Il recupero parallelo dell’architetto Andrea Mati: salvare una pianta per salvare una persona

  • Postato il 17 giugno 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Affidare piante sofferenti a persone sofferenti dando vita a un percorso di recupero parallelo: salvare una pianta per salvare una persona”. Questo principio caratterizza il percorso ultra decennale di Andrea Mati, classe 1960, un diploma in Agraria e uno in Architettura del paesaggio a Firenze. “Avevo un’enorme passione per natura, giardini e piante”, racconta, “e al tempo stesso, un enorme amore e interesse per il mondo del sociale. Un giorno decisi di unire la passione per il verde con l’aiuto alle persone fragili”.

Tutto inizia nel 1987, quando Andrea Mati fu mandato a svolgere il servizio civile in una comunità che si occupava del recupero di ragazzi con problemi di dipendenze da alcol e stupefacenti. “Ero impaurito dall’Aids, quelli erano gli anni dell’epidemia ma mi feci coraggio e iniziai a realizzare un grande orto e a piantare molte piante attorno alla casa con i residenti, vidi, così, che i ragazzi mostravano sempre più interesse per le attività nel verde e che quell’attività dava loro una grande forza. Terminato l’obbligo del servizio civile continuai a fare volontariato in quel centro per dieci anni”.

Il lavoro con le comunità di recupero

Nel frattempo, esplodeva il fenomeno di San Patrignano: “Vincenzo Muccioli mi chiamò per iniziare a lavorare con i suoi ragazzi per realizzare il verde in tutta la comunità, mettendo a dimora, con loro, tantissime piante. Questa collaborazione che dura da 38 anni mi ha talmente formato che considero San Patrignano la mia seconda casa. Ho sempre cercato di alleviare i problemi, soprattutto psicologici, dei ragazzi con l’aiuto della natura. Negli anni, con i vari residenti della comunità abbiamo piantato migliaia di piante di diverse specie ”.

Non solo San Patrignano: nel 1991 Andrea Mati conosce Don Gelmini, che lo chiama nella sua comunità per la stessa motivazione, cioè lavorare con i ragazzi in fase di recupero da dipendenza tramite il lavoro con le piante.

E sono state proprio queste due esperienze a dare l’impulso ad Andrea Mati a creare qualcosa con le proprie forze: così nel 1999 fonda la Cooperativa Sociale “Giardineria Italiana”, che impiega architetti, architetti paesaggisti, agronomi, forestali, geometri, periti agrari professionisti, i quali lavorano fianco a fianco di ragazzi con patologie o con problemi sociali vari. Tutte queste persone, dunque, vengono formate da lui e dai suoi collaboratori, per quanto riguarda la manutenzione del verde.

“La Cooperativa prosegue, negli anni si è ingrandita. Ad oggi conta circa 80 persone, tra soci e dipendenti in tre sedi: Pistoia, Siena e Peschiera del Garda. Il segreto del successo della Coop. Giardineria è mettere insieme tecnici e personale preparato con persone in fase di recupero, formando delle piccole squadre di lavoro”.

Gli Spazi Verdi Terapeutici

Inoltre, da circa quindici anni, Andrea Mati ha iniziato a lavorare più strettamente sul tema del verde che cura e sui giardini terapeutici, da lui poi nominati “Spazi Verdi Terapeutici”, collaborando con medici e università e ha dato vita a progetti di verde, finalizzati a ridurre la sintomatologia di alcune tra le patologie più diffuse, dall’Alzheimer al Disturbo dello Spettro Autistico, alla Sindrome di Down e molte altre: “Ho realizzando un campionario di questi spazi verdi presso la sede Mati 1909, offrendo percorsi terapeutici specifici che, attraverso la connessione con le specie vegetali permettono di far fronte a ognuna di queste problematiche; infatti ogni pianta è stata selezionata in base a caratteristiche specifiche, proprio per intervenire efficacemente nell’iter terapeutico dei vari utenti”. Ovviamente l’esperienza, puntualizza, va sempre personalizzata, perché bisogna tener conto della persona nella sua interezza, che non è caratterizzata dalla patologia di cui soffre, “ma rappresenta molto di più”.

Gli spazi verdi terapeutici, dunque, sono specifici e identificati da nomi diversi: per la Malattia di Alzheimer è “Il giardino della memoria”, per lo spazio dedicato alla connessione con la natura e dedicato alla prevenzione chiamato “Ecocentrico”, per il Disturbo Evitante di Personalità o Solitudine Patologica è “Il giardino dell’incontro”, per l’Elaborazione del Lutto è lo spazio “Due mondi”.

E ancora, lo spazio verde per l’Ansia e la Depressione, per le le Dipendenze, i Disturbi del Comportamento Alimentare, la Nomofobia e il Deficit dell’Attenzione (ADHD). Infine, da poco progettati, lo spazio verde terapeutico denominato “Il fiocco rosa” dedicato alle donne vittime di violenza e quello per la Riabilitazione Sensoriale Profonda per le patologie Oncologiche.

Il principio base? Creare una relazione tra il paziente e le piante

“Il principio base è quello di far fare esperienze a contatto con la natura. Il mio primo obiettivo è infatti, di riuscire a creare una relazione fra il paziente, sempre in collaborazione con i medici, e le piante stesse”, spiega Andrea Mati. A Treviso, ad esempio, tre mesi fa il suo gruppo ha realizzato un giardino terapeutico dedicato a persone con il disturbo dello spettro autistico, collaborando con straordinari giardinieri locali, con l’associazione Terra Fertile e con un gruppo di ragazzi colpiti da questa patologia. La realizzazione di questo spazio verde ideato per loro ha coinvolto amici e familiari i quali si sono impegnati a piantare, annaffiare e portare con le carriole il terriccio. “In fondo è proprio quello che facciamo anche con soggetti afflitti da disabilità psichiche, facendo loro cogliere fiori, togliere le erbe pionieri invasive, dare acqua alle singole piante: queste sono le attività che maggiormente aiutano i pazienti ad instaurare una forte relazione con il verde”.

Dietro tutta questa intensa attività di Andrea Mati c’è anche la battaglia che quotidianamente conduce nelle scuole e con i ragazzi, per ridurre il condizionamento dalla tecnologia: “Nel mio lavoro cerco proprio, attraverso le attività a contatto col verde, di portare a una disconnessione e ri-connessione con la realtà”. L’altro lavoro, nonostante spesso Comuni e Regioni non siano sensibili all’importanza di curare con la natura, è quello di sensibilizzare, persone e istituzioni su queste tematiche. “Mi accorgo che oggi, per fortuna, le cose stanno lentamente cambiando e sono molti i progetti di verde terapeutico, che si stanno concretizzando anche in Italia”. L’ultimo, ad esempio è stato il primo spazio verde pubblico per la Malattia di Alzheimer in Italia, inaugurato a Pistoia lo scorso febbraio e fortemente voluto della Fondazione Turati che da sempre si occupa di demenze e che sorge difronte al Centro Diurno per anziani Il filo della Memoria. Si tratta di un ambiente naturale pensato e progettato dallo stesso Mati, la cui realizzazione comprende un percorso allestito con piante dal forte potere di stimolazione sensoriale e cognitiva, al fine di riattivare le capacità residue delle persone con demenza, nonché di favorire in chi lo visita effetti positivi sulle funzioni cognitive, sui disturbi comportamentali e sull’umore.

Da da tre anni, infine, Andrea Mati è anche docente presso l’Università di Bologna, nel Master di Orticoltura Terapeutica. Per formare nuovi terapeuti del verde, una figura nuova e oggi sempre più necessaria.

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Il Fatto Quotidiano

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