Il “Madoff altoatesino” lavorava per Banca Intesa, inchiesta prosegue sull’entità della truffa
- Postato il 10 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Moreno Riello, ex consulente finanziario sparito con 20 milioni di euro, lavorava per Intesa Sanpaolo a Bolzano. È il particolare che emerge dall’inchiesta per una presunta truffa che ha coinvolto imprenditori, professionisti, ex primari e privati. Tra le vittime anche chi possedeva appartamenti di lusso: molti hanno scoperto che i loro patrimoni indicati come milionari erano in realtà di gran lunga inferiori. Tra le vittime il figlio di un costruttore, convinto di avere 6,5 milioni per acquistare un hotel, ma che ha trovato sul conto solo 414 mila euro. Finora 11 “vip” altoatesini e 52 risparmiatori hanno denunciato la scomparsa di milioni, legata all’uomo ribattezzato il “Madoff altoatesino”.
Riello, 64 anni, originario di Vicenza, aveva quindici anni di esperienza nel private banking e godeva di grande fiducia tra i clienti. Il 31 dicembre scorso si è dimesso improvvisamente, sparendo con una montagna di soldi e rendendo inaccessibili telefoni e contatti a familiari e clienti. Le perquisizioni svolte ad agosto a Vittorio Veneto hanno permesso di rintracciarlo e sequestrare computer e cellulari. È indagato per truffa continuata, furto ai danni dell’istituto di credito, abuso di prestazione d’opera e di intermediazione finanziaria, con l’aggravante di aver provocato danni patrimoniali rilevanti.
Secondo le accuse, Riello avrebbe gestito gli investimenti dei clienti come uno schema Ponzi. Rendicontazioni false, firme contraffatte e informazioni inesatte facevano apparire patrimoni molto superiori a quelli reali. Tra le strategie usate, anche la creazione di una finta casella postale: documenti bancari destinati ai clienti venivano recapitati a Riello, che ne era l’unico titolare della chiave, ingannando sia gli investitori sia la banca.
Le stime sul danno variano: fonti interne a Intesa Sanpaolo (che l’anno scorso fu al centro del caso dei conti spiati da parte di un dipendente, ndr) parlano di meno di due milioni per “meno di dieci” clienti, mentre le autorità e l’organismo di vigilanza dei consulenti finanziari stimano una differenza tra patrimoni reali e dichiarati di circa 131 milioni di euro. Le indagini proseguono per chiarire l’entità reale della truffa e le responsabilità della banca, con accertamenti bancari in corso per quantificare il danno subito dai singoli risparmiatori. “Quel consulente non era un libero professionista – spiega una delle vittime a Repubblica – Lavorava e agiva per conto di un istituto affidabile e importante. Se è stato permesso un congedo senza prima una verifica, tocca alla banca assumersi la responsabilità del disastro”.
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