Il museo come agorà. Ecco come il neo-direttore Francesco Sirano immagina il “suo” MANN
- Postato il 27 luglio 2025
- Archeologia & Arte Antica
- Di Artribune
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Francesco Sirano la notte del 16 luglio è stato tra i funzionari nominati dal ministro Giuli come direttori dei poli museali più importanti d’Italia. L’archeologo partenopeo, classe 1964, ha ricevuto l’incarico come direttore del MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, andando a succedere a Massimo Osanna, direttore dei Musei Italiani, nominato ad interim nel 2023 dopo Paolo Giulierini. Sirano, già funzionario delegato alla direzione del Parco Archeologico di Capri, forte delle sue esperienze al Parco Archeologico di Ercolano che ha diretto per due mandati e, prima ancora, al Parco di Baia e Cuma, nei Campi Flegrei che ha guidato come direttore archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Napoli, si definisce un “costruttore”, deciso a trasformare il Museo Archeologico di Napoli in un perno per tutte le realtà archeologiche della Campania. Così, per approfondire le strategie che metterà in atto nella gestione del museo lo abbiamo intervistato.
Intervista a Francesco Sirano, nuovo direttore del MANN di Napoli
Come neo-direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli quali saranno le sue priorità?
Innanzitutto affrontare questa imminente rinascita, una delle tante nella storia del Museo, legata all’apertura della nuova sede a Palazzo Fuga, il Real Albergo dei Poveri, in Piazza Carlo III. Un ampliamento con cui il Museo si espande su tutto il territorio che richiederà un serio confronto con il genius loci e la valorizzazione di tutte le connessioni con le realtà locali.
Intende porsi in continuità con la precedente direzione?
Assolutamente sì, io sono un costruttore non un distruttore. Quando subentro in una carica cerco di studiare e capire tutti gli elementi di validità del precedente mandato. Insomma, non ho alcun interesse ad azzerare il lavoro fatto; in questo settore le manie di protagonismo sono altamente nocive, dal momento che la maggior parte dei progetti richiede tempo e lentezza. Per questo, ritengo prioritario portare avanti una serie di iniziative avviate dal professor Osanna durante la sua direzione.
Ce ne vuole anticipare alcune?
In prima battuta la climatizzazione e la riapertura della Sala della Villa dei Papiri a Ercolano, che peraltro collegheremo a una mostra in loco su stiamo già lavorando. E questa sarà solo la prima perché già ne sono previste altre.
Poi, al di là degli eventi spettacolari che fanno notizia, ritengo essenziale dare la massima priorità alla conservazione, con interventi di climatizzazione, volti alla messa in sicurezza del patrimonio, sottoposto sempre a nuovi fattori di rischio legati al cambiamento climatico e all’alta affluenza di visitatori. Basti pensare a quanto sia nociva la sola apertura delle finestre che, oltre l’ingresso del particolato, comporta l’alterazione delle condizioni idrometriche ideali per la corretta conservazione dei reperti.

Cosa porterà al Mann della sua esperienza alla direzione di Ercolano?
Sicuramente introdurrò tutto il protocollo legato alla manutenzione programmata, che è la chiave di volta in ambito archeologico, tanto nei parchi monumentali quanto nei musei. Un programma di azioni, calendarizzate nell’arco di un lungo periodo, a Ercolano lo portiamo avanti da otto anni, che attraverso interventi mirati di manutenzione ordinaria evita il danneggiamento dei reperti e quindi la necessità di interventi di restauro invasivi, potenzialmente rischiosi, dal momento che c’è sempre una perdita di materia antica, e molto onerosi.
Avete già individuato un modus operandi?
Certamente, valorizzeremo il nostro straordinario laboratorio di restauro che a Napoli ha una tradizione antichissima, insieme ovviamente a sinergie sul territorio. Non escludo progetti in cui coinvolgeremo ditte esterne, ove necessario.
Quali gli elementi di novità?
