Il “Grande Gap” del welfare: il 77% delle aziende si crede virtuoso, ma la metà dei dipendenti non è d’accordo

  • Postato il 9 ottobre 2025
  • Business
  • Di Forbes Italia
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Il 77% delle aziende ritiene di offrire soluzioni efficaci in materia di welfare aziendale. Eppure, solo il 54% dei dipendenti si dice soddisfatto. È uno dei dati contenuti nell’ultimo Great Employee Benefits Study realizzato da Epassi, società europea di soluzioni digitali per gli employee benefit, dalla società di consulenza Pole Star Advisory e dall’Aalto University School of Business. L’edizione 2025 è intitolata Il Grande Gap. Un riferimento al Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald non solo nel titolo, ma anche, si legge in una nota, nell’ultima frase del romanzo, che sembra descrivere la condizione di tanti lavoratori: “Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.

Il documento, basato su un campione di seimila dipendenti e 1.435 dirigenti e responsabili di risorse umane di aziende con più di 50 dipendenti, contiene anche un dato preoccupante riferito all’Italia: solo il 65% dei lavoratori del nostro Paese si dichiara coinvolto nel proprio lavoro, contro il 77% della Germania, l’88% del Regno Unito, il 90% dei Paesi Bassi e il 91% di Svezia e Finlandia.

“Aziende e persone non parlano la stessa lingua”

“Colmare il grande gap significa ripensare il ruolo dell’impresa nella vita delle persone, passando da erogatore di servizi a partner di benessere”, ha dichiarato Alberto Perfumo, amministratore delegato di Eudaimon, azienda italiana del welfare aziendale che fa parte del gruppo Epassi dal 2023. “Oggi il vero ostacolo non è solo offrire soluzioni di welfare, ma riuscire a comprenderne il linguaggio. Aziende e persone spesso non parlano la stessa lingua: mentre le prime ragionano in termini di benefit e performance, le seconde esprimono bisogni, emozioni e aspettative che non sempre trovano spazio nei modelli organizzativi tradizionali. Se il welfare non parla la lingua della vita quotidiana, non genera valore. E se non genera valore, diventa invisibile”.

Il 35% dei lavoratori italiani afferma che i benefit messi a disposizione dalle aziende non sono utili o non vengono usati. Un problema riconosciuto solo dal 3% delle imprese.

Sforzi insufficienti

Il rapporto mostra che l’Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi europei: solo il 38% dei datori di lavoro dice di adottare misure efficaci per migliorare l’esperienza dei propri collaboratori. Nel Regno Unito, ad esempio, la quota è del 61%, nei Paesi Bassi del 66%. Segno di una maggiore attenzione alla soddisfazione dei dipendenti. Il fenomeno è percepito dai lavoratori: solo il 32% degli italiani afferma di notare miglioramenti nella propria esperienza lavorativa, contro il 58% del Regno Unito e il 62% dei Paesi Bassi.

“Oggi il welfare aziendale non può più essere pensato come una somma di benefit scollegati, ma come un ecosistema integrato, capace di generare valore reale per le persone”, sottolinea Elisa Terraneo, marketing manager di Eudaimon. “Ogni iniziativa, ogni servizio, ogni attenzione deve inserirsi in un disegno più ampio, dove il benessere non è un obiettivo a margine, ma il cuore della strategia aziendale. È in questa visione sistemica che il welfare evolve: da accessorio a leva di trasformazione culturale”.

L’articolo Il “Grande Gap” del welfare: il 77% delle aziende si crede virtuoso, ma la metà dei dipendenti non è d’accordo è tratto da Forbes Italia.

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Forbes Italia

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