione, sembrano tutti belli e spensierati anche se tornano molto teste rasate. Ma attraverso le figurina della Panini passano anche decenni di modalità di gioco di bambini e adolescenti.
Il lunedì si tornava a scuola con le tasche piene di figurine perché nel fine settimana riuscivi (se eri stato buono) a farti regalare dieci pacchetti da papà e, se era passata la nonna, magari eri arrivato a venti (quasi cento figurine). Ognuno portava in tasca pile di “doppie” tenute insieme da elastici colorati. Si formavano piccoli capannelli in cui, a turno, ciascuno sciorinava agli altri il suo tesoro: “Celo..celo…celo… manca!..” era la litania (diversa a seconda dei diversi idiomi dialettali) che saliva dai gruppi. E quando arrivava il riccone con centinaia di doppie, non si finiva più. Poi, durante la ricreazione, cominciavano le trattative. I “prezzi” salivano alle stelle e, a volte, quando si avvicinava il tempo in cui gli album erano quasi finiti, diventavano proibitivi. Le ragazzine, impegnate nei loro giochi, ci guardavano schifate (forse anche un po’ invidiose) sperando che quella storia finisse presto pur coscienti del fatto che si sarebbe ripetuta l’anno seguente.
A occhio e croce, quei pacchetti di figurine dei Calciatori Panini, sono uno dei pochi oggetti fisici e cartacei che i nostri ragazzi si portano ancora oggi a scuola. Certo, internet e il telefonino possono aiutare nella registrazione dei rispettivi tesoretti, ma, alla fine, se vuoi fare lo scambio devi avere in tasca i tuoi doppioni che, tra parentesi, sono ormai da anni gommati e non hanno più bisogno della mitica cocoina. Questa fisicità della raccolta delle figurine è forse qualcosa da salvaguardare.
Ma oltre al commercio, le figurine della Panini servivano per una serie di altri giochi a volte diversi a seconda del territorio e, a volte, sorprendentemente simili come fossero circolati attraverso chissà quali canali culturali sotterranei. Il più semplice era “testa o croce” (“griffo o cruxe” dicevamo a Genova). Uno lanciava in aria le figurine tenendole tra due dita e facendo un elegante movimento del braccio dal basso all’alto. Ma quello era il gioco basico. Molte le varianti. La più classica? Ci si metteva a qualche metro da un muro e si lanciavano le figurine. Alcuni riuscivano a farle viaggiare per metri ed erano ammiratissimi. L’ultimo le raccoglieva tutte e le lanciava per il primo chiedendo “Testa o croce?”. Poi lanciava quelle che restavano per il secondo e, via via, per gli altri. Se gli andava bene, uno o due se le metteva in tasca anche lui.
C’erano figurine più rare di altre? A tutti viene in mente Pizzaballa, grande portiere dell’Atalanta, che non si trovava mai, un po’ come il Feroce Saladino di raccolte di altri tempi. Neanche alla Panini se lo spiegano perché, assicurano, veniva stampato negli stessi esemplari di tutte le altre. Oggi ci sono dei siti specializzati proprio sul tema del collezionismo da cui emergono dati interessanti. La figurina più rara sembra essere lo scudetto tricolore risalente al 62/63. Ne sarebbero stati censiti solo tre esemplari che valgono 500 euro l’uno.
Particolare la storia di Faustino Goffi, attaccante del Padova (serie B, 67-68). Quella di Goffi è una delle figurine più rare e vale oltre 120 euro (quasi 235.000 lire). Nel pacchetto da 10 lire di allora (4 figurine) valeva 2,5 lire. Si è dunque rivalutata di circa centomila volte. In sé, la figurina di Goffi non aveva nessuna caratteristica che giustificasse la rarità. Gli esperti dicono che, all’origine, ci sia stata la difficoltà di reperirne l’immagine e che, per questo motivo potrebbe essere stata inserita nei pacchetti solo qualche tempo dopo, a raccolta quasi finita.
Tra le più rare di tutti i tempi, ci sono altri portieri come William Vecchi (Milan) Piero Battara (Sampdoria 68-69) famoso perché si esaltava con prestazioni super quando giocava a Napoli e il grande Lamberto Boranga, il calciatore più longevo di tutti i tempi che ha giocato in terza categoria fino a quasi 78 anni. Poi ci sono le figurine rese famose e rare da refusi come quella di Castano 69-70 (maglia sbagliata del Vicenza invece che della Juve) o di Pruzzo (75-76) con scambio di volto. E ancora Cuccureddu, Menichelli, Maddé diventate rare senza alcun motivo. Difficili da trovare Roberto Baggio (Fiorentina 85-86) e Massimiliano Allegri quando giocava nel Perugia del 95-97 e il biondo e riccioluto Carlos Valderrama della Colombia a Usa 94.
Ma il commercio legato alla collezione dei Calciatori Panini riguarda anche gli album completi: il primo, quello del 1961/62, se in perfette condizioni, può valere anche 5.000 euro. Ma si trattano persino i pacchetti di figurine originali e chiusi. Se ci pensate, un vero e proprio affascinante mistero perché il loro contenuto non sarà mai svelato. Basterebbe uno strappo per aprirli, ma nessuno oserà farlo e resteranno per sempre a custodire, forse, il sogno di qualche bambino che oggi ha settant’anni.
Il Quotidiano del Sud.
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