Innanzitutto lavorare sull’apertura della nuova sede del Museo, per fare in modo che l’uno non sia la copia dell’altro e che le due realtà insieme costituiscano davvero un plus, un polo di ricerca di carattere europeo. Lavoreremo in parallelo sulle collezioni permanenti e sulle mostre temporanee, prestando anche grande attenzione al territorio, perché la Campania è una regione straordinaria in cui il Vesuvio, non ha sigillato solo Pompei ed Ercolano, ma ha generato intere pagine di storia ancora pressoché sconosciute.
Aprirà il museo all’arte contemporanea?
Certamente, sono già in contatto con la direttrice del museo MADRE, tuttavia voglio precisare che il MANN ha un’identità specifica che non è quella di galleria d’arte. Perciò siamo pronti ad aprire un dialogo e ad accogliere mostre d’arte contemporanea ma sempre in linea con la natura e la mission del Museo.
Cosa pensa del fenomeno dell’overtourism che Napoli sta vivendo attualmente?
Personalmente, provenendo da luoghi poco visitati non posso che gioire nel veder apprezzata la città. A mio parere il problema non è tanto l’affluenza di visitatori quanto le modalità con cui viene gestita e si tratta di una questione, insieme al tema della gentrificazione, che non riguarda solo il capoluogo campano ma tutte le grandi città, mete del turismo internazionale. Penso che bisognerebbe strutturare in maniera sostenibile il flusso dei visitatori, distribuirlo meglio, rispettando l’identità di Napoli anche come sito dell’UNESCO e ricordando che dispone ancora di grandi spazi da valorizzare. Tuttavia, si tratta di questioni che esulano dalla mia competenza, rientrando in ambito comunale.

A proposito di territorio ci vuole dire i prossimi progetti per Capri del cui Parco Archeologico è sempre direttore?
Con piacere, stiamo lavorando su tre progetti bellissimi. Il primo sulla Certosa di San Giacomo, per il recupero della porzione del monumento anticamente adibita a carcere, di cui tutt’ora permangono le tracce. Un’area preziosa per raccontare la storia del luogo che, oltre a eventi espositivi, sarà destinata ad accogliere la sede dell’Istituto del Parco Archeologico e la foresteria, essenziale per ospitare i futuri funzionari.
…e il secondo?
Riguarda Villa Jovis, l’antico palazzo di Tiberio, in cui andremo a restaurare una parte importante dell’area delle cisterne e rimetteremo a posto tutto il percorso. Entrambi del valore di 5 milioni di Euro ciascuno, finanziati dal Ministero della Cultura, attraverso il Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”. E il terzo è focalizzato su Villa Damecuta ad Anacapri, una delle dodici ville imperiali romane volute da Tiberio, ove interverremo in due direzioni.
Ci dica di più…
Da una parte, un finanziamento di un milione di euro sempre dal Ministero ci permetterà di fare un importante intervento di manutenzione straordinaria su tutte le parti esterne; dall’altra, grazie a un ulteriore finanziamento da parte della direzione generale Musei, inizieremo nuovi scavi in collaborazione con l’Università di Messina.
Per concludere, pensa che si potrà costruire un ponte tra queste realtà? Assolutamente sì. Il MANN diventerà il perno per tutta l’archeologia della Campania. Lo è stato per tanti anni, quando era sede della soprintendenza e deve tornare a esserlo per sostenere tutti gli altri siti. Anche perché, oltre Capri, Pompei ed Ercolano la Campania è costellata di musei meravigliosi, seppur detti “minori”, che vanno aiutati, valorizzati e promossi.
A livello cittadino come immagina il “suo” MANN?
Mi impegnerò al massimo per farlo diventare un punto di riferimento per la comunità. Sulla scia di chi mi ha preceduto, desidero aprire il museo alla città, trasformandolo in una grande agorà in cui le persone andranno anche per compiere attività alternative alla visita, per incontrarsi, bere un drink, mangiare, fare acquisti al bookshop. Insomma, immagino il MANN come un museo davvero europeo in linea con gli altri poli internazionali, come il Victoria and Alberto Museum, per citarne uno.
Ludovica Palmieri
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