Il dottor Bulgakov, scrittore a sua insaputa
- Postato il 8 dicembre 2025
- Cultura
- Di Libero Quotidiano
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Il dottor Bulgakov, scrittore a sua insaputa
Dell’autore di Il maestro e Margherita, lo scrittore di Kiev Michail Bulgakov (1891-1940), la casa editrice Marcos y Marcos ripropone la sua ormai introvabile collezione di racconti che compongono il romanzo involontario dal semplice titolo Memorie di un giovane medico, nella scintillante traduzione di Paolo Nori. Si tratta del primo libro pubblicato da Bulgakov, costruito da otto racconti, a cui possiamo aggiungere un nono, maturati nel fatidico anno 1917, scritti tra il 1925 e il 1926, pubblicati quasi quarant’anni dopo, postumi, nel 1963.
Bulgakov ebbe il piacere di farli conoscere in vita grazie a una rivista: Medicinskij Rabotnik. Nel 1963 uscì l’edizione in volume, la quale tuttavia non comprendeva tre dei nove racconti: L’eruzione stellata, Morfina e Io ho ucciso. Solo nel 1982 uscì la prima edizione completa.
Memorie di un giovane medico è, quindi, la prima opera di un genio della letteratura universale. Bulgakov, abbandonata la carriera medica, si dedicò a quella di scrittore, rivelando da subito al lettore il suo talento. Opera preziosa poi per la biografia di Bulgakov, che mostra allo studioso come l’autore ha vissuto i suoi primi incarichi da dottore. Bulgakov, infatti, si era iscritto alla facoltà di Medicina dell’Università di Kiev e si laureò con onore nel 1916, iniziando una dura pratica come medico condotto in provincia di Smolensk, nel villaggio di Nikol’skoe. Lì, Bulgakov lavorò con alacrità, serietà e persino con entusiasmo, a contatto della povera gente di provincia e di campagna. Nonostante il suo grande impegno nel lavoro medico, il destino di Bulgakov fu altrove, nel faticoso e diuturno scrivere dell’intellettuale nella Russia sovietica di Stalin.
Nello stesso tempo, il destino della Russia doveva manifestarsi molto diverso da come si delineava nel momento in cui il giovane dottore aveva incominciato a lottare in nome dell’igiene contro la morte, l’ignoranza e la diffidenza secolare del contadino russo e anche della sua stessa paura di cagionare del male: «Avevo avvisato, fin da quando ero nella grande città che volevo fare l’aiuto medico. Avevano sorriso e avevano detto “Si ambienterà”. Eccoti il “si ambienterà”. E semi portano un’ernia? Mi spieghi come mi ci ambiento? E, soprattutto, come si sentirà quello che ha l’ernia sotto le mie mani? Si abituerà all’altro mondo?». Mentre il giovane dottore Bulgakov cercava di medicare i suoi pazienti con generosità e pazienza, la Rivoluzione russa avviò un processo storico irreversibile, trasformando il secolare Impero degli Zar in Unione delle Repubbliche Sovietiche. Per i contadini finì un’inutile strage nel conflitto mondiale, ma iniziò - per tutti - un periodo atroce di povertà, fame e paura. Gli sconvolgimenti che ne nacquero furono particolarmente clamorosi e torbidi, negli anni immediatamente seguenti, in Ucraina e a Kiev in particolare.
L’Ucraina dove nacque Bulgakov era parte dell’Impero russo, ma ne esisteva un’altra, forse più povera e contadina, che era parte dell’Impero d’Austria-Ungheria. La mitica Kiev fu contesa, dopo l’uscita dalla Prima guerra mondiale della Russia di Lenin e dopo la pace di Brest Litovsk, praticamente da tutti i protagonisti del fronte orientale. Kiev fu conquistata e abbandonata in una grottesca girandola da tedeschi, austro-ungarici, «guardie bianche» zariste, cosacchi, nazionalisti, bolscevichi. Kiev fu travolta dalla guerra civile e dal succedersi di effimere dittature, quella di Skoropadskij, quella del bandito-contadino Petljura.
Bulgakov era tornato nel 1918 a Kiev e visse quei giorni ebbri e tragici, sbandando ideologicamente verso le «guardie bianche», poi verso un’indifferenza fatalistica, e accettando alla fine come una liberazione l’arrivo della potente Armata Rossa di Lev Trockij, quando i «rossi» fermarono la folle trottola. Invece, la rivoluzione privata di Bulgakov avvenne – secondo quanto scrive lui stesso – il 19 novembre 1919: «Di notte, nel sordo autunno, in un treno sconnesso, alla luce di una candela, ficcata in una bottiglia di cherosene, scrissi il mio primo racconto. Nella città dove il treno mi aveva trasportato, presentai il racconto alla redazione di un giornale. Me lo pubblicarono». Bulgakov decise di abbandonare il camice bianco del medico e, dopo, un’avventura leggendaria, del tutto inverosimile, ma vera, vagò come un flâneur della rivoluzione in cerca di gloria letteraria! Inverosimile, perché i luoghi erano quelli del Caucaso, come Batum. Finalmente, Bulgakov si trasferì a Mosca, senza aver nulla, e provando nostalgia della sua Ucraina: «C’era un bellissimo freddo, mi ricordo, sui quindici gradi sotto zero, le stelle... Ah, che stelle ci sono in Ucraina. Adesso sono sette anni circa, che abito a Mosca, ma ho comunque sempre nostalgia della patria. Misi stringe il cuore, delle volte ho una voglia tormentosa di salire sul treno... e via! Vedere ancora i burroni coperti di neve... Il Dnepr... Al mondo non c’è una città più bella di Kiev».
A Mosca, per sua fortuna, Stalin lo amava come scrittore e per un certo periodo Bulgakov sopravvisse nell’inferno del dittatore sovietico, dove gli intellettuali erano ammazzati o imprigionati. Divertente, però, un aneddoto, amaro e tragico. Bulgakov, nel 1930, scrisse a Stalin: «Passando in rassegna i miei ritagli di giornale, ho constatato di aver ricevuto dalla stampa sovietica, nei dieci anni della mia attività letteraria, 301 recensioni, di cui tre favorevoli e 298 ostili e ingiuriose».
Dal 1927 al 1930, Bulgakov fu sottoposto a un fuoco di critica degno di un plotone d’esecuzione. Addirittura la sua commedia La corsa destinata al Teatro d’Arte fu vietata. Lentamente, tra censure e lavori, Bulgakov scomparì dalla scena moscovita e, prima di morire, quasi dimenticato, il 10 marzo 1940, di sclerosi renale, si dedicò in maniera segreta a scrivere il suo capolavoro, che miracolosamente sopravvisse alle tempeste dello stalinismo.
Nori trasmette lo sguardo disincantato di Bulgakov, che pone lo scrittore, già alle sue prime prove letterarie, tra i grandi, soprattutto accanto a Gogol’, maestro non a caso di quella geniale scrittura russo-ucraina, piena di nomi bizzarri, di parole dai significati cangianti a seconda dell’umore. Grazie a Nori, che di Bulgakov conosce assai bene la potenza comica e l’impegno civile, il giovane autore di Memorie di un giovane medico risulta favoloso, praticamente irresistibile. Il mondo grottesco dello scrittore è restituito magnificamente da Nori, che pone Bulgakov, con Gogol’, tra i maggiori autori del comico e dello skaz (quel “raccontare” semplice e intimo tipico delle letterature slave).
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