Il “disegno” di Chiara Petrolini: “Voleva sopprimere il bambino”. Ecco perché la procura contesta la premeditazione

Voleva “sopprimere la vita che cresceva dentro di lei”. È il “disegno di Chiara” per cui la procura di Parma contesta la premeditazione, aggravante accolta dal giudice per le indagini preliminari. È l’elemento nuovo e agghiacciante che oggi, nel giorno degli arresti domiciliari per la ragazza accusata di aver seppellito i suoi figli appena nati, si aggiunge al caso dei due cadaveri trovati nel giardino di una casa di Traversetolo (Parma) una settimana l’uno dall’altro ad agosto.

Una ricostruzione quella degli inquirenti, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri, che aggrava ulteriormente la posizione della 22enne studentessa di Giurisprudenza, volontaria in parrocchia e baby sitter stimata da un’intera comunità che non si è mai accorta di nulla. La procura, in un lunga nota, spiega perché si è convinta che la giovane avesse voluto sin dall’inizio non permettere che il bambino vivesse: un “disegno” fatto di comportamenti quotidiani – come bere alcol e fumare – e di esplicite ricerche sul web. Le contestazioni della misura cautelare riguardano il secondo bambino, il cui corpo è stato trovato per caso da un cane nel giardino il 9 agosto scorso. Per il primo bambino quello partorito nel maggio del 2023 non c’è stata misura, in attesa dei risultati di altri test, e al momento per quello la giovane è solo indagata.

Perché è premeditazione – Il ragionamento della procura di Parma – espresso in una lunghissima nota – si fonda su domande che hanno trovato una risposta ragionevole nella ricostruzione dei fatti. Il parto, indotto, è avvenuto il 7 agosto poco più di un giorno prima della data prevista per il viaggio negli Usa. Nessuno sapeva della gravidanza di Chiara. Come avrebbe fatto la giovane a partire per gli Stati Uniti visto che era a termine? Come avrebbe potuto anche solo giustificare il neonato a chi non sapeva, fidanzato incluso?

Secondo la procura la risposta “non può che essere una sola: Chiara aveva già deciso che il bambino non sarebbe sopravvissuto al parto, e tutto il percorso della gravidanza appare disseminato di indizi che conducono a questa terribile realtà. Il primo elemento indicativo della premeditazione – quello che più di tutti ha suscitato perplessità e che inizialmente sembrava il riflesso di una articolata e concordata messa in scena da parte di tutta la famiglia – è l’assoluta inconsapevolezza, in capo ai genitori, e perfino al fidanzato (padre del bambino), dello stato di gravidanza di Chiara. Si tratta di un elemento di straordinaria importanza, giacché esso accompagna tutta la gravidanza di Chiara, fino al parto ed oltre; si tratta di un dato che ormai – alla luce delle concordi dichiarazioni raccolte, anche presso la cerchia di amici di Chiara – può ritenersi acquisito”.

Fingeva di avere il ciclo – Tutti ignari anche perché stando agli inquirenti la ragazza fingeva di avere il ciclo mestruale. Nessun poteva immaginare anche perché – ed è uno degli elementi per la procura a sostegno della premeditazione – l’indagata fumava sigarette elettroniche e con tabacco, beveva alcol e consumava marijuana. “Sia dopo che travaglio era di fatto già iniziato, e nell’imminenza del parto, Chiara non ha neppure disdegnato l’uso di marijuana. Peraltro, verso detta sostanza Chiara più volte aveva palesato interesse”. Del resto è cronaca che l’indagata poche dopo ore il parto fosse andata a un aperitivo. Per gli inquirenti il “terzo elemento indicativo della premeditazione è quello di aver sistematicamente eluso – per tutto il periodo della gravidanza – qualsiasi accertamento medico, diagnostico, strumentale teso a verificarne il regolare andamento”.

Le ricerche sul web – La procura ritiene che il 1 agosto ci sia stata la rottura delle acque ma “pur di fronte a questo passaggio fondamentale dell’iter della gravidanza, la ragazza prosegue imperterrita per la sua strada, senza consultare chicchessia né determinarsi a rivolgersi ad una struttura sanitaria per la gestione del parto imminente. Parallelamente Chiara si affida al web per acquisire quelle notizie-consigli-suggerimenti-curiosità che solo una struttura sanitaria avrebbe potuto e dovuto esporle: ne sono testimonianza le tantissime ricerche testuali che Chiara effettua quotidianamente, e più volte nella stessa giornata” prosegue il racconto degli inquirenti.

Sul web la 22enne nel corso del tempo ha chiesto di tutto da come nascondere la pancia, a come indurre il parto, ma anche a come abortire e dopo quanto tempo puzz aun cadavere. E così nell’elenco delle ricerche compaiono anche queste domande: “Quali condotte tenere per cagionare, o favorire, un aborto, ovvero: cosa causa un aborto spontaneo; perdita di peso può causare un aborto?; pillola del giorno dopo in gravidanza; pugno in pancia conseguenze in gravidanza; indurre un aborto; aborto per infezione; aborto in casa; probabilità di aborto settimana per settimana; 30 settimana di gravidanza aborto; aborto al 6 mese; misoprostolo dove si compra; erbe che fanno abortire. Emerge dunque che Chiara non ha disdegnato l’idea neppure di un aborto fuori dei termini di legge; significative sono le ricerche su “aborto al sesto mese”, su “erbe che fanno abortire, su “misoprostolo dove si compra”.

“Il disegno di Chiara” – Per chi ha indagato “queste ricerche non sono affatto neutre, ovvero effettuate per delle semplici curiosità legate a gravidanza e parto, come qualsiasi giovane madre di oggi potrebbe fare: le ricerche appaiono in gran parte funzionali a quel che – con visione retrospettiva ed alla luce di quel che è successo – sembra essere il disegno che Chiara ha maturato sin dalle prime battute della gravidanza o comunque da quanto ha iniziato a prendere coscienza della gravidanza stessa: la soppressione del proprio figlio, prima, in occasione, o dopo il parto”. E le indagini in corso dovranno accertare anche dopo la prima gravidanza, il bambino seppellito a maggio avesse già questo nel suo destino.

Riguardo alla contestazione la procura non ha dubbi: “E che tale ricostruzione (l’idea omicidiaria mantenutasi ferma e costante nel tempo, e dunque la premeditazione) “non sia una mera congettura degli inquirenti, ma la terribile realtà, sembra potersi dimostrare con le ricerche sulla decomposizione del corpo dal momento che, in data 22.2.2024, Chiara visualizza un video su come avviene il disfacimento di un cadavere“. Poco dopo il parto la giovane cerca “dopo quanto puzza un cadavere”. “Questa ricerca – sottolinra la procura – finisce per essere la cartina al tornasole di tutta la vicenda, nel senso che essa sembra dimostrare che l’obiettivo di Chiara, nel portare avanti la gravidanza, era solo quello di sopprimere il proprio figlio. Al contrario, nella cronologia delle ricerche internet, non si trova mai, nemmeno una volta, una ricerca in senso opposto alla morte, che evochi la vita e la salute del bambino. Nulla ad esempio sul parto in anonimato o anche solo sull’affidamento o sull’adozione di un neonato, che pure avrebbero potuto dimostrarsi vie alternative all’omicidio”. L’autopsia ha accertato che il piccolo è nato vivo, ha respirato e aveva battito. È morto per emorragia perché il cordone ombelicale non è stato pinzato. Lei agli inquirenti interrogata ha dichiarato che era svenuta e al suo risveglio al piccolo non batteva più il cuore.

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Il Fatto Quotidiano

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