I primi criminologi cacciatori di streghe

  • Postato il 5 giugno 2025
  • Di Agi.it
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I primi criminologi cacciatori di streghe

AGI - Sono stati i cacciatori di streghe del Medioevo i primi psicologi investigativi della storia. Precisamente, poco dopo il Mille. Un tempo la giustizia di questo mondo tentava di stanare i servitori dell'altro, degli inferi. E per fare bene il proprio lavoro, i religiosi “giudicanti” ricorrevano a trattati sfornati dai loro colleghi “sapienti”, che spiegavano chi cercare, come interrogare e cosa non fare. 

In sostanza, la profilazione criminale è nata con il Tribunale dell'Inquisizione nell'anno del Signore 1184. Allora, codice di procedura penale in uso – anche se non l'unico in circolazione e neppure ufficialmente adottato dalla Chiesa – era il “Malleus maleficarum”, Martello delle streghe. L'etimologia del sostantivo finale rappresenta in pieno una delle figure spaventose dell'epoca, la strega: dal latino “strix”, civetta”, uccello notturno che anticamente si credeva succhiasse il sangue degli uomini. 

Nel 1487, a firmare la monografia sono stati i domenicani Heinrich Kramer e Jakob Sprenger, due investigatori con la tonaca che erano stati incaricati di reprimere il paganesimo in Germania. Si compone di 35 domande (all'inquisito) con relative risposte, fornendo istruzioni utili su come riconoscere una fattucchiera, torchiarla e difendersi dai suoi possibili inganni. E viste le belle recensioni che in quegli anni la guida ha riscosso, sembra proprio che sia stata una mano santa per i magistrati dell'epoca. 

Ma il trattato contiene anche altre chicche. Spiega “come si fa un patto formale con il male”, i “tre modi per scoprire che uomini e donne sono dipendenti dalla stregoneria”, suggerisce il “metodo di avvio di un processo” o “come si devono interrogare i testimoni” e molto altro ancora. 

Oggi, parlando di criminologia il titolo dei secoli bui è rimasto un record, considerato pietra miliare per il lavoro del “profiler” e opera prima dell'attuale complesso di discipline che si studiano per poter identificare il responsabile di un reato violento grave. Infatti, nel loro libro “Criminal profiling” del 2001, Massimo Picozzi e Angelo Zappalà - psichiatra il primo, psicologo e psicoterapeuta il secondo, entrambi criminologi – non esitano a definire il “Malleus” come “primo, articolato e completo testo sul modo in cui condurre l'interrogatorio di un sospetto sulla base di principi psicologici”. 

Qualche numero dà le dimensioni del successo ottenuto all'epoca dal volume, vero campione d'incassi. “La prima edizione – precisano gli autori - è stampata a Strasburgo nell'autunno del 1486, e a questa succedono altre trentasei edizioni sino al 1669, con oltre 35.000 copie date alle stampe”.
Stessa menzione speciale è stata riservata al “Malleus” anche nelle lezioni all'università Lumsa al corso di Psicologia investigativa della professoressa Laura Seragusa.

“Nel ‘Martello delle malefiche' – scrive - vengono riportate anche alcune caratteristiche considerate ‘tipiche' delle streghe e utili per riconoscerle. Una prima forma di profiling”. Quindi, si riporta l'identikit psico-sociale della megera ripreso tale e quale dall'antico trattato: “La strega è anziana, vive in condizioni sociali misere, ai margini della città, mostra conoscenze di erbe medicinali, ha il marchio del diavolo (punto insensibile), ruba la potenza agli uomini causando impotenza in molte aree, colleziona un grande numero di membri maschili (peni) e li tiene in un nido o in una scatola”. 

Per inquadrare l'ampio contesto storico che ne ha visto la comparsa, il Tribunale dell'Inquisizione non è stato l'unico del suo genere. Ha aperto le danze la Corte vescovile e, a seguire, sono apparse in successione quelle pontificia, spagnola, portoghese e romana. Tutte inaugurate con obiettivi differenti, cioè perseguitare eretici, adoratori del demonio, ma pure ebrei, musulmani e protestanti. Per cui, le autorità giudiziarie sono state varate in momenti storici ben distinti, l'ultima nel 1542.

Le vittime, invece, sono state tante. Alcune eccellenti, per esempio Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Galileo Galilei, Giovanna d'Arco e Girolamo Savonarola. Mentre a leggere l'enormità di sconosciuti finiti sul rogo, la cifra sale a tre zeri. Ma a quei tempi bastava poco per lasciare questa vita. Sul suo sito web, il Ministero della Cultura scrive che “le accuse spesso erano conseguenza di ‘conflitti di vicinato', e il rischio di diventare bersaglio di maldicenze era particolarmente alto per persone con caratteristiche fisiche peculiari o che si comportavano in maniera poco conforme (per esempio strabismo, taciturnità, irascibilità, frequenza irregolare delle funzioni religiose)”.

“Nel Medioevo, solo in Europa – stima nei suoi ‘Appunti di antropologia' il professor Giulio Vasaturo, del Dipartimento Scienze giuridiche della Sapienza - le vittime sono state circa cinquantamila. L'ultima condannata a morte – continua - pare sia stata la svizzera Anna Goldi (1782), sottoposta alla ghigliottina perché ritenuta dedita alla magia nera, nel 2008 riabilitata dal Parlamento cantonale elvetico”.

Anche in Italia la vessazione ha lasciato solchi profondi. “L'apice venne raggiunto fra il 1494 e il 1530 – ricorda la storica Giulia Lovison nel suo lavoro ‘Setta diabolica e superstizione. La procedura contro le streghe dall'ufficio inquisitoriale al Sant'Uffizio' - colpendo la zona del centro-nord (valli alpine, Bologna, Mirandola, Perugia, Siena e Roma).

Sul periodo 1400-1541, secondo i calcoli prodotti da Andrea Del Col (uno dei maggiori esperti della materia, già professore all'ateneo triestino e tra gli accademici artefici del Dizionario dell'Inquisizione della Normale di Pisa, ndr) ammonta a circa settecento il numero totale dei processi istruiti, dei quali più di 250 si conclusero con sentenze definitive, quasi la metà emesse contro donne”. Gli inquisitori sono passati, ora è tempo dei criminologi.

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Agi.it

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