“Il 9 è il mio numero magico. La moda? Deve sublimare il nostro quotidiano come fanno i migliori amici”: la storia di Alexandre Mattiussi, fondatore di Ami Paris

  • Postato il 8 marzo 2025
  • Moda E Stile
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 9 è il mio numero ‘magico’. Questa presentazione è iniziata alle 9, nella mia data di nascita c’è il 9, il mio nome e il mio cognome hanno entrambi 9 lettere, in ogni momento importante della mia vita e del mio lavoro c’è sempre il 9. Seguo molto il mio istinto e il potere di questo numero mi guida”. Alexandre Mattiussi, 44 anni, normanno di nascita ma con un cuore che batte forte per l’Italia (è la terza generazione di italiani emigrati dal Friuli), è uno dei designer contemporanei più talentuosi. Quattordici anni fa ha fondato il suo brand Ami Paris e ha iniziato così la sua ascesa nel mondo della moda. Lo incontriamo a Parigi, nella brasserie Le Grand Coulbert, la location intima e “quotidiana” che ha scelto per presentare la sua nuova collezione ed è l’occasione perfetta per conoscerlo meglio e fare due chiacchiere, tra l’orgoglio per il successo del suo marchio e la curiosità per un mondo, quello della moda, che ha saputo conquistare con la sua visione semplice e autentica.

“Quando ero giovane, ho lavorato per una decina di anni in Dior, Givenchy e Marc Jacobs. Ogni volta che disegnavamo un vestito, mi dicevo, ‘è divertente, lo adoro, ma non lo indosso. Non posso perché è troppo costoso. Non posso perché è troppo creativo. Non posso perché è troppo esclusivo. Non posso perché troppo lontano dalla mia vita quotidiana, dalla mia realtà'”. Da qui, l’idea di creare Ami Paris, nel 2011: “Disegnare abiti per me: i miei jeans, il mio cappotto, la mia maglietta, le mie scarpe da ginnastica, il mio maglione, la mia giacca. Abiti, ovvio, che mi posso permettere, magari risparmiando su altro”. E quando gli chiediamo il significato del nome scelto per il brand, ecco che torna la sua passione per la numerologia: “Sono 3 lettere perché 3 è la radice di 9. C’è la A di Alexandre, la M di Mattiussi e I finale; l’inizio, la fine e il centro del mio nome”, spiega. All’inizio le collezioni erano solo per l’uomo poi, però, vedendo che molte amiche ne attingevano e sfoggiavano dei pezzi nei loro look, ha dapprima fatto sfilare uomo e donna insieme; e poi è arrivato a creare due linee ad hoc.

Al centro delle sue creazioni c’è un’idea di “ragionevolezza” e di “pragmaticità“, che si traduce in capi essenziali e senza tempo: “Una giacca ha due maniche, un colletto e cinque o sei bottoni. Stop”. Mattiussi, che sfila a Parigi, ammette, durante la Fashion Week, di amare “il quotidiano”. Non ambisce allo status di “grande designer, ricco e famoso ed esposto al Metropolitan”. Ma “desidero creare vestiti che sublimano il quotidiano, che rendono le persone felici di indossarli”, spiega candidamente. E, a proposito di “quotidiano”, durante l’ultima fashion week ha presentato la collezione donna Autunno Inverno 2025/26 in una storica brasserie parigina, Le Grand Colbert. Le modelle, in un tributo alla prima presentazione di Ami nel 2011, hanno sfilato tra i tavoli. Silhouette confortevoli, ampie, con dettagli a taglio vivo, come gli iconici cappotti, da sempre must del brand. Spazio anche a camicie dal collo scultoreo o jabot, da portare rigorosamente sbottonate. Tra i materiali, spiccano il montone, la seta e la flanella. Il colore? Anice, azzurro e rosa, ma anche caldi neutri e, naturalmente, carbone, “il nuovo nero”, secondo la maison. Nascono anche due nuove borse, la Mimi e la Carrousel, ispirata all’iconica giostra nel quartiere Montmartre.

Un successo, quello di Ami Paris, testimoniato dai 300 milioni di euro di giro d’affari e dagli 80 punti vendita nel mondo, ma che non ha cambiato l’approccio di Mattiussi, che si dice “commosso” ogni volta che vede qualcuno indossare un suo capo: “La soddisfazione più grande? Quando mi dicono ‘Alexandre ho acquistato un tuo completo per un colloquio di lavoro e mi hanno assunto’. Significa tutto: che tu sei stato bene con te stesso, che gli altri hanno compreso il tuo valore e che tu non ti dimenticherai mai più di Ami”.

Il cuore, simbolo del brand, è un disegno che Mattiussi faceva fin da bambino. Un simbolo di quell'”amicizia” che, per lo stilista, è fondamentale nel rapporto con gli abiti: “Gli abiti sono i tuoi migliori amici e non nemici, ti accompagnano nella quotidianità e ti sostengono, ti fanno stare bene. Molti miei capi nascono dai miei amici che mi chiedono: ‘Alexandre puoi fare questa giacca per me?’ Realizzarla e vederli poi felici di indossarla è tutto ciò che conta per me. Emozionare con la semplicità, questo è il segreto”. Un’etica del lavoro, quella di Mattiussi, che si ispira alla nonna, operaia per tutta la vita: “Noi tutt’alpiù passiamo qualche ora piegati a scegliere un tessuto. Dobbiamo rilassarci”. E un omaggio al padre ebanista, che a 14 anni dovette abbandonare il sogno di fare il fotografo per prendere in mano l’officina di famiglia: “Quando da bambino gli dissi che volevo fare danza classica, lui mi prese la testa fra le mani e mi disse ‘certo figlio mio, nessuno te lo proibirà’. La sua storia sfortunata divenne la mia felicità. Ho avuto tanto amore”.

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Il Fatto Quotidiano

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