I dimenticati dell’arte. La storia dello scrittore di Vigevano Lucio Mastronardi
- Postato il 14 settembre 2025
- Libri
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Ha raccontato con troppa sincerità la vita sociale del suo paese natale, e i suoi concittadini non l’hanno perdonato. Parliamo dello scrittore Lucio Mastronardi (1930-1975), balzato sulla scena letteraria italiana a soli ventinove anni con il romanzo Il calzolaio di Vigevano (1959), uscito a puntate sulla rivista Il Menabò, diretta da Elio Vittorini ed Italo Calvino.
Vigevano nelle opere di Mastronardi
Lucio era figlio di Luciano, un ispettore scolastico, e Maria Pistoja, maestra elementare: da ragazzo il suo rendimento scolastico non è ottimale, anche a causa delle turbolente vicende familiari, legate al pensionamento anticipato del padre, determinato dalle sue idee politiche, avverse al regime. Così Lucio, dopo bocciature ed esami di riparazione da privatista, nel 1949 consegue la licenza magistrale. Iscritto a Magistero, presto abbandona la facoltà e comincia ad ottenere piccoli incarichi di supplenza nella scuola: nel 1955 entra di ruolo all’istituto elementare Vicari a Vigevano. Allora comincia a scrivere brevi ricordi d’infanzia sul Corriere di Vigevano, prima di pubblicare Il Calzolaio di Vigevano, che racconta l’ascesa sociale ed economica di due “scarpari” del paese, pronti a tutto pur di rispettare il proverbio “danè fanno danè”.
Il neorealismo di Mastronardi
Con uno stile verista, intriso di riferimenti a scrittori come Dickens e Balzac, Verga e Pirandello, l’opera racconta la trasformazione dell’Italia da paese agricolo a nazione industriale, con accenti popolari e grotteschi in bilico tra lingua italiana e dialetto: un binomio che Eugenio Montale aveva definito “una variante del neorealismo in atto”. Un altro estimatore di Mastronardi è Elio Vittorini, che ne loda la capacità di “identificarsi nella coscienza paesana del suo mondo, quando si incarna nel muoversi a gesti dei suoi personaggi”.
Se il mondo intellettuale lo loda, i suoi concittadini non la prendono bene, e iniziano ad isolarlo. Nel 1961, a causa di una lite con un controllore ferroviario, Lucio viene ricoverato all’ ospedale psichiatrico di Alessandria, processato e infine condannato. Riprende il suo lavoro nel febbraio del 1962, tre mesi prima dell’uscita per Einaudi del secondo romanzo, Il Maestro di Vigevano. Allontanato dalla scuola per comportamenti irregolari, Mastronardi lavora per un breve periodo come paroliere della cantante Laura Betti, e due anni dopo pubblica Il meridionale di Vigevano (1964), sottovalutato dalla critica anche a causa delle polemiche causate dall’uscita del film tratto dal suo secondo romanzo, interpretato da Alberto Sordi.
In quel periodo viene assegnato alla segreteria della direzione didattica di Abbiategrasso, e nel 1970 si trasferisce a Milano, come bibliotecario presso la biblioteca Sormani.
Mastronardi: gli ultimi anni
Bollato come outsider nel mondo letterario, Mastronardi pubblica nel 1971 da Rizzoli A casa tua ridono, un romanzo che era stato rifiutato da Calvino. Tornato l’anno seguente ad Abbiategrasso, ha un violento scontro con il direttore della scuola e viene rinchiuso per qualche tempo nel carcere di San Vittore. Sono mesi funestati dalla morte della madre, al quale era molto legato, seguita da una crisi nervosa così grave da spingerlo a tentare il suicidio, gettandosi dalla finestra di casa nell’autunno del 1974. Dopo essere stato mandato in pensione anticipata, Lucio continua a soffrire di problemi fisici e psichici, finché nel 1979 scompare da casa, lasciando la moglie e la figlioletta: il suo corpo viene ritrovato nel Ticino qualche giorno dopo. Alla vita e alle opere dello scrittore è dedicato il sito www.luciomastronardi.it
Ludovico Pratesi
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