Il 20 novembre è la giornata mondiale dei diritti dei bambini: “Hanno più consapevolezza di noi adulti. Ascoltarli è un dovere”. Il nuovo libro di Paola Caridi
- Postato il 20 novembre 2025
- Libri E Arte
- Di Il Fatto Quotidiano
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Quali sono i diritti dei bambini? Vengono rispettati? Tante sono le domande che si pongono oggi più che mai, in occasione della giornata mondiale dei diritti dei bambini che si celebra il 20 novembre. Una giornata interamente dedicate a sensibilizzare tutto il mondo alla tutela dei minori, per prevenire e ridurre al minimo le possibilità di danni o abusi ai danni dei minori. Diritti che si basano su principi fondamentali come il diritto alla vita, alla salute, all’educazione e alla protezione dalla violenza e dallo sfruttamento, sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia.
Perchè questa giornata si celebra proprio il 20 novembre?
Fu nel 1924 quando la Società delle Nazioni ha adottato la prima Carta dei diritti del Bambino, definita anche Dichiarazione di Ginevra, scritta da Eglantyne Jebb. In seguito, il 20 novembre 1959 viene approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la nuova Dichiarazione dei diritti del fanciullo, e sempre nella stessa data dell’anno 1989 la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Questa è composta da 54 articoli di cui 4 sono I principi fondamentali: parità di trattamento, Salvaguardia del benessere, Diritto alla vita e allo sviluppo, Ascolto e partecipazione. Molta è ancora la strada da percorrere, affinchè tutti i bambini del mondo possano vivere un futuro senza discriminazioni e disuguaglianze e sentirsi liberi di giocare, crescere, avere una casa, esprimere la propria opinione. In quanto, purtroppo, in molte parti del mondo tutto questo non avviene. Un libro interessante che pone delle riflessioni è quello scritto da Paola Caridi, Pace e guerra edito da Feltrinelli. L’autrice è una giornalista esperta di politica internazionale e si rivolge ai ragazzi con un linguaggio a loro misura, raccontando la storia di alcune guerre, in corso o concluse, soffermandosi sul concetto di pace e guerra, affrontando le parole difficili.
Le parole difficili non sono solo quelle buie come: bombardamenti, cessate-il-fuoco, armistizio o altro, ma anche le parole come: democrazia, diritti, libertà, giustizia riparativa, convenzioni internazionali. Un viaggio-intervista per riflettere insieme alla giornalista Paola Caridi e dare nozioni ai bambini, affinché possano con il loro esempio costruire un mondo migliore.
I bambini hanno consapevolezza dei loro diritti? È compito dei genitori o della scuola metterli a conoscenza di questo patrimonio?
Basta ascoltarli, bambine e bambini, per imparare da loro cosa significano i diritti. Il fatto che siano individui in costruzione non significa che non abbiano coscienza e consapevolezza del loro essere all’interno dell’umanità. E del loro volume all’interno dell’umanità. Siamo noi adulte, semmai, a non essere più capaci di ascolto. Di ascoltare e trasformarci. Di abbeverarci a quello che le bambine e i bambini ci stanno insegnando. Basta ascoltare le bambine e i bambini di Gaza, quelli che ancora non sono stati ammazzati di fronte al nostro sguardo attonito: sanno benissimo cosa vogliono, quali sono i loro diritti negati. Negati da tutti noi. L’umanità adulta non può dividersi in compartimenti stagni, quando si parla di educazione ai diritti. Tutte e tutti siamo chiamati a partecipare, senza una divisione tra famiglia e scuola, se non quella della funzione.
Paola oltre ad essere una giornalista esperta di politica internazionale, sei anche una scrittrice, quanto, secondo te, i libri sono strumento di formazione e veicolo di insegnamento per i bambini, come per esempio Pace e guerra. Proteggere i diritti e costruire la democrazia?
I libri sono uno strumento. Uno strumento assieme ai molti altri che compongono la “cassetta degli attrezzi” della conoscenza. Forniscono, per quanto possibile, una grammatica – attenta e responsabile – per cominciare a comprendere il mondo. È la vocazione dei libri, non solo per bambine, ragazze, adulte (per una volta tanto, voglio usare il femminile sovra esteso, perché anche questo è un segno che occorre diffondere. Usare il femminile per intendere tutte e tutti). I libri forniscono una grammatica, uno sguardo sul mondo. È solo l’inizio, il resto tocca alle lettrici, ai lettori. Sono loro che debbono, subito dopo, camminare nel mondo e modellare il proprio, di sguardo. La guerra, la povertà, l’educazione violenta, le spose bambine, i bambini vittime di violenza e mutilazioni genitali, i minori migranti facili prede della tratta di esseri umani, tutte queste situazioni e molte altre vanno a compromettono la tutale dei minori che, ancora oggi, persistono.
In che modo, secondo te, i “Grandi delle Nazioni”, devono intervenire affinché non si verifichino condizioni disumane per i minori, vittime di un sistema molto più grande di loro?
Cosa intende con “Grandi delle Nazioni”? Che sono grandi nel senso di adulti, oppure che sono “grandi” dal punto di vista valoriale? Credo che la questione non riguardi i “decisori”. Riguarda tutte e tutti. È un’assunzione di responsabilità individuale e collettiva, di cittadine e cittadini, di persone. Non ho volutamente inserito la maternità e la paternità perché penso che, sulla questione dei diritti dei minori, è l’intera umanità che deve prendere posizione, deve agire. In una parola, partecipare. Cioè: “essere parte di”. Lo si vede, lo si è visto sul genocidio dei palestinesi a Gaza, che lo stato di Israele sta compiendo da due anni senza essere fermato. È la partecipazione, è lo “essere parte di” un movimento contro genocidio a essere stato l’unico ostacolo in un mare di irrisolutezza. L’irrisolutezza dei decisori, italiani, europei, globali.
Perché viaggiare con “Pace e guerra”?
Perché bisogna abolire la guerra. E lo si fa imparando il linguaggio che definisce le relazioni all’interno della comunità umana. Per abolire la guerra occorre conoscere il significato profondo della parola “pace”. Nei vocabolari, è spesso definita, in sintesi, come un’assenza di guerra. Come se “pace” fosse sinonimo di “tregua”, e cioè di una parentesi tra una guerra passata e la prossima ventura. Come se la guerra fosse la normalità, e la pace una parentesi. È esattamente il contrario. La pace è la pace: deve essere la condizione naturale della vita umana. La guerra è l’eccezionalità. Questo libro aiuta a comprendere che la pace senza democrazia, senza diritti, senza libertà, non è possibile. E che, come dicevano molte persone sagge, per avere pace si prepara la pace.
Pace e guerra. Proteggere i diritti e costruire la democrazia
di Paola Caridi
Illustrazioni Marcella Onzo
Editore Feltrinelli, Età di lettura: da 9 anni
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