Il futuro di Israele tra la fine del sionismo e la pace in Palestina, un saggio storico

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Cultura
  • Di Agi.it
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Il futuro di Israele tra la fine del sionismo e la pace in Palestina, un saggio storico

AGI - "Da storico, evidenzio che la fine di Israele sembra essere già cominciata. E la morte di uno Stato o il collasso di un'entità geopolitica creano un vuoto". Ilan Pappé, uno dei maggiori storici del Medio Oriente, nato ad Haifa nel 1954 da genitori ebrei sfuggiti alla persecuzione nazista, dopo il grande successo di 'Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina', arriva ora in libreria con un altro volume sul conflitto in corso in Medio Oriente con una tesi apparentemente controcorrente: "Il periodo movimentato avviato con l'attacco di Hamas a Israele, il 7 ottobre 2023, ha sollevato seri dubbi sul futuro dello Stato ebraico", scrive nel suo libro 'La fine di Israele. Il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina', appena uscito in Italia per Fazi Editore (288 pagine - 18,50 euro).

"Come molti dei miei amici palestinesi, anch'io mi riferisco alla fine di Israele come a un processo di decolonizzazione - spiega l'autore - in qualità di storico so bene dei casi del passato in cui la decolonizzazione è avvenuta attraverso trasformazioni violente e brutali. La storia, la migliore maestra che abbiamo, ci fornisce innumerevoli esempi in cui le lotte per la decolonizzazione e la liberazione sono sfociate nella creazione di nuovi sistemi di ingiustizia, per usare un eufemismo. Realisticamente - aggiunge Pappé - sarebbe ingenuo immaginare una fine del progetto sionista o dello Stato di Israele come una felice e rapida trasformazione da un luogo di occupazione, oppressione e, da ultimo, di genocidio in un paese dove le libertà sono garantite a tutti e dove viene ristabilita la giustizia per chi in passato abbia subito dei torti. Ma è importante aspirare e adoperarsi per giungere a una transizione che sia la più pacifica possibile, si dimostri costruttiva e prefiguri un futuro migliore per quante più persone possibile". Dopo il 7 ottobre e il genocidio a Gaza (è lo stesso storico israeliano a utilizzare la parola "genocidio"), il progetto sionista in Palestina - il tentativo secolare dell'Occidente di imporre uno Stato ebraico in un paese arabo - è destinato a una "disintegrazione inevitabile". È la tesi del celebre storico israeliano Ilan Pappé che in questo nuovo volume sposta lo sguardo sul futuro di Israele e della Palestina.  

Le fratture che minacciano Israele

Diviso in tre parti, nella prima – "Il collasso" – Pappé esamina il fallimento del cosiddetto "processo di pace" ed evidenzia le fratture profonde che minacciano la stabilità di Israele: l'ascesa del sionismo religioso, le crescenti divisioni all'interno della società israeliana, l'allontanamento dei giovani ebrei dal sionismo, il sostegno dell'opinione pubblica mondiale alla causa palestinese, la crisi economica e la messa in discussione dell'invincibilità militare di Tel Aviv.

Sette mini-rivoluzioni per il futuro

Nella seconda parte – "La strada per il futuro" – l'autore delinea sette mini-rivoluzioni cognitive e politiche necessarie per costruire un avvenire migliore per tutti gli abitanti della Palestina storica: da una nuova strategia per il movimento nazionale palestinese alla giustizia transitoria e riparativa sul modello sudafricano, dal diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi alla ridefinizione dell'identità collettiva ebraica.

La Palestina del dopo-Israele: una visione di speranza

Nella terza parte – "La Palestina del dopo-Israele, anno 2048" – Pappé offre una visione di speranza e riconciliazione, immagina un domani in cui le mini-rivoluzioni hanno avuto successo e descrive come potrebbe essere la vita in uno Stato palestinese democratico e decolonizzato, con il ritorno dei rifugiati, la coesistenza di ebrei e palestinesi come cittadini con pari diritti e la guarigione delle ferite del passato.

La "fine" degli Stati: un'analisi storica

Il libro vuole essere un'analisi storica della situazione in Palestina che parte da una considerazione: "Gli Stati in realtà non finiscono come se niente fosse, e da questo punto di vista parlare di 'fine' potrebbe essere esagerato; nella maggior parte dei casi gli Stati cambiano e a volte lo fanno in modo drastico. È di questo che si discute qui".

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Autore
Agi.it

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