Il blocco del bando Home care premium è inaccettabile: a pagare il conto disabili e famiglie

  • Postato il 30 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ci risiamo. Dopo la beffa del bando Efamily della Regione Lazio, non abbiamo atteso a lungo per subire anche la paradossale ingiustizia dell’Home Care Premium da parte dell’Inps. Cosa accade? Da aprile 2025 si rinnova il bando triennale per dipendenti pubblici e loro familiari affetti da una condizione di disabilità. L’Home Care Premium prevede un contributo economico per il pagamento di assistenti alla persona e/o ore di assistenza domiciliare erogate da cooperative accreditate tramite welfare dell’Inps. Così era stato fino ad aprile 2025. Il nuovo bando rimescola le carte, un po’ in sordina, e prevede che tutto abbia inizio in estate, nel periodo più difficile per le persone che vivono la condizione di disabilità, ancorché gravissima.

Escono le prime graduatorie. Si blocca una prima volta il meccanismo. E poi è black out. Si scopre che in realtà le cooperative hanno fatto la corsa a far iscrivere i propri dipendenti accreditandoli e spostando l’obiettivo normativo – che era quello di creare un accesso diretto della famiglia che poteva scegliere l’operatore accreditato direttamente sulla piattaforma. Questo non accade. Accade che sono tutti accreditati ma il sistema non parte. Tutto bloccato. Tutto fermo.

Chi paga il conto di tutto questo? I disabili, i loro caregiver e i loro familiari. Lo scempio di sempre. Inflitto nel periodo di sostituzioni, ferie, caldo, piaghe da decubito, sofferenze di patologie che sia ipotizzano, e somme di problemi legati ad interruzioni per ferie di tutti quegli operatori che garantiscono durante l’anno tutta la rete assistenziale di cui un disabile grave necessita. Ma la cosa più vergognosa da rilevare è che nessuno dice nulla. Il servizio viene semplicemente sospeso: arriva una telefonata per comunicare che senza avere nessuna idea di una data di ripristino il servizio è sospeso. Sempre la solita storia. Il menefreghismo più totale, persone incaricate di emettere sentenze che piegano famiglie già piegate dal momento estivo che di per sé è il più difficile in assoluto.

Passa circa un mese prima che le associazioni, i movimenti, i media e il mondo intero si accorga che qualcuno si lamenta. Perché – dramma nel dramma – le persone fragili sono private della possibilità di manifestare, di ribellarsi, di difendersi, di farsi sentire. Quando a una famiglia con disabilità gravissima togli l’accudimento, l’igiene personale, la garanzia della minima dignità umana, stai stai ledendo la dignità umana e togliendo un servizio essenziale. Non si può dimenticare che questi servizi sono essenziali.

I vincitori di questo bando non hanno acquistato un gratta e vinci dal tabaccaio, ma hanno purtroppo ampiamente dimostrato condizioni di fragilità economiche e di patologia talmente gravi da rientrare tra le migliaia di domande presentate ogni anno. E questo rende tutto ancora più grave e inaccettabile. Siamo ormai a fine luglio e in questo mese di oblio sono stati i soliti noti a doversi far carico delle situazioni. L’Inps che per dare gli arretrati di un’indennità di accompagnamento impiega anche un anno o più, l’Inps che per chiamare un invalido a una visita fa passare mesi, la stessa Inps – contro la quale bisogna pagare avvocati e difendersi oltre il limite del paradosso – viene poi autorizzata a consentire che una piattaforma resti ferma senza prevedere nessuna forma compensativa di ristoro a tutte le famiglie che si sono viste sospendere le ore. Tra l’altro, le ore assegnate non sempre corrispondono ad un servizio efficace ed efficiente. Troppo spesso infatti vince la logica del meglio questo che niente, logica lontana e contraria dal diritto alla vita indipendente e alla dignità personale di ogni essere umano.

Il bando dell’Home Care Premium vale sul triennio 2025-2028. Esiste una graduatoria, le persone che sono rientrate sono persone con gravi disabilità certificate e irreversibili. Io mi chiedo come si possa prevedere una piattaforma senza intraprendere nessun tipo di azione a ristoro. Bastava, con una circolare, lasciare invariato il sistema precedente fino alla soluzione del problema. Se non altro si sarebbero tutelati realmente i più fragili. Ricordiamo che l’Inps riceve da tutti i dipendenti pubblici, ai quali vengono decurtate delle trattenute dalla busta paga, una quota mensile che seppur minima garantisce questo servizio. Non è un privilegio ma un diritto. Chi è risultato aggiudicatario del bando ha diritto di ricevere il servizio con decorrenza 1 luglio: l’Inps dovrà prevedere una compensazione con l’interruzione di servizio, sicuramente non imputabile al cittadino.

Inoltre sarebbe opportuno verificare se gli accreditamenti fatti per conto delle cooperative rispondano realmente a quanto previsto dal bando. Mi sorge il dubbio che un dipendente legato da un contratto di lavoro subordinato non possa contemporaneamente iscriversi come professionista su una piattaforma destinata a figure essenzialmente titolari di partita Iva. Qualcosa di simile è già accaduto con il bando Efamily.

Vedo una guerra in corso della quale nessuno sta parlando tra la volontà di rendere autonome le famiglie, attraverso dei contributi in forma diretta che garantiscono la libera scelta del personale che deve assisterle, e le cooperative che in ogni modo continuano a propinare pacchetti e offerte pur di inserire i propri operatori. Ricordo che un operatore assunto direttamente dalla famiglia a un costo medio di circa 13 € l’ora, un’ora di cooperativa a un costo medio di circa 23 € l’ora. Sarebbe opportuno che tutti si facessero due domande iniziando da chi scrive i bandi e da chi gli dovrebbe verificare nella loro corretta applicazione.

Attendiamo che la piattaforma sia operativa e che l’Inps provveda immediatamente a riattivare il servizio indebitamente sospeso. Questo il grido di tutte le famiglie colpite da un mese da un fermo inaccettabile. Un baratro amplificato dal non avere una data certa.

A volte è davvero complicato riuscire a perseguire attimi di serenità e di inclusione quando nei momenti di maggiore necessità, chi dovrebbe sostenerci in concretamente, ci chiude tutte le porte. Seguo tante famiglie e a volte è davvero complicato costatare che ciò che noi possiamo fare come associazioni non riesce a coprire e sanare le mancanze di uno Stato latitante. Le famiglie con disabilità hanno bisogno di aiuto concreto, di essere riconosciute e rispettate. Spero che questo appello possa arrivare nelle sedi più opportune e che qualcuno si metta una mano sulla coscienza e faccia ripartire l’assistenza per chi ne ha bisogno.

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Il Fatto Quotidiano

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