Il patrimonio italiano incanta il Festival Car 2025 con le icone Stellantis Heritage
- Postato il 5 ottobre 2025
- Auto D'epoca
- Di Virgilio.it
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A Revigliasco, sulle colline torinesi, si è concluso il Concorso d’Eleganza del Festival Car 2025. Una dopo l’altra, le auto italiane hanno tolto il respiro agli appassionati con la loro allure di grandezza degna di un posto nella storia e nei ricordi. Quasi consapevoli dell’importanza del momento, le protagoniste si sono avvicendate, riunite sotto l’egida Stellantis Heritage, il gruppo nato dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA Groupe.
Lancia Flaminia Loraymo: esemplare unico
Senza nulla togliere alle altre invitate, un modello ha svettato sul resto: l’argentea Lancia Flaminia Loraymo, tesa nelle linee, sopravvissuta al tempo come una scultura in movimento. Realizzata nel 1960 e oggi custodita all’HUB di Torino, nacque dalla matita di Raymond Loewy, il designer che giocava col futuro quando gli altri si accontentavano del presente, portando addosso la sfacciataggine dei pezzi unici e un’eleganza che non chiede permesso.
Sotto il cofano, il V6 Lancia elaborato da Nardi saliva oltre i 150 CV, molto più dei 119 della Flaminia di serie. E il nome, “Loraymo”, non è fantasia: un gioco tra Loewy e Raymond, inciso come una firma sul metallo. La vettura debuttò al Salone di Parigi del 1960, lasciando la stampa di stucco. Troppo avanti, troppo diversa, ma destinata a diventare leggenda.
Attorno a lei, nel cuore di Revigliasco, il tempo sembrava essersi piegato. Sullo sfondo, tre Lancia parlanti la stessa lingua con accenti diversi. La Flaminia Super Sport Zagato, con una doppia gobba sul tetto riconoscibilissima, si è portata a casa il Michelin Award perché certe forme non invecchiano: maturano. Poco più in là, la Flaminia Coupé Pininfarina si faceva notare con naturalezza. Linee pulite, proporzioni da manuale, un’eleganza discreta. Per lei è arrivato il Memorial Paolo Pininfarina dell’ASI, premio calzante come un guanto: la misura, qui, è davvero arte.
E, punto esclamativo di una rassegna da pelle d’oca, la Fulvia HF 1600 “Fanalone”, dallo sguardo tagliente, che non ha mai smesso di mordere l’asfalto, neanche nei ricordi. La gente la guardava allo stesso modo di un vecchio pugile ancora in piedi, inserita nella categoria Rock, e non poteva andare diversamente. Il nome è un manifesto, il rumore pure.
Passaggio di testimone a Maserati
Poco più in là, il testimone è passato a Maserati. La A6G Frua Spyder III Serie, con la sicurezza tipica di una regina inarrivabile, si è presa la categoria Senior, quindi la Indy 4.2 America ha dettato le regole in Top Class. Due modi diversi di concepire il viaggio, stesso DNA: potenza con stile. La prima, sinuosa come un segno di matita, la seconda, lunga, quasi teatrale, ma con quella grazia che solo le Maserati sanno mantenere anche quando ringhiano.
Al solito, Abarth ha recitato il ruolo di outsider facendosi spazio da sola. Piccola e cattiva, la 850 TC sputava carattere da ogni vite aggiudicandosi la categoria Pop quasi per diritto di nascita. Poco distante, una 1000 SP del reparto Stellantis Heritage: solo cinque prodotte, si è presa il Bosch Award, anche lei con lo spirito di Carlo Abarth, che negli anni Sessanta trasformava le 600 in mine da pista.