I dimenticati dell’arte. La storia dell’imprenditore Alfonso Bialetti che ha inventato la Moka 

  • Postato il 13 aprile 2025
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Ha inventato un oggetto presente nelle case di tutti gli italiani, eppure il suo nome è quasi sconosciuto. Parliamo dell’imprenditore Alfonso Bialetti (1888-1970), che ha brevettato la caffetteria Moka nell’ormai lontano 1933, rivoluzionando la cultura legata al rito del caffè.  

Chi è Alfonso Bialetti 

Origini molto umili per Alfonso, che nasce in Piemonte, nella frazione di Montebuglio in provincia di Novara, e da giovanissimo emigra in Francia, dove lavora come operaio fonditore. Nel 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, ritorna nel suo paese natale e l’anno seguente apre una piccola fonderia in un paese vicino a Montebuglio, Crusinallo. L’azienda si chiama Alfonso Bialetti & C. Fonderia in Conchiglia, e produce prodotti semilavorati in alluminio con la tecnica della conchiglia, che aveva imparato in Francia, che permette di riutilizzare le forme dopo la prima fusione. Bialetti riflette sulle possibilità offerte da questa modalità per affinare il processo di produzione, e comincia ad immaginare possibili applicazioni in ambito domestico. All’inizio degli Anni Trenta concentra la sua attenzione su uno strumento in metallo da utilizzarsi per la produzione del caffè, bevanda già allora diffusa in tutta l’Italia.  

La caffettiera Bialetti 

Un giorno osserva la moglie che lava gli abiti   nella “lisciveuse”, l’antenata della lavatrice: una grande pentola piena d’acqua che veniva portata ad ebollizione. Il vapore saliva e toccava il filtro posizionato sul bordo dove erano appoggiati i panni, che venivano così puliti grazie ad una miscela di acqua, vapore e lisciva.  Alfonso ci ragiona e decide di applicare lo stesso principio ad una caffettiera, per rivoluzionare la macchina utilizzata fino ad allora, la “napoletana” inventata dal francese Morize nel 1849, che funzionava con il principio dell’infusione. Così nel 1933, insieme all’inventore Luigi De Ponti, Bialetti lancia la sua caffettiera, che battezza con il nome Moka, in omaggio all’omonima città dello Yemen che produce una qualità di caffè molto apprezzata. Vince sulle altre grandi ditte come Gaggia, Pavia e Cremonesi, per l’impiego dell’alluminio al posto di rame ed ottone: il metallo veniva inoltre identificato dal regime come simbolo della modernità. Un altro fattore del suo rapido successo era stato l’aumento della produzione del caffè in Italia, a seguito dell’invasione dell’Etiopia.  

Bialetti, dai mercati al mercato internazionale 

Così tra il 1936 ed il 1940 la Bialetti produce diecimila caffettiere all’anno, che Adolfo vende personalmente in fiere e mercati. Sarà suo figlio Renato, tornato in Italia dopo la Seconda guerra mondiale da un campo di prigionia in Germania, a lanciare l’azienda in una scala industriale grazie ad un’efficace strategia imprenditoriale che passa anche attraverso efficaci campagne pubblicitarie. La più fortunata è quella del 1953, che vede protagonista l’omino con i baffi, una caricatura di Renato disegnata da Paul Campani. Questa strategia ha permesso alla Bialetti di produrre milioni di moka in Italia e nel mondo, oltre a dare vita ad un oggetto di design iconico che figura anche nelle collezioni del Museum of Modern Art di New York. E tutto grazie ad un bucato a vapore! 

Ludovico Pratesi  

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Autore
Artribune

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