“Il pensiero suicida è un feto che cresce nel cranio ogni giorno e ti sussurra ‘basta’. Questa è la storia di uno che non ce l’ha fatta”: Fedez si racconta in un libro

  • Postato il 11 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Questa che leggerete è la storia di uno che non ce l’ha fatta”. Fedez ha scritto un libro, cercando di “elaborare episodi della mia vita e dargli un senso”. Lo ha rivelato in un video pubblicato all’inizio di luglio sul canale YouTube del giovane comico e influencer Gabriele Vagnato. Ieri 10 luglio, sul suo account Instagram, ha condiviso le foto di alcune righe. Un volume – la cui data di uscita non è ancora stata resa nota – in cui il rapper promette di mettere se stesso e la sua vita. Dal tumore al pancreas al periodo pre-Sanremo 2025, fino al divorzio con Chiara Ferragni. Ma anche il bacio con Rosa Chemical (al Festival di Sanremo 2023) e il litigio con Luis Sal, che conduceva insieme a lui il podcast “Muschio Selvaggio”.

“Le persone credono che io manipoli, ma una parte di me non ha deciso niente” –Sono in una fase di ricostruzione, ho distrutto quello che avevo, ma dalle macerie si può ripartire. Ho la sensazione di aver vissuto una decina di vite in una”, ha confessato Fedez nel video di Vagnato. Un modo per ricominciare, lo sta trovando nella stesura del suo libro. Il titolo ancora non c’è. O almeno non è pubblico. Ma a giudicare dalle anticipazioni pubblicate dallo stesso artista, i contenuti sono molto personali. “Le persone credono che io decida, pianifichi, organizzi: io sono il manipolatore, lo stratega, io sono la falena. Ma la verità è che, dall’inizio, c’è una parte di me che non ha deciso quasi niente. Sin dal principio è stata una corsa, una fuga”, si legge nelle pagine del volume condivise sui social. E ancora: “Assecondare tutti gli impulsi, specie quelli sbagliati. Come l’attacco della base di “Battito”. Avevo vent’anni: era esattamente già così. Non voler più prenderle, non voler accontentarsi solo della seconda scelta, umanità di serie C. Dai margini al centro. Così, inizi a correre: arraffi, agguanti, fai male agli altri, ti fai molto male. Dai margini al centro, per poi tornare indietro, e ricominciare. La fama è simile a un girone infernale: c’è tanta luce ed è un massacro che tutti amano spiare”. Tra le righe, il rapper approfondisce il suo rapporto con la notorietà e la battaglia che combatte con il sé interiore: “Ambizione? Narcisismo? Io so solo che ho quasi smesso di vivere: io non so quanto mi resta da vivere. Quando sto da solo, i demoni arrivano. Proprio i demoni, senza volto o con il mio: con gli occhi neri, come i miei a Sanremo. Dita lunghe e sguardi vuoti. E quindi esco. Parlo con gente. Gente che conosco da sempre o che ho appena conosciuto, non importa. Tutti loro hanno lo stesso problema. Le persone che frequento soffrono della stessa patologia”.

“Sono tornato sul palco dove è iniziata la fine di tutto” – Tra le anticipazioni pubblicate da Fedez, anche il racconto dell’esperienza al Festival di Sanremo 2025. “Ero su quel palco, incapace di gestire il caos, ma anche in mille altri posti. In tutte le case dell’ultimo anno, su tutti i letti d’ospedale, sui divani dei litigi, nei locali dove mi sono rifugiato e ho fatto casini. Davanti alle facce che ho lasciato si coprissero di lacrime, le facce di chi, sfinito, sfinita, mi ha detto basta. Ho tenuto gli occhi chiusi per non essere travolto, per arrivare alla fine della sola canzone che avrei potuto cantare in questo momento: tornare su quel palco, lì dove è iniziata la fine di tutto. Dove ho esagerato, mi è stato detto, urlato. Dove non ho avuto rispetto. Tornarci con un pezzo che è stato il mio modo di vedere davvero quello che ci è successo, quello che ho fatto. Poi ho aperto gli occhi, le pupille nere, ultra-dilatate. Petrolio, buco nero, “il paziente non è cosciente”.

“Il suicidio? Non è l’atto in sé, ma tutto quello che succede prima” – L’ultima anticipazione, Fedez l’ha riservata ai suoi pensieri suicidi. “Non è il salto. Non è il colpo. Non è l’atto in sé. È tutto quello che succede prima. È la gestazione. Figlia di un lungo periodo di progettazione di tale atto. Un feto che cresce nel buio del cranio, che ti sussurra piano, ogni giorno, ‘basta’”, sono alcune delle righe del libro. Una situazione a cui il rapper era giunto dopo aver smesso di prendere psicofarmaci: “Ci sono arrivato dopo aver mollato gli psicofarmaci di botto come si butta via un pacchetto di sigarette vuoto. Uno dice: ‘sono solo pillole’. Ma quelle bast*rde erano diventate la mia pelle, la mia lingua, il mio pensiero. E quando le ho mollate il cervello ha cominciato a urlare. Come quando ti disintossichi dall’eroina. Dieci giorni. Crampi. Le gambe come blocchi di carne molle. I sogni si mangiavano la realtà, mi svegliavo e non capivo se ero sveglio o solo in un altro livello di inferno. Un tunnel. Ma mica con la luce in fondo. Solo cemento e buio e i miei occhi. Il dopo è stato peggio. Perché il corpo ha smesso di tremare, la testa era una stanza chiusa a chiave. Il mio cervello gridava per avere la sua dose e non c’era nessuno”.

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Il Fatto Quotidiano

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