Il festival dedicato ai suoni delle Dolomiti compie 30 anni. Intervista al suo direttore Mario Brunello

Da 30 anni offre un’esperienza unica, in cui la bellezza dei paesaggi delle Dolomiti trentine, Patrimonio mondiale UNESCO, si intreccia con le performance di artisti di fama internazionale (invitati a salire le vette con gli strumenti in spalla insieme al proprio pubblico), promuovendo al tempo stesso un turismo consapevole e sostenibile. È il festival I Suoni delle Dolomiti, in programma dal 27 agosto al 4 ottobre 2025 tra i rifugi, le malghe e i laghi di Val di Fassa, Val di Fiemme, Altopiano della Paganella, Dolomiti di Brenta. Ne abbiamo parlato col suo direttore artistico, il musicista Mario Brunello, violoncellista di fama internazionale.

Val di Fassa, Gruppo Costa bella, Rifugio Bergvagabunden Ph Alexander Debiasi
Val di Fassa, Gruppo Costa bella, Rifugio Bergvagabunden Ph Alexander De Biasi

L’intervista con il direttore artistico del festival “I Suoni delle Dolomiti”

Lo sviluppo del territorio è parte integrante del festival che è stato fondato dall’allora direttore di Trentino Marketing  Paolo Manfrini, scomparso prematuramente nel 2018. Quale eredità ha lasciato?
Paolo Manfrini è stato capace di costruire una visione che si basa su un concetto semplice quanto efficace, il ribaltamento del ruolo fra le parti che costituiscono uno spettacolo: le Dolomiti e il territorio non sono mai state scenografia, ma protagoniste del Festival; così la musica, gli artisti, il palco di rocce e pascoli, si sono trasformati in elementi complementari, celebrativi, capaci di motivare l’approfondimento del patrimonio più importante, quello ambientale e paesaggistico montano del Trentino. A Paolo e alla sua visione coraggiosa abbiamo dedicato quest’anno un concorso che ha portato all’inclusione di una nuova ensamble nel programma de ‘I Suoni delle Dolomiti’, Le Scat Noir.

Anche se la sua direzione unica risale al 2022, è stato presente da subito al festival prima da artista e poi nello staff. Può fare un bilancio di questi anni? Come è stato organizzare un festival di musica ad alta quota?
È stato come coltivare un’idea, nutrirla e vederla crescere: la convergenza di visione e di sensibilità con Trentino Marketing, Paolo Manfrini e Chiara Bassetti in primis, ma anche dell’intero sistema delle terre alte di questa provincia, ci ha permesso di investire nella crescita di un progetto che non è mai stato un prodotto turistico: ‘I Suoni delle Dolomiti’ nascono come progetto di comunicazione, come festival che raccoglie attorno al proprio fulcro costitutivo un arcipelago fatto di arte, di musica, di sensibilità ambientale, di unicità paesaggistica, di sentieri ripidi e rifugi, che sono sentinelle delle montagne. Di rinunce e piani B là dove la montagna può diventare inospitale; e di conquiste quando tutto questo riesce a essere trasmesso.

Val di Fiemme, Pampeago, Monte Agnello Ph Tommaso Prugnola
Val di Fiemme, Pampeago, Monte Agnello Ph Tommaso Prugnola

La nuova direzione artistica del festival “I Suoni delle Dolomiti”

Qual è stata la linea curatoriale che ha segnato il suo mandato da direttore artistico?
Le scelte curatoriali che portano alla concretizzazione del cartellone di questo festival non derivano solo da una visione artistica: è necessario trovare disponibilità e aderenza degli artisti a quelli che sono i principi del festival stesso. In ogni caso la proposta rimane ampia, capace di coniugare linguaggi diversi, dal jazz alla classica, dalla musica etnica al cantautorato. Negli anni non sono mancati progetti speciali che hanno visto mescolanze di linguaggi e sperimentazioni, come l’opera in quota, per citare un esempio fra tanti.

Come ha risposto la comunità ai concerti?
Inizialmente, i primissimi anni, la comunità appariva scettica, soprattutto i montanari più puri: non erano riusciti a intercettare la visione che il Festival si proponeva, temevano potesse trasfigurare l’ambiente delle terre alte rendendolo rumoroso e poco gestibile, ma queste perplessità sono durate ben poco, tanto che fin da subito l’Associazione dei Rifugi del Trentino, la SAT, le società che guidano gli impianti di risalita, le Apt, ma anche i professionisti della montagna, come le guide alpine del Trentino, si sono dimostrati validi e insostituibili partner del progetto.

Quali strategie avete adottato per consentire una buona gestione del festival?
Il pubblico de ‘I Suoni’ è sempre cresciuto negli anni, ma scelte strategiche chiare hanno permesso di evitare che questo progetto si snaturasse. Una fra queste è stata la scelta recente e importante di spostare l’inizio del festival alla fine dell’estate. Insieme agli stakeholder del territorio, negli anni (anzi decenni ormai) si è riusciti a costruire sensibilità e conoscenza, rispetto e valore per le terre alte. Questo anche grazie all’ampliamento delle collaborazioni di valore, come quella ormai consolidata e preziosa sottoscritta con il MUSE – Museo delle Scienza di Trento che arricchisce gli appuntamenti del festival di approfondimenti curiosi e necessari.

Quali criteri ha seguito, da musicista, per la scelta di altri musicisti?
‘I Suoni delle Dolomiti’ non sono un festival come un altro: per partecipare in qualità di artisti si deve essere pronti a misurarsi con dei limiti e con dei compromessi, che vanno da una nuova esperienza sonora alla mancanza di una separazione netta col pubblico, dalla disponibilità di salire, strumento in spalla, insieme al pubblico, fino ai luoghi dei concerti al necessario adattamento al vento, al sole, a qualche goccia di pioggia, ai suoni della natura. Proprio per questo qualche anno fa, quando sono diventato direttore artistico, il Festival ha steso un documento importante, un manifesto che gli artisti sono invitati ad accettare e fare proprio.

Madonna di Campiglio, Dolomiti di Brenta, Trekking, Ph Pierluigi Orler Della Sega
Madonna di Campiglio, Dolomiti di Brenta, Trekking, Ph Pierluigi Orler Della Sega

Gli appuntamenti per il 30esimo anniversario del festival “I Suoni delle Dolomiti”

Quali sono gli highlight e i progetti speciali per festeggiare questo anniversario?
Potremmo dire che questa edizione è dedicata alla ricerca di un nuovo suono delle dolomiti. Dopo la premiere di giugno sui prati di Fuciade in Val di Fassa, durante la quale con Alessandro Baricco e Diabolus in Musica abbiamo potuto ripercorrere la nascita del suono moderno, organizzato, musicale, durante il festival avremo un appuntamento dedicato a una nuova ensemble: un trio femminile vocale e potente, le Scat noir, che sono state selezionate fra molti partecipanti al concorso dedicato alla memoria di Paolo Manfrini. L’alba delle Dolomiti per esempio, con Wu Wei e la sua musica millenaria, ci porta a scavare nell’espressione arcaica, originaria del suono mentre la chiusura del trentennale de ‘I Suoni delle Dolomiti’ è affidata a un trittico di concerti d’eccezione che ci sprona a rivolgerci verso il futuro, seguendo il duplice filo conduttore: quello dato dall’Europa, realtà, aspirazione e sogno, e dalla Val di Fassa, su cui si affacciano alcuni dei gruppi montuosi più famosi del Trentino e dell’intero arco dolomitico, il Catinaccio/Rosengarten, la Marmolada, i Monzoni-Costabella.

Claudia Giraud

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Artribune

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