Il libro di Dario Furlanetto, Milioni di alberi, è una consolazione
- Postato il 7 maggio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Ecco, dalla val Camonica, un eroe della natura, antagonista dei Mulini Bianchi, delle ipocrite overdose di miele del marketing. Ecco uno che ha lottato e lotta sul serio per l’ecologia, sporcandosi le mani di terra e vivendo coerentemente, lontano dai riflettori ma in pace con l’anima, come pochi possono (e vogliono) fare. Si chiama Dario Furlanetto, è biologo, è stato Direttore del Parco regionale lombardo della Valle del Ticino dal 1987 al 2010 e del Parco regionale dell’Adamello lombardo. Il libro che ha scritto, Milioni di alberi, è una consolazione, nell’era farlocca dello “storytelling” e del cosiddetto “libero” mercato, le sue pagine trasudano verità, hanno il profumo del bosco, della neve e di impegno civile.
Il primo albero nella vita di Dario Furlanetto – che ha la tenacia dei Camuni ed ha speso una vita per i parchi e le foreste, per gli animali e la natura – fu un cedro. Se ne innamorò, racconta, durante una di quelle grandi e belle cerimonie collettive che una volta i maestri organizzavano a scuola per avvicinarci alla natura. Anch’io ne ho un ricordo indelebile, il mio primo albero era un platano ed eravamo in corso Vercelli a Torino, in Barriera di Milano. quello di Furlanetto fu un Cedro dell’Himalaya o Cedro deodara, ne vidi immense foreste in Ladakh, quando andai ai piedi dell’Himalaya sulle tracce dei Pow, dei Prigionieri di guerra (Prisoner of War), per scrivere il romanzo La cavalcata selvaggia.
Albero sacro – deodara in sanscrito significava “albero degli dèi” – e utilissimo: col suo legno gli inglesi ci fecero milioni di traversine per attraversare con la ferrovia il loro impero.
Furlanetto ha viaggiato molto, ha l’avventura nei cromosomi: “A Lenzburg – scrive – eravamo nati io e mio fratello, nello stesso luogo dove erano nati mio nonno e mio bisnonno paterni, gente migrante al di qua e al di là delle Alpi per avventura e per necessità”.
Anni di emigrazioni in Francia, Germania e poi in Svizzera, anche lui ne ha macinati di chilometri, dall’Africa al Sudamerica, incontrando comunità, alberi e persone, sempre in bilico tra felicità e sofferenze, e sulle tracce di grandi sacerdoti della natura e dell’umanità: come Alexander Von Humboldt o Ernesto Cardenal, frate rivoluzionario, monaco e politico, teologo, rivoluzionario e poeta del Nicaragua, autore dello splendido Canto Cósmico.
Si è speso naturalmente anche per le nostre montagne e per l’Italia, con coerenza e coscienza che oggi latitano: combattendo e raccontando, come scrive, i farabutti del clima e dei “furbetti” del greenwashing, che pensano di lavarsi l’anima dai peccati ambientali adottando, anziché comportamenti virtuosi, interventi di riforestazione nelle terre altrui”.
Fino ad approdare, oggi, al “roccolo” di Bianzano, nel cuore dell’Alta Valle Cavallina, in una ex torre che un tempo veniva utilizzata come base per la cattura degli uccelli. Qui, con la compagna Barbara, ha messo radici. Porta a macinare le castagne al mulino di Cimbergo, o “Mulino Tobia”, ultimo mulino in grado di macinare castagne rimasto in Valle Camonica e uno dei pochi ancora funzionanti in Italia. “I più – scrive – sulle Alpi e gli Appennini, sono stati trasformati in villette, alberghi o agriturismi, mantenendo tutt’al più la ruota ad acqua e qualche ingranaggio di inutile contorno”.
Furlanetto continua a combattere, ad esempio, curando i boschi di castagni. Al roccolo pianta alberi, cura il prato, pota le siepi e lavora la terra, invita gli amici per una chiacchierata e un bicchiere di vino, qualche bruschetta all’olio che produce: “Incontri necessari per aiutarci a resistere, a capire cosa sta succedendo nel mondo e nei nostri territori, per organizzare strategie di difesa dai danni ambientali che si continuano a perpetrare nelle nostre vallate e per cercare di contrastarne le derive, che sono prima ancora causate da forme culturali e sociali che da atti scellerati”.
Nel libro parla spesso di alberi, dalle piante d’acqua che curano la vita, di splendidi esemplari come il “Rogolone”, Quercia Rovere che svetta in una radura tra i boschi in Val Sanagra. Nelle sue avventure di una vita ecco le acacie africane, che fischiano alle rose del Kenya, nel Nord della Tanzania, tra il Monte Meru e il Kilimangiaro, ecco la “Latinoamerica”. Furlanetto fa i conti con la felicità del Costarica e la sofferenza orgogliosa del Nicaragua, racconta di uomini grandi e piccoli, da Alexander Von Humboldt – pensatore, filosofo, esploratore e scienziato, il più grande sacerdote della natura mai esistito – a Ernesto Cardenal, candidato al Nobel per la Letteratura, che nel 1980 divenne ministro della Pubblica Istruzione del Nicaragua e promosse una grande campagna di alfabetizzazione.
Milioni di alberi è un monumento alla tenacia, come lo è far funzionare il mulino di Cimbergo. È resistenza – concordo pienamente, pensando al mio umile orto del Patarello, tra le colline di Garzegna a Mondovì – allo stato puro.
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