Il Guardian e i rapporti di quattro università con l’industria bellica: per i critici questi legami influenzano la libertà di parola

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Mondo
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Una serie di email ottenute dal Guardian con Liberty, organizzazione che sostiene i diritti civili, rivelano un risvolto allarmante dell’impatto della guerra a Gaza su un settore tradizionalmente considerato un’oasi di libertà dagli effetti della propaganda. Gli amministratori di quattro prestigiose università britanniche – Loughborough, Heriot-Watt, Glasgow e Cardiff – si sono offerti di monitorare i social media degli studenti per conto di colossi dell’industria della Difesa come BAE Systems, Raytheon UK e Rolls-Royce. Nelle mail, che si riferiscono alle proteste pro-Palestina nei rispettivi campus, i funzionari propongono di condividere con aziende fornitrici dell’esercito israeliano informazioni su post studenteschi particolarmente critici verso Israele.

Un’università promette di condurre un “monitoraggio attivo dei social media” per individuare eventuali piani di protesta contro Rolls-Royce durante una fiera. Una seconda apparentemente accetta la richiesta di Raytheon UK, la divisione britannica del contractor della difesa statunitense, di “monitorare i gruppi di chat universitari” prima di una visita al campus. Un’altra risponde a un “questionario di sicurezza” di un’azienda di difesa, che cercava informazioni su proteste imminenti relative al presunto ruolo di quell’azienda in una serie di conflitti, incluso quello a Gaza.

I critici denunciano un flagrante attacco alla libertà di parola; le università si difendono citando protocolli di sicurezza a protezione di tutti gli studenti. Abbiamo condotto un’analisi dei loro ultimi bilanci pubblicati, quelli del 2022/23, o di stime aggregate sull’entità dei progetti di ricerca, per avere un quadro dei rapporti economici e istituzionali di questi atenei con il settore della difesa e Israele e per comprendere se e quanto abbiano potuto pesare sull’offerta di monitoraggio, condotta nella più totale segretezza e che non sarebbe emersa senza il lavoro del Guardian e di Liberty Investigates.

Loughborough University, nel 2022/23 ha avuto entrate per 388,3 milioni di sterline, per lui da finanziamenti pubblici per la ricerca. Ma BAE Systems (5-10 milioni) e Rolls-Royce (oltre 15 milioni) sostengono progetti aerospaziali e tecnologici militari. I legami con Israele includono 1 milione in fondi di collaborazione con il Technion-Israel Institute of Technology. Non risultano legami diretti con Israele da parte degli amministratori. Heriot-Watt, 286,2 milioni di entrate, di cui 52,4 milioni da finanziamenti alla ricerca da Enti pubblici. Ma il colosso britannico della Difesa Raytheon UK contribuisce con 3 milioni per sensoristica e cybersecurity. I collegamenti con Israele riguardano 500.000 sterline in programmi di dottorato con l’Università Ben-Gurion. Il preside Richard A. Williams, con un passato nella ricerca nucleare, supervisiona progetti legati alla difesa, ma non ha legami diretti con Israele o con schieramenti politici.

L’Università di Glasgow, con 896,4 milioni di entrate nel 2023/24, incassa 212,3 milioni da fondi di ricerca pubblici. Ma riceve circa 10 milioni da BAE Systems per lavorare sulla tecnologie per sottomarini. Le partnership con l’Università Ebraica di Gerusalemme e l’Istituto Weizmann portano 2 milioni in grant. L’università detiene 3,1 milioni in azioni legate al comparto della Difesa, e resiste alle richieste di disinvestimento per fare pressione sul governo israeliano. La leadership è profondamente divisa: il rettore Dr. Ghassan Abu-Sittah, eletto nel 2024, è un chirurgo plastico che ha operato a Gaza dall’inizio della guerra ed è diventato una voce autorevole del dissenso contro il governo di Israele, che accusa di genocidio. Ha testimoniato alla Corte Internazionale di Giustizia ed è stato bandito dalla Germania per il suo attivismo. Ma David Duncan (Chief Operating Officer) difende il settore della difesa britannico come “moralmente giusto” e negli scorsi mesi ha diffidato gli studenti dalla partecipazione a marce a supporto di Gaza.

Cardiff University, con 676,8 milioni di entrate nel 2022/23, ottiene 147,2 milioni di fondi pubblici, compresi 120 milioni dal governo gallese, mentre BAE Systems in quel biennio ha investito 6 milioni in supporto di progetti di avionica e cybersecurity. Il legame con l’Università di Tel Aviv vale 1,5 milioni in progetti di ricerca. La vice-cancelliera Wendy Larner promuove partnership con BAE e i manifestanti la accusano di complicità con Israele, ma non abbiamo trovato prove di legami personali oltre la relazione istituzionale.

I finanziamenti dalla difesa rappresentano il 5-15% delle entrate di ricerca di queste università, e le vincolano in questo modo ad aziende che armano Israele. I collegamenti accademici con istituzioni israeliane, tramite accordi scientifici Regno Unito-Israele, provocano domande etiche: quando è legittimo interrompere rapporti accademici se si crede nell’istruzione come strumento di dialogo? Allo stesso tempo, il contesto internazionale, dopo Brexit, vede un calo di interesse per le università britanniche da parte di studenti stranieri, e di conseguenza un calo di fondi: queste email suggeriscono che le università abbiano privilegiato gli interessi aziendali rispetto al diritto al libero dibattito, che dovrebbe essere un loro valore non negoziabile, e crescono gli appelli per audit indipendenti.

L'articolo Il Guardian e i rapporti di quattro università con l’industria bellica: per i critici questi legami influenzano la libertà di parola proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti