I minori entrano in carcere arrabbiati col mondo. Nel podcast ‘Cattivi’ li abbiamo fatti parlare

  • Postato il 15 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dal penale al sociale è stato lo slogan che ha accompagnato le battaglie politiche e sintetizzato l’approccio culturale della nostra associazione Antigone negli ultimi decenni. La reazione delle politiche penali deve lasciare il campo alla prevenzione delle politiche sociali, intese nella maniera più ampia e integrata possibile. Se davvero accadesse questo, il carcere si svuoterebbe dei grandi numeri che oggi lo gonfiano. Le carceri non recludono la grande criminalità bensì la grande marginalità, portatrice di ogni tipo di povertà – a cominciare da quella sanitaria – e di problema sociale. La prigione costituisce vergognosamente l’ultima frontiera del welfare.

C’è un posto dove più che mai si tocca plasticamente con mano tutto questo: sono le carceri minorili, dove i ragazzi più fragili e senza paracaduti di sorta vengono abbandonati nella miseria di una cella senza prospettive. Tantissimi sono minori stranieri non accompagnati, arrivati in Italia con i traumi di viaggi disperati e lasciati senza accoglienza né cura a vivere in mezzo alla strada. Ragazzi che dovremmo proteggere per il passato difficile dal quale provengono, ragazzi giovani, giovanissimi, che raggiungono le nostre coste spesso prima ancora dell’età imputabile, i quattordici anni. Dal momento in cui li compiono, è difficile per loro non finire per incrociare il sistema penitenziario. La vita di strada li spinge verso i piccoli furti, le dipendenze, il piccolo spaccio.

Entrano in carcere esausti e arrabbiati col mondo degli adulti. Qui cercano di parlare, ma gli strumenti per farsi ascoltare sono sempre troppo pochi: ci si taglia, si mette a soqquadro la cella, si protesta rumorosamente. Ma tendenzialmente nessuno ascolta. Giornali, sindacati di polizia, governanti parlano di loro come dei rivoltosi. Ma nessuno entra là dentro per chiedere cosa vogliano.
Abbiamo tentato di farlo noi, in un podcast che vi invito ad ascoltare. Si chiama “Cattivi. Le carceri dei ragazzi viste da dentro”.

Finalmente è stato messo un microfono in mano a questi ragazzi e a queste ragazze. Finalmente sono stati ascoltati: questo era il nostro principale obiettivo, insieme a quello di portare la loro voce a più persone possibile. Andrea, Fatima, Vilson, Vittoria, Youssef: questa storia la raccontano loro. E dalle loro parole e dalle loro vite emerge in tutta la sua chiarezza quello che dicevo all’inizio: se ci prendessimo cura delle persone, a cominciare dai nostri giovani, con serie politiche di prevenzione, avremmo tanto meno bisogno di metterle in galera.

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Il Fatto Quotidiano

